Prime pagine
La Repubblica titola oggi sullo scontro all'interno della destra: “Un nuovo centrodestra, liberiamoci dei sovranisti”, mentre la Stampa sceglie il vertice di Bruxelles: “L'Europa sbanda sui diritti”. Il Corriere della Sera apre poi sulla previdenza: “Pensioni, riforma graduale”; e il Fatto quotidiano si occupa del concorso al ministero della Pa per selezionare tecnici per gestire i fondi Ue: “Gli esperti di Brunetta: siamo incompetenti”. Il Sole24Ore torna sul lavoro agile: “Smart working finito per 1,5 milioni”; il Messaggero sceglie poi: “Fuga dal lavoro, ripresa a rischio”, mentre il Manifesto titola sul vertice Cop26 di Glasgow: “Doccia scozzese”.

Interviste
Sul Corriere della sera, a pagina 2, pone delle domande al senatore Dem Paolo Misiani sulle pensioni. Si legge: “Quota 100 è stata una misura transitoria, iniqua e costosa. Non bisogna riprodurne le distorsioni. Per il Pd la priorità è aiutare chi fa lavori gravosi e usuranti, le donne e i giovani. Con l'allargamento, oltre che la proroga, dell'Ape sociale. Prolungando opzione donna. Introducendo una pensione di garanzia per i giovani. Ma tutte queste cose si possono fare con appena 600 milioni nel 2022? Sediamoci intorno a un tavolo, parliamo anche con i sindacati, e cerchiamo la soluzione migliore. Non è detto che Quota 102-104 lo sia. Quale è la priorità? Mandare in pensione prima dipendenti pubblici maschi con carriere piene, come ha fatto Quota 100? Secondo noi bisogna occuparsi di chi fa lavori pesanti, delle donne, dei giovani precari che rischiano di avere pensioni da fame”.

Sul Stampa a pagina 16, Flavia Amabile intervista Simonetta Cheli, direttrice dell'Ente spaziale europeo, che dice: “In Italia è ancora difficile affermarsi. Alessandro Barbero, storico, si chiede se esistano delle differenze strutturali che impediscono alle donne di avere successo. Le differenze delle donne sono un vantaggio: sono multitasking, cosa che gli uomini non sanno fare. Hanno meno conflittualità e maggiore capacità di gestire le relazioni interpersonali. Sono qualità necessarie nel mondo del lavoro. Sempre Barbero ipotizza che le donne abbiano minore successo perché insicure e meno spavalde. Mi sembra un po' riduttivo come giudizio”.

Su Avvenire a pagina 16, Maurizio Carucci intervista il segretario Filca Cisl Enzo Pelle: “Il 13 novembre faremo una grande manifestazione a Roma con i vertici di Cgil, Cisl, Uil - spiega Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl -. Nei cantieri stiamo registrando un aumento preoccupante degli infortuni, molti dei quali mortali. Dall'inizio dell'anno si calcola che siano morti circa 150 edili, è una strage quotidiana. Ma il nuovo decreto non va bene? Va nella direzione giusta, ma vi sono alcune correzioni urgenti da fare già in fase di conversione e mancano alcune scelte di fondo. Per queste ragioni e per riconoscere l'uscita anticipata in pensione per i lavoratori delle costruzioni continua la mobilitazione unitaria di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea- Cgil, che culminerà con la manifestazione nazionale con i segretari confederali”.

Sul Mattino, a pagina 2, appare poi un'intervista al presidente dei giovani di Confindustria Riccardo Di Stefano, che dice: “Da qui ai prossimi anni, secondo gli ultimi dati, al nostro sistema produttivo mancheranno tra i 35 mila e i 46 mila laureati ogni anno. Non solo abbiamo dunque la necessità di dare una sferzata al mercato del lavoro perché assorba tanti giovani e permetta loro, anche attraverso adeguate politiche di welfare, di restare nel nostro Paese, ma serve anche prendere atto che questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro, malgrado l'impegno degli ultimi governi, non è stato risolto. Concentrarsi sull'orientamento sin dalla scuola dell'obbligo è una soluzione, o almeno parte di essa. E una delle priorità è anche la riforma dell'istruzione e della formazione tecnica che Confindustria non a caso ha chiesto di inserire nel Pnrr, con apprendistato duale e approccio continuo alle materie Stem”.

Editoriali e commenti
Il Sole24Ore a pagina 14 ospita un commento Tiziano Treu, che scrive di un accordo tra Atlantia e sindacati: “L'economia sociale è emblematica di una nuova qualità dello sviluppo, di grande valore simbolico e operativo che si sta diffondendo non solo in Italia e che è oggetto di un ambizioso piano di azione europeo. La sostenibilità sia economica sia ambientale e sociale, che costituisce l'obiettivo principale del Next Generation Eu, può essere praticabile solo se si rafforzano queste forme di economia e di partecipazione, con il coinvolgimento di tutti, non solo delle autorità pubbliche che ne hanno la responsabilità istituzionale, ma anche delle diverse componenti della società, imprese, lavoratori in primis”.

