Il Sole24Ore apre oggi (17 novembre) con la manovra finanziaria che ieri ha ricevuto il via libera dal governo: “Dieci miliardi per i dipendenti pubblici”. Lo stesso fa la Stampa: “Via alla manovra antivirus ma è scontro con i sindacati”. Il Corriere della sera e la Repubblica, invece, puntano ancora sulle misure anticovid: “Pressing per misure meno dure. Buoni i dati di Lombardia e Piemonte. E Moderna annuncia il suo vaccino: efficace al 94,5%” titola il primo; “Le province meno colpite escono dalle zone rosse. Le Regioni potranno trasferire le aree con malati in calo nelle fasce arancione o gialla. Scienziati critici” il secondo. Il Messaggero avverte: “Ospedali, 15 giorni al collasso. L'allarme dell'Ordine dei medici: se il contagio non cala, sistema fuori controllo. Dalle bombole di ossigeno al plasma, tutte le carenze che preoccupano i pazienti”. Il Fatto quotidiano apre invece sul commissariamento della sanità calabrese e l’ipotesi Gino Strada: “Strada in Calabria: 4 ospedali da campo”. Sulla prima del Manifesto, infine, c’è “l’agguato” al Recovery fund di Ungheria e Polonia: “Veti crociati”.

Interviste
A pagina 22 del Corriere della sera si può leggere un’intervista sula pandemia al filosofo Umberto Galimberti a firma di Walter Veltroni: “Nella prima parte, con il lockdown di marzo, quella che si era verificata era una sorta di angoscia. Che non è la paura, perché la paura è un ottimo meccanismo di difesa. Vedo un incendio, scappo. Ha come oggetto qualcosa di determinato. Mentre l'angoscia non ha quálcosa di nitido davanti a sé. E quello che provano I bambini quando si spegne la luce nella loro stanzetta e loro non sono ancora addormentati. La sensazione spiacevole di non avere più punti di riferimento. Sia Heidegger, sia Freud che neanche si conoscevano, o quantomeno non si erano reciprocamente letti, definiscono l'angoscia il nulla a cui agganciarsi”.

Sulla Stampa, a pagina 12, Teodoro Chiarelli intervista poi Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia. Questo “è un Paese ingessato – si legge , dove manca una visione per il presente e il futuro. In cui nessuno si assume la responsabilità di decidere, mentre noi tutti stiamo affogando di burocrazia”. E ancora: “Serve un patto di sopravvivenza e, soprattutto, un patto per il lavoro. D'accordo con il segretario della Cgil Landini? Semmai sono d'accordo con il mio presidente Carlo Bonomi. Comunque Landini è uomo di fabbrica. E con quelli che lavorano in fabbrica le soluzioni si trovano”. A pagina 3 del Giorno–Nazione–Carlino c’è proprio un’intervista a Carlo Bonomi di Raffele Marmo: “La ripresina 2015-17 è avvenuta grazie al traino dell'industria e della manifattura, e grazie agli investimenti privati che con Industria 4.0 fecero uno scatto in avanti anche a doppia cifra, mentre gli investimenti pubblici continuavano a calare. Bisogna ripartire da lì. Serve un potenziamento permanente di tutte le forme di incentivo agli investimenti privati”.

A pagina 10 della Stampa si parla poi di Europa e Recovery fund, con un intervista a Irene Tinagli, presidente della commissione Affari Economici del Parlamento europeo, che “non mette da parte l'ottimismo. Ma al tempo stesso invita l'Ue a pensare a ‘soluzioni innovative’ per trovare un'eventuale via d'uscita all'impasse che blocca il Recovery Fund e suggerisce anche di valutare un'estensione di Sure per tamponare nei prossimi mesi le ferite economiche di questa seconda ondata della pandemia”. Sul Mattino, a pagina 2, Nando Santonastaso intervista il ministro per il sud Giuseppe Provenzano: “Se mi avessero detto che in pochi mesi, tra questa legge di Bilancio e quella precedente, avremmo attivato una tale quantità di strumenti fondamentali per dare più forza, certezza e continuità al Piano Sud 2030 – si legge -, non ci avrei creduto. La realtà invece è che questo governo ha dimostrato una volta di più che il rilancio del Mezzogiorno è in cima alle sue priorità”.

