Un bambino romeno su quattro non accede a cure pediatriche. Sei famiglie romene su dieci incontrano ostacoli linguistici e difficoltà burocratiche. E' un quadro negativo e preoccupante, quello che emerge dalla prima ricerca sui figli dei migranti romeni in Italia, realizzata dalla Fondazione L’Albero della Vita insieme alla Fondazione Ismu nell’ambito del progetto “Children’s Rights in Action. Improving children’s rights in migration across Europe. The Romanian case” co-finanziato anche dalla Ue. Per quattro famiglie su dieci Roma è la città più difficile per l'integrazione.

Sei famiglie su dieci - dunque - hanno incontrato ostacoli per integrarsi nel nostro paese. Come emerge dallo studio presentato oggi (25 ottobre), l'Italia è un paese problematico per l’integrazione, anche se resta la meta preferita da due terzi dei migranti romeni. Realizzata su un campione di 242 famiglie romene residenti a Roma, Milano e Torino, l'analisi si concentra sui bambini che emigrano dalla Romania insieme ai genitori, per dirigersi in Italia e Spagna.

"La maggior parte dei bambini romeni residenti in Italia si vergogna della sua nazionalità - si legge nel comunicato -  e la nasconde a causa delle discriminazioni legate alla confusione tra nazionalità romena e Rom. In questo senso, il ruolo dei media è centrale nella stigmatizzazione della nazionalità. In Spagna, invece, una decisa azione politica 'anti stereotipo' è riuscita a smantellare e demistificare i pregiudizi generati dalla popolazione nei confronti dei migranti".

"I dati mostrano con chiarezza che per i minori romeni in Italia permangono molte difficoltà, in primis sul fronte sanitario - commenta Ivano Abbruzzi, direttore ufficio Progetti e ricerche de L’Albero della Vita -. Ad esempio, solo il 75,2% dei figli degli intervistati, infatti, beneficia delle cure pediatriche, contro l’84,5% della Spagna".

Nello specifico della ricerca, Roma è la città più difficile. Nella capitale circa quattro famiglie su dieci (il 37,5% del campione) dichiarano di avere avuto difficoltà nell’integrazione. Nel Lazio si concentrano quasi 200mila romeni, per un totale di un milione di persone residenti in Italia, secondo i dati Istat.  Al secondo posto Milano, complessa per il 25% degli intervistati. Decisamente meglio Torino, dove solo il 12% degli interpellati racconta di aver avuto problemi.

C'è poi il capitolo scuola. In questo ambito, la ricerca sottolinea che il 93,5% dei bambini è regolarmente iscritto a scuola. Tra questi però il 10,7% è stato bocciato alla scuola primaria. Il 12,3% dei maschi e il 10% delle femmine hanno perso uno o più anni scolastici per colpa del fenomeno migratorio. Il gruppo più a rischio è quello tra i 11 e 13 anni: 2 bambini su 10 vengono bocciati.

L'indagine infine si sofferma sul "riadattamento", ovvero sui minori che tornano in Romania dopo l'esperienza italiana. In questo caso per la metà dei bambini intervistati il periodo di tempo trascorso all’estero è superiore a 3 anni, che è spesso causa di rischi elevati nel processo di riadattamento. I principali problemi evidenziati dai bambini sono: per il 72,05% di abitudini acquisite durante la permanenza all’estero, dimenticanza del paese d'origine, mancanza di autostima, seguiti da fattori legati alla comunità, ovvero mancato supporto di amici e insegnanti. Dal 10 al 15% dei bambini sottolinea un pericolo significativo di sviluppare disturbi emotivi, di condotta, di attenzione e relazionale.