Nei 22 Stati membri dell'UE che hanno introdotto il salario minimo, la misura, nell’ultimo decennio, ha funzionato e ha protetto i lavoratori. È quanto si legge in un recente aggiornamento di Eurofound. “I lavoratori con salario minimo nella maggior parte dei Paesi dell'UE – informa la Fondazione di Dublino – hanno beneficiato in vari modi degli aumenti dei salari minimi legali nell'ultimo decennio: il loro potere d'acquisto è aumentato in termini reali e i salari lordi sono cresciuti più dei salari medi, spesso a tassi superiori alla produttività del lavoro. I lavoratori dei Paesi dell'Europa centrale e orientale hanno goduto dei maggiori aumenti salariali reali lordi e netti nel decennio, pur partendo da livelli assoluti molto bassi”. 

Le recenti perdite dei salari minimi reali registrate in diversi Paesi – prosegue la Fondazione – “non hanno eroso i guadagni a lungo termine del potere d'acquisto dei lavoratori con salario minimo che si sono verificati dal 2013. L'aumento nominale mediano negli Stati membri è stato di quasi l'11 per cento, rispetto al 5 per cento del 2022”.

Eurofound sottolinea però che, a causa degli elevati tassi di inflazione in tutta l'UE, questi forti aumenti nominali “non si sono tradotti in guadagni significativi del potere d'acquisto dei lavoratori con salario minimo, tranne che in alcuni Paesi (soprattutto Germania e Belgio). In questo contesto inflazionistico, è particolarmente importante che il potere d'acquisto dei salari minimi legali tenga conto del costo della vita”.

I primi effetti della direttiva UE sui salari minimi adeguati sono evidenti, con un maggior numero di Paesi che hanno scelto di utilizzare i "valori di riferimento indicativi" internazionali menzionati nella direttiva - 50 per cento del salario medio o 60 per cento del salario mediano - nel determinare i loro obiettivi per i nuovi livelli. 

Al momento si può parlare di un’Europa a quattro velocità. Cinque Paesi non hanno adottato il salario minimo, e sono: Italia, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia. Gli Stati che hanno una retribuzione minima legale si dividono invece in tre gruppi: quelli in cui il salario minimo è superiore ai 1.500 euro mensili, quelli in cui oscilla tra i 1.000 e i 1.500, e quelli in cui è inferiore ai 1.000 euro.

Sempre in base all’ultimo aggiornamento Eurofound, sei Paesi hanno una tariffa oraria elevata: quasi 14 euro in Lussemburgo (2.387 euro al mese), intorno ai 12 in Germania e Belgio, e sopra gli 11 in Irlanda, Francia e Olanda. In Germania il governo Scholz ha aumentato il salario minimo nel 2022, portandolo appunto a 12 euro orari, ma in molti settori la contrattazione collettiva garantisce minimi più alti ai lavoratori.

In Spagna e Slovenia, le tariffe orarie sono di poco inferiori a 7,50 euro. I lavoratori spagnoli ricevono circa 7,82 euro (1.260 al mese), e gli sloveni 6,92 (1.203 euro al mese).

Un terzo gruppo di 14 Stati è caratterizzato dai salari minimi orari più bassi. Alcuni Paesi viaggiano su salari minimi orari di circa 5 euro: Lituania, Portogallo, Cipro, Malta, Grecia. Altri hanno minimi che vanno dagli oltre 4 euro di Repubblica Ceca, Estonia, Croazia e Slovacchia ai 3 euro l’ora di Ungheria e Bulgaria (399 euro al mese).

Nel decennio 2013-2023 – riporta sempre Eurostat – il Paese che ha registrato la crescita annuale più elevata è la Romania, con un aumento medio del salario minimo del 14 per cento. Seguono Lituania (11 per cento) e Bulgaria (10 per cento). Sono cresciute di meno, invece, Grecia e Francia (2 per cento) e Malta (1,7 per cento).