I cantieri edili, come qualsiasi altro luogo dove si lavora, hanno precisi piani da rispettare in materia di sicurezza. È quanto afferma la Fillea della Sardegna all’indomani dell’infortunio mortale sul lavoro avvenuto in provincia Oristano, dove Fabiano Murgia, un operaio di 25 anni, è morto travolto da un rullo compressore mentre lavorava in un cantiere sulla statale 131, all’altezza di Ghilarza. “Quando avviene un incidente mortale – sostiene il segretario regionale degli edili Cgil Chicco Cordeddu – come quello accaduto ieri nel cantiere dell’Anas significa che l’insieme delle norme che avrebbero dovuto garantire la sicurezza, non é stato rispettato”.

Per questo, sempre a giudizio della Fillea sarda, la morte sul lavoro non è mai una fatalità, ma il risultato di una scarsa attenzione sui sistemi di sicurezza che non può essere scaricata sull’operato dei singoli lavoratori. Nell’esprimere cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima, Cordeddu denuncia una realtà edile in cui troppo spesso, per la crisi, i tagli degli investimenti, le regole dei subappalti, l’assenza di controlli adeguati, la sicurezza passa in secondo piano.

Da qui l’appello del segretario regionale Fillea: “Alle committenti pubbliche chiediamo più responsabilità e un impegno concreto nel contrasto della logica dei ribassi d’appalto, perché i primi a subire le conseguenze sono i lavoratori, che nei cantieri rischiano e perdono la vita”.