Editoriali e commenti
A pagina 23 del Sole24Ore si può leggere un commento di Aldo Bonomi dal titolo “Le mosche del capitale che fanno società”: “Val la pena di leggere e rileggere il Barometro Censis-Commercialisti sull'andamento dell'economia italiana. Si scoprirà che il campione di 3.600 professionisti intervistati sull'impatto del Covid-19 nell'economia reale fa del cornmercialista un sensore sociale ben più profondo di tante ricerche e dei miei Microcosmi”. E ancora: “Si intravedono microstorie di vite minuscole abituate a contare sulla simbiosi tra impresa e famiglia per diventare comunità operosa che vede irraggiungibile la meta silenziosa e tranquilla del ceto medio. Molti, tanti, sono giovani alla prima esperienza da lavoratori autonomi con partita Iva. Oscillano precariamente e perennemente tra ricerca di senso e di reddito. E allora, accompagnati dal commercialista, ci si rivolge, mai come oggi, alla statualità soccorrente, inoltrandosi tra i ‘detriti’ della macchina burocratica”.

Il fondo del Corriere della sera è affidato invece a Carlo Rovelli : “Le fasce povere e medie si stanno ulteriormente impoverendo, la floridità delle fasce più ricche cresce e misure per rallentare la diffusione dell'epidemia in corso stanno causando problemi economici gravi a vaste fasce della popolazione. Chi vive grazie a un bar è in difficoltà se nessuno va al bar. Ma non dimentichiamo il fatto che i soldi risparmiati al bar non sono bruciati: sono nelle tasche di chi non li non ha spesi. Se la gente non va in vacanza, tutto il settore che dipende dal turismo soffre, ma non perché la massa di denaro che arriva di solito a questo settore sia andata distrutta; quella massa di denaro è restata nelle tasche di chi non è andato in vacanza, che quindi ha più soldi in tasca oppure li spende in altro modo, contribuendo all'arricchimento di qualcun altro”.

A pagina 35 della Repubblica Carlo Cottarelli entra nella questione dellla cancellazione del debito per Covid recentemente lanciata da David Sassoli: “Per fare in modo che la Bella addormentata si svegli più o meno nella stessa condizione di quando era stata punta dal Covid richiede sì, qualcosa di inusuale, ma non si tratta della cancellazione del debito. Serve qualcos'altro. Per capire cosa, dobbiamo chiarire prima di tutto chi sta prestando soldi all'Italia. La risposta è chiara: quasi tutto l'aumento del debito dello Stato italiano nel 2020 e, probabilmente, nel 2021 e nei confronti della Bce”. Sullo stesso tema scrive anche Leonardo Becchetti a pagina 3 di Avvenire, che dice: “In un momento eccezionale come questo la remissione da parte della Banca centrale europea del debito contratto dai Paesi membri durante la pandemia sarebbe una misura possibile e auspicabile per evitare di aggravare il carico delle generazioni presenti e future già duramente provate dalla pandemia. La cancellazione parziale del debito è un evento non infrequente nella storia anche recente, non solo per i Paesi poveri o emergenti, ma anche per le nazioni ad alto reddito.

Lavoro, welfare, sindacati
Su tutti i quotidiani si dà oggi conto dei contenuti della manovra e degli sgravi fiscali sulle assunzioni. Su Repubblica, a pagina 12 Roberto Petrini scrive: “Previsti incentivi per le assunzioni e per la riduzione del costo del lavoro: decontribuzione al 100 per cento per tre anni per chi assume giovani under 35; sgravi contributivi del 100 per cento (al massimo 6 mila euro annul) per le donne. I contratti a tempo determinato senza causale potranno essere rinnovati per un periodo massimo di un anno e per una sola volta. Facilitato l'accesso alla pensione per i lavoratori part time. Oltre a 5,7 miliardi per la decontribuzione del 30 per cento per tutti i lavoratori del Sud”.

