Pericolo scampato. Nel testo definitivo del ddl di Bilancio non ci sarà la norma che prevedeva l'ennesimo slittamento dello sblocco della rivalutazione delle pensioni. Lo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil, con un comunicato diffuso nella mattinata di ieri (16 novembre) aveva parlato di “giallo sulla proroga del blocco della rivalutazione delle pensioni”. “L’ultimo testo della legge di bilancio – ha spiegato lo Spi – al momento prevede solo il recepimento della sentenza della Corte costituzionale sul contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 100 mila euro lordi annui e non fa alcun riferimento alla proroga del blocco. Riferimento che invece è contenuto nella relazione illustrativa, non fugando quindi il dubbio che si intenda intervenire in questa direzione”. Poi però la giornata si è conclusa con il varo del testo definitivo della Legge di Bilancio che non prevede appunto lo slittamento: le pensioni cominceranno quindi ad essere rivalutate come previsto dal 2022 e non dal 2023.. 

Un altro pericolo per ora scampato è quello di nuovi possibili interventi sul sistema previdenziale a causa di un presunto rischio deficit. "Non c'è un problema di deficit", ha rassicurato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. I due miliardi di passivo causati dalla pandemia, da sommare al rosso da 26 miliardi già certificato nell'assestamento di bilancio, non mettono a rischio le pensioni degli italiani. L'equilibrio dei conti "non è in discussione ed ogni aggravio generato dall'eccezionalità del periodo viene costantemente monitorato e ha garanzia di copertura nel complessivo controllo dei conti pubblici e nelle manovre di governo e Parlamento", aggiungono dall'istituto. "Il deficit particolare di questo anno, che segue un 2019 in attivo, non mette a rischio né le future prestazioni né la validità delle misure a sostegno di cittadini e imprese".

Anche la ministra del Lavoro e del Welfare, Nunzia Catalfo, rispondendo alle domande sul possibile sforamento del deficit Inps, ha detto che non si rischia niente. “Assolutamente no, non c'è alcun problema: è un questione abbastanza tecnica che si può risolvere”.

I passi avanti. Nella Legge di Bilancio confermate le misure di proroga su Opzione Donna e Ape sociale, anche se non c’è ancora accordo sull’allargamento della platea richiesta dai sindacati. Confermate anche le misure a favore dei lavoratori a part verticale di cui abbiamo già parlato su Collettiva: 

La Cgil insiste però sui temi legati ai lavori gravosi e in generale su un ripensamento del concetto di speranza di vita sui cui sono state costruite finora le riforme. Non tutti i lavori sono uguali e nella nuova riforma della previdenza se ne dovrà tenere contro. Come si dovrà tenere conto e affrontare il problema della grande diseguaglianza di trattamenti previdenziali tra donne e uomini. L'altro problema enorme è quello che riguarda i giovani. Ne è tornato a parlare il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli in un dibattito che si è svolto durante la tre giorni di Futura (vedi il video qui a fianco). In ogni caso, secondo la Cgil, è necessario uscire dalla logica emergenziale e al tempo stesso effimera che ha caratterizzato gli interventi sulle pensioni finora. Ci vuole una vera riforma organica all'insegna della sostenibilità sociale e della giustizia

E in generale rimane proprio ancora aperta la questione della sostenibilità sociale delle pensioni. Anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, è tornata a parlarne. "Io penso - dice - che noi oggi dobbiamo puntare ad alzare tutti i salari e le pensioni, con una tassazione inferiore e con una contrattazione dinamica sia nel pubblico impiego sia nei settori privati. Questa è la stagione dei rinnovi contrattuali nazionali come stanno facendo tra l'altro positivamente tante categorie. Il mondo del lavoro non ha bisogno di proposte velleitarie e antistoriche che fanno solo confusione".

Una valanga chiamata Pil. Ma intanto il problema più urgente da affrontare riguarda il calo del PIL  previsto per il 2020  a - 9%, secondo le previsioni del governo. Come è noto le riforme degli anni Novanta hanno messo in relazione la dinamica del Pil con la crescita delle pensioni pubbliche. Se per cinque anni il Pil cala ne risentiranno direttamente le pensioni. I sindacati propongono di introdurre un meccanismo di "congelamento", almeno parziale degli effetti negativi della diminuzione del Pil sulle pensioni. Ma è un tema spinoso e politicamente sensibile perché implica inevitabilmente dei costi. C'è comunque un precedente positivo, quello del 2015, quando si decise di congelare gli effetti della crisi economico-finanziaria del 2008.

Infine l'estensione della quattordicesima. E' la richiesta dei sindacati dei pensionati che per affrontare il problema dell'impoverimento progressivo della popolazione anziana hanno proposto l'allargamento della platea dei beneficiari del quattordicesimo assegno previdenziale annuale. Anche questa però rimane una questione aperta.

L'altra grande questione che rimane aperta è quella della non autosufficienza. Nel corso dell'incontro tra governo e sindacati che si è concluso ieri in tarda serata (intorno alle 23), il ministro dell'economia Roberto Gualtieri si è mostrato ottimista: "Nel ddl di bilancio - ha detto - ci sono 100 milioni aggiuntivi per il Fondo per la non autosufficienza". Ma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini , ha replicato seccamente: "Noi chiediamo una legge specifica per la non autosufficienza". L'affondo di Landini non ha quindi lasciato insensibile il ministro, che ha corretto il tiro: "Sulle pensioni e sulla non autosufficienza dobbiamo fare scelte e individuare priorita'". Anche la ministra del Lavoro Catalfo ha lasciato aperto lo spiraglio del dialogo:: "Sulla non autosufficienza siamo d'accordo a proseguire il confronto assieme al ministro Speranza"