Sulla Repubblica, a pagina 27, Carlo Cottarelli scrive di pensioni: “Si potrebbe evitare un aumento dell'età di pensionamento se i "giovani" aumentassero la loro produttività (cioè il prodotto per lavoratore), se più persone in età lavorativa trovassero lavoro rispetto al presente o se aumentassero gli immigrati regolari. E poi si possono fare politiche per favorire la natalità e invertire la tendenza in corso nel rapporto tra giovani e anziani. Tutto giusto, salvo che le previsioni sull'andamento della spesa pensionistica e Pil già tengono conto di tutte queste belle cose. Nello scenario di base della Ragioneria Generale dello Stato del luglio 2021 il tasso di crescita della produttività crescerebbe dallo 0,1 per cento l'anno degli ultimi vent'anni all'1,5 per cento nel 2045; il numero degli occupati rispetto alla popolazione in età lavorativa aumenterebbe di quasi 10 punti percentuali entro il 2040; 170 mila immigrati si stabilizzerebbero in Italia ogni anno nei prossimi vent'anni; il numero medio di figli per donna, ora intorno a 1,27 salirebbe a 1,51 entro il 2040, un livello che non si vede dalla fine degli anni '70. Queste ottimistiche previsioni consentirebbero, nonostante l'invecchiamento della popolazione, di mantenere il rapporto tra spesa pensioni e Pil nel 2040 più o meno al livello attuale”.

Sulla Stampa, a pagina 17, Dacia Maraini risponde invece ad Alessandro Barbero sull'occupazione femminile: “Stranissimo che al popolare e sapiente Barbero non venga in mente che siamo figli della storia. E che, se esiste una cultura dominante che ha sempre escluso le donne dai luoghi delle decisioni importanti colpevolizzandole e denigrandole (hanno il cervello più piccolo, sono prive di anima, una di loro ha addentato la mela della sapienza per cui ha provocato la cacciata dal paradiso terrestre, non sono razionali, sono prive di coscienza civile...), ha creato nelle stesse donne delle reticenze, delle paure, delle timidezze che impediscono loro di comportarsi con la libertà e la sicurezza di chi è sempre stato dalla parte del potere. Il solo aspetto positivo di questa esclusione secondo me sta nel fatto che le donne hanno sviluppato, per resistere alla cultura androcentrica, una grande capacità di sublimazione. E non c'è dubbio che la sublimazione sia un buon strumento di sopravvivenza. Una donna che ha imparato a sublimare, se viene lasciata dal suo compagno, non pensa di ucciderlo, ma si limita a insultarlo, odiarlo, o piangere e maledirsi, ma non le passa per la testa di prendere il coltello”.

Riccardo Falcetta, medico del lavoro, sul Fatto quotidiano scrive del Decreto sicurezza sul lavoro. A pagina 11 leggiamo: “non è possibile separare la sicurezza dalla salute. Come già ricordato su queste colonne (FQ, 25 settembre2019) per ogni morto di infortunio, se ne contano dieci di tumore causato da esposizioni occupazionali. Avvenute trent'anni fa. Provocate da mancata sicurezza e prevenzione negli ambienti di lavoro. Le risorse da dedicare alla prevenzione sarebbero il cinque per cento del totale (circa sei miliardi di euro) del Fondo Sanitario Nazionale. Ne arrivano a destinazione meno della metà. Conclusioni: la prevenzione primaria non si ottiene con la repressione. Soprattutto vista la dimensione microscopica delle aziende italiane, che non reggono, da sole, i costi della sicurezza. Si ottiene con la fornitura di consulenze sulla sicurezza fatte da strutture di professionisti del settore (medici del lavoro , psicologi, infermieri, ergonomi, ingegneri, chimici, fisici, biologi) accreditate e finanziate con soldi previsti nei contratti nazionali di lavoro a carico di aziende e di lavoratori”.

Il fondo del Manifesto è invece a firma di Gianfranco Pagliarulo, che torna a scrivere dello scioglimento di Forza nuova: “Non si tratta quindi di «valutare le modalità», cosa che fra l'altro il governo sta già facendo, ma di impegnare il governo allo scioglimento, data l'evidenza del caso straordinario di necessità e urgenza nella fattispecie dell'assalto alla sede della Cgil nazionale e del Pronto Soccorso. Fra l'altro da anni avvengono aggressioni e violenze da parte di membri di Forza Nuova e più in generale delle organizzazioni neofasciste. Ci sono tutti i presupposti di legge (art.1 della legge Scelba) per intervenire tramite decreto, e cioè la matrice fascista, l'uso sistematico della violenza, il perico- lo effettivo per la democrazia, la ragione eversiva. In presenza di tali presupposti non c'è solo il potere, ma - mi pare - anche il dovere del governo di sciogliere l'organizzazione neofascista, perché l'urgenza dell'intervento non consente di attendere i tempi della giustizia penale”.

