“Quella della Commissione Lavoro dell’Unione Europea è una scelta importante e che bisogna supportare perché diventi scelta definitiva del Parlamento europeo. La Confederazione europea dei sindacati aveva giudicato inaccettabile questa proposta perché, oltre a esporre i lavoratori a un regime di orario insostenibile, pericoloso anche per la loro sicurezza, introduce un principio, quello della possibilità di deroga da parte del singolo lavoratore, che tende a destrutturare la contrattazione collettiva”. A dirlo è il segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni, in una conversazione con Liberazione, commentando la notizia della bocciatura (a larga maggioranza), da parte della Commissione Occupazione e affari sociali dell’Europarlamento, della direttiva che portava l’orario massimo di lavoro fino a 60-65 ore settimanali. La bocciatura comporta che resta valido il limite attuale, ossia di 48 ore (contenuto nella direttiva 93/104/Cee). Ogni deroga a questo principio, inoltre, va eliminata nei prossimi tre anni.

La Commissione ha quindi approvato (con 35 sì, 13 no e 2 astenuti) la relazione dello spagnolo Alejandro Cercas (socialista), “abbattendo” l’intesa sulla direttiva sull’orario di lavoro raggiunta dai 27 nel giugno scorso. L’intesa portava di fatto l’orario complessivo settimanale a 60-65 ore attraverso norme come quella dell’opt out (già messa in atto in Gran Bretagna), ossia dell’affidamento al singolo lavoratore di una libertà di scelta rispetto all’eventuale richiesta, da parte dell’azienda, di farlo lavorare di più. La Commissione, inoltre, si è anche pronunciata contro l’esclusione dei turni di guardia dal computo totale delle ore lavorate (come invece si era stabilito in giugno). Per gli europarlamentari, i turni di guardia (attivi o inattivi) sono comunque da considerarsi parte dell’orario di lavoro. La decisione della Commissione Occupazione e affari sociali andrà ora confermata nel voto in seconda lettura da parte della plenaria di Strasburgo, fissato per martedì 16 dicembre. I sindacati europei hanno già annunciato una manifestazione a Strasburgo per il giorno precedente al voto. Da qui al 16, comunque, si avvierà un negoziato col Consiglio dei ministri dell’Unione per avvicinare le posizioni, dato che la direttiva deve essere approvata in co-decisione col Parlamento.