Sul Corriere della Sera, a pagina 13, Claudia Voltattorni dà notizia della “battaglia su contratti e lavoro” intorno alla manovra: “Delusi e arrabbiati i sindacati Fp Cgil, Cisl Fpe Uil Fpl che si aspettavano più interventi, dal rinnovo dei contratti scaduti alle assunzioni, e invece ‘non si intravede quella svolta necessaria’ e quindi confermano la strada verso lo sciopero, se non ci saranno cambiamenti. E questo anche dopo l'incontro di ieri sera tra tre segretari confederali, Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) e il premier Giuseppe Conte con i suoi ministri, Roberto Gualtieri (Economia), Nunzia Catalfo (Lavoro), e Stefano Patuanelli (Mise), durante il quale sono stati numerosi i momenti di tensione, a partire dalla diretta su Facebook della Uil di una prima parte dell'incontro”.

Dello stesso argomento si parla a pagina 5 del Sole24Ore: “Quanto ai leader di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierapolo Bombardieri, accanto ad apprezzamenti per alcune misure (blocco licenziamenti, proroga cassa covid), hanno evidenziato diverse criticità, a partire dalle risorse considerate «insufficienti» per il rinnovo dei contratti pubblici, tanto che le categorie hanno già indetto una mobilitazione in previsione di uno sciopero dei settori pubblici”. Dettagliata la cronaca di Nina Valoti a pagina 2 del Manifesto: “La manovra doveva essere presentata a Cgil, Cisl e Uil. Ma il ritardo e l'incontro ad approvazione già avvenuta ha provocato la protesta di Landini, Furlan e Bombardieri: ‘Il governo ci chiama al confronto dopo l'approvazione della legge di Bilancio e dopo averla illustrata sui social, in coerenza con i metodi del governo anche noi diffonderemo subito le nostre posizioni e proporremo al governo lo streaming dei nostri confronti’.”

Per la Stampa di manovra finanziaria di occupa Alessandro Barbera a pagina 12: “L'ultima bozza della legge di Bilancio circolata nei palazzi contava 242 pagine e un numero imprecisato di articoli. L'emergenza Covid ha permesso ciò che in altri tempi sarebbe stato impensabile: 38 miliardi di euro raccolti gran parte in deficit - circa 24 -, altri 15 grazie ai contributi a fondo perduto dell'Unione europea e sempre che nel frattempo il processo di approvazione del Recovery Fund arrivi fino in fondo. L'enorme faldone è stato riapprovato ieri a un mese esatto di distanza dalla prima volta, in barba alle prassi giuridiche e giustificato solo dalle circostanze”

Sul Secolo XIX, a pagina 13, si racconta invece dello stato della vertenza ArcelorMittal a Genova: “Non c'è pace per l'ex Ilva. L'ad Lucia Morselli e il direttore del personale Arturo Ferrucci incontreranno oggi i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, dopo che la scorsa settimana i metalmeccanici sono stati aggiornati da Domenico Arcuri circa la possibilità (a suo avviso alta) che Invitalia e la multinazionale trovino entro il 30 novembre un accordo per la costituzione della nuova società a partecipazione pubblica”. Dello stesso argomento parla a Giacomo Rizzo a pagina 11 della Gazzetta dl mezzogiorno: “La deadline per concludere la trattativa tra governo e ArcelorMittal resta fissata al 30 novembre – si legge -, ma sono diversi i nodi da sciogliere. Lo scenario al quale si lavora è quello che prevede l'attuazione del piano quinquennale elaborato a marzo nella sua sostanziale totalità. Uno dei punti cruciali resta quello del ruolo che avrà lo Stato”.

Su Collettiva oggi si parla di previdenza, con una video-scheda sull'effetto del Covid sulle pensioni a cura di Davide Orecchio, e le battaglie dello Spi Cgil contro l'ennesimo rischio di slittamento della rivalutazione.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.it