Rimandare la discussione sul reato di tortura "fa tornare indietro il nostro Paese sul versante dei diritti umani e civili". Questo il commento della segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, alla decisione del Senato di sospendere l'iter del ddl tortura

"È un provvedimento atteso da anni e ora viene pericolosamente collocato in una sorta di binario morto - denuncia Fracassi - rischiando di perdere l'opportunità di adeguare l'ordinamento giuridico italiano a principi universalmente riconosciuti da istituzioni e giurisdizioni internazionali, e di non dare una risposta di giustizia ai tanti casi che in questi anni sono drammaticamente emersi alle cronache". La sindacalista quindi aggiunge: "Chiediamo al Parlamento di rivedere questa decisione e di definire un percorso e una tempistica certi per il ddl - conclude - di modo da dotare finalmente l'Italia di uno strumento importante e necessario".

Una critica forte arriva anche dalla Fp Cgil. Così il sindacato dei dipendenti pubblici: “Gravissima la decisione di rinviare, per l'ennesima volta, a data da destinarsi la discussione al Senato sul disegno di legge per l'introduzione del reato di tortura”. È quanto afferma la segretaria generale, Serena Sorrentino, nel sottolineare che: “Ad oggi, nonostante le numerose battaglie, le pronunce dei giudici che denunciavano la mancanza di tale reato nel nostro ordinamento, non c'è ancora una legge che renda possibile perseguire questo crimine contro l'umanità”.

Sorrentino ricorda come la Fp Cgil si sia fatta negli anni “promotrice di campagne di sensibilizzazione sul tema connettendo tra loro diversi soggetti, tra società civile, associazioni, forze dell'ordine affinché il reato di tortura non fosse contro qualcuno ma a difesa dello Stato di diritto”. La dirigente sindacale ritiene “strumentale il richiamo ai rischi del terrorismo internazionale per impedire l'approvazione di una norma di civiltà soprattutto in un'Europa che, colpita al cuore, deve tenere fermi i suoi valori fondanti di democrazia e di rispetto dei diritti umani. 

Invece, aggiunge Sorrentino, “ha vinto la spinta propagandistica dei conservatori e delle destre mentre il Governo è stato incapace di dare quella risposta che nel 2015 il Presidente del Consiglio, dopo la sentenza di Strasburgo sui fatti della scuola Diaz, di cui in questi giorni ricorre il quindicesimo anniversario, individuò nell'introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura. Continuiamo - conclude la segretaria generale della Fp Cgil - a restare un passo indietro”.