Dissenso sulle proposte e grave preoccupazione per le ricadute sui malati, i loro familiari e sulla condizione degli operatori. È questo, in estrema sintesi, quanto emerso dall'assemblea delle operatici e degli operatori della “salute mentale” promossa dalla Fp Cgil, che ha discusso le proposte di riorganizzazione della sanità marchigiana.

"Il fatto grave – spiega Alessandro Pertoldi, segretario generale Fp Marche – è che la Regione disattenda la normativa vigente, che prevede unità operative ospedaliere con una capacità di un posto letto per acuti ogni 10.000 abitanti ed uno standard assistenziale di un operatore ogni 1.500 abitanti. Il settore della 'salute mentale' necessita di investimenti per: colmare il divario dell’assistenza e dei servizi tra le diverse aree vaste dell’Asur e realizzare una diffusa rete dei servizi nel territorio per garantire la 'presa in carico' delle persone, la continuità assistenziale e la piena inclusione sociale e lavorativa con centri di salute mentale che devono essere aperti 24 ore e per sette giorni alla settimana, anche per le situazioni acute; qualificare e sostenere i servizi psichiatrici di diagnosi e cura; integrare interventi sanitari con quelli di inclusione sociale, abitativa lavorativa; garantire il personale necessario, la formazione e un più stretto collegamento tra servizi ospedalieri e servizi territoriali, tramite il dipartimento di salute mentale. Di tutto questo, non c'è traccia nella proposta della Regione Marche".

La Fp intende condividere il dissenso alla riorganizzazione regionale del settore e le proposte di cambiamento con Cisl e Uil, ma anche con le associazioni dei familiari dei malati, le associazioni del volontariato e dei diritti di cittadinanza per costruire un fronte comune e dare vita ad una mobilitazione che porti la Regione Marche a “cambiare rotta verso le fragilità sociali” che rischiano una doppia penalizzazione nell'ambito degli interventi di contenimento della spesa sanitaria.