Economia, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore a pagina 2, Cristina Casadei si occupa di smart working: “Quello che sta accadendo nella grande impresa, sia nei servizi che nel manifatturiero, testimonia la volontà di consolidare la modalità di lavoro ibrida, con un sempre maggiore equilibrio, a mano a mano che la pandemia allenta la morsa. Pur essendoci ancora lo smart working emergenziale fino alla fine dell'anno, chi ha accordi e prassi consolidate, le sta ritirando fuori dal cassetto, in modo da allenare le persone a tornare a lavorare anche in sede. Le novità portate dalla diffusione dello smart working sono diverse. Nel credito, per esempio, oggi è possibile anche per chi lavora in filiale. Intesa Sanpaolo, che supera i 90mila addetti in Italia, ha dato la possibilità a chi lavora allo sportello di fare smart working, compatibilmente con l'esigenza di garantire il servizio alla clientela. Per chi lavora nelle sedi, invece, negli ultimi mesi è stato previsto un rientro minimo al 20% che sarà aumentato al 40% a partire da novembre. In UniCredit, dal primo novembre 2021, a tutti i lavoratori delle strutture centrali sarà richiesto di tornare in ufficio per almeno due giorni a settimana”.

A pagina 27 del Corriere della Sera Giuseppe Facchini scrive di incidenti mortali sul lavoro: “Alcuni colleghi di Yaya Yafa puntano però il dito contro i blocchi meccanici per tenere fermi i camion durante le operazioni di carico e scarico, denunciandone un funzionamento non a norma. Altri ancora, invece, riferiscono di alcune possibili negligenze nelle operazioni, commesse sia dalla vittima, forse ancora non adeguatamente formato, sia del camionista. Si indaga per omicidio colposo anche a Padova, per la morte di Luisa Scapin. L'operaia, originaria di Villa del Conte, era rimasta incastrata avvolgicavo, finendo per essere soffocata. A soccorrerla era stato un collega che le aveva praticato il massaggio cardiaco. La stessa cosa avevano fatto i carabinieri della Stazione di Tombolo.”

Jacopo Orsini a pagina 2 del Messaggero si occupa poi di un buco di 100mila addetti in edilizia. Si legge: “L'Italia sta vivendo un momento unico, con il Pnrr e i piani di ripresa collegati. Ma la vera sfida è realizzare le opere nei tempi programmati, ha sottolineato Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, gruppo specializzato nel campo delle grandi infrastrutture. I fondi del Pnrr siano anche occasione per spingere sulla formazione di figure professionali specializzate che mancano nel nostro settore, ha poi osservato Salini, aggiungendo che per la realizzazione delle opere incluse nel Recovery plan italiano si stima un fabbisogno di personale di circa 100 mila unità. Di queste, 26 mila sono figure specializzate difficili da reperire sul mercato in questa fase di rilancio. Nel settore delle costruzioni poi, sempre secondo Salini, c'è da superare un altro ostacolo: la 'paura della firma'. 'Il primo problema che abbiamo in questo paese è che c'è questa paura della firma: nel nostro settore non ci sono funzionari pubblici che si assumano questa responsabilità, ha sostenuto il numero uno di Webuild”.

Su Domani, a pagina 10, Francesco Seghezzi torna sulla fine del blocco dei licenziamenti, e scrive: “E' passata sotto silenzio la notizia del nuovo stanziamento per la cassa integrazione fino a fine anno. La cosa colpisce non tanto per la poca attenzione su un tema che di per se è complesso, ma perché siamo passati dal dibattito quotidiano sugli scenari disastrosi che lo sblocco dei licenziamenti doveva produrre al sostanziale silenzio in materia un silenzio che si accompagna dai pochi dati a riguardo che sembrano dirci che un calo degli occupati a tempo indeterminato causato da licenziamenti al momento non sia avvenuto. Un silenzio, soprattutto dai sindacati, che fa immaginare che questo calo non sia più neanche previsto, come dimostra l'assenza di allarmi. Ma questo non cancella quella che dovrebbe essere la principale preoccupazione per le condizioni del mercato del lavoro italiano, preoccupazione che il blocco dei licenziamenti non avrebbe in ogni modo quietato, anche se fosse stato prolungato. Ossia il fatto che, come dimostra una recente indagine di Eurofound e della Commissione europea, durante la pandemia coloro che hanno pagato di più le conseguenze dell'immediata crisi economica sono stati soprattutto i lavoratori temporanei e che già si posizionavano nelle ultime posizioni per quanto riguarda i salari (spesso giovani e donne). Chi ha pagato la crisi In Italia questo ha voluto dire un forte calo dei lavoratori a termine e soprattutto dei lavoratori autonomi per i quali ancora oggi mancano all'appello circa 300mi1a unità rispetto al pre-pandemia”.

Oggi Collettiva apre sul dibattito che si è aperto sul reddito di cittadinanza e con la mobilitazione dei sindacati dei pensionati sulla riforma previdenziale,

L’agenda degli appuntamenti
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