Il Reddito di emergenza rischia di non arrivare a chi ne ha bisogno. La denuncia viene dal Forum Disuguaglianze e Diversità e dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il gruppo di lavoro coordinato dal docente di Politica sociale all’università di Trento, Cristiano Gori, che per primo ha proposto il Rem poi inserito dal governo nel decreto Rilancio. La misura riguarderà 2 milioni e 16 mila persone in condizioni di grave difficoltà, di cui oltre la metà residenti nel centro e nel nord Italia, per una spesa complessiva di 954 milioni di euro, ma ottenerla non è semplice viste “la complessità delle procedure, l’assenza di una campagna di informazione e la mancanza di strategie per regolarizzare il sommerso”. La misura di sostegno è stata infatti pensata per le fasce più deboli della popolazione e rischia invece di non raggiungere chi ne ha più bisogno tra gli aventi diritto.

Gori ha analizzato le differenze tra la misura proposta al governo a fine marzo con quella inserita nel decreto, evidenziando, ad esempio, che la necessità di comunicare l’Isee nella presentazione della domanda (non prevista nella proposta ForumDD-ASviS-Gori) potrebbe scoraggiare le persone che oggi sono fuori dalla rete del welfare pubblico come i lavoratori del sommerso, “per i quali non è prevista una strategia di aggancio con la prospettiva di regolarizzazione”. Un’altra criticità consiste nella “frammentazione delle misure e nella compresenza del Reddito di cittadinanza e del Reddito di emergenza”, oltre all’assenza di un’adeguata campagna informativa mirata, un vulnus che “renderà difficile per molti sapere se si rientra o meno tra gli aventi diritto al Rem”.

Nell’analisi si sottolinea anche l’importanza del ruolo di accompagnamento di enti locali, associazioni e altri soggetti del terzo settore per il raggiungimento di tutti i possibili beneficiari nei territori. È poi “rimasta inesaudita la richiesta di uniformare la durata del Rem a quella di altre prestazioni straordinarie di tutela del reddito”: gli importi del Reddito d’emergenza sono assimilabili a quelli del Reddito di cittadinanza, ma “le due mensilità previste appaiono limitate a un arco temporale troppo breve per rispondere alle necessità fondamentali della popolazione interessata”.

Gli elementi sopra elencati fanno nutrire quindi il timore che la parte della popolazione economicamente più fragile non abbia in realtà il sostegno necessario, motivo per il quale il ForumDD, l’ASviS e Cristiano Gori sollecitano un monitoraggio, a partire dalle prossime settimane, non solo dell’attuazione della misura nei territori, ma anche delle condizioni delle persone e delle famiglie alle quali è rivolta, anche per identificare possibili azioni di aiuto non solamente in denaro, come formazione, assistenza per i minori, lotta alla povertà educativa, oppure per sommare altri strumenti di sostegno.