Un operaio di 28 anni, originario di Fano, provincia di Pesaro Urbino, è morto schiacciato da una pressa in uno stabilimento produttivo a Fano. É accaduto stamattina (5 aprile), in un sito industriale nella zona di via Papiria. Sul luogo la polizia e i vigili del fuoco.

Il commento del segretario generale della Cgil provinciale, Roberto Rossini

Roberto Rossini, segretario generale della Cgil di Pesaro Urbino, ha parlato dell'ennesima vita spezzata ingiustamente. “In attesa di conoscere le dinamiche con cui è avvenuto il gravissimo infortunio mortale di questa mattina a Fano nella ditta Polver e l'individuazione delle responsabilità per le quali ci affidiamo alle apposite autorità, non possiamo evitare di sottolineare che ancora una volta siamo di fronte a una morte avvenuta sul lavoro che si somma alle tante e troppe tragedie che da anni avvengono nel nostro Paese.  Non è accettabile che un giovane uomo possa perdere la vita per lavorare. L'ennesima vita spezzata ingiustamente che non si può accettare. Come organizzazione sindacale vogliamo esprimere profondo cordoglio e le nostre condoglianze alla famiglia e a tutti i congiunti del giovane operaio”.

Fim, Fiom, Uilm: "Inaccettabile che accada ancora"

"Questa mattina - si legge nel comunicato unitario di Fim, Fiom e Uilm Pesaro Urbino - un lavoratore dipendente delle Polver srl ha perso la vita. Al di là dei dettagli sui quali le autorità competenti faranno luce e le opportune verifiche, dobbiamo ancora una volta prendere atto di un fatto tragico accaduto a un lavoratore metalmeccanico della nostra provincia: è inaccettabile che nel 2023 un lavoratore esca di casa per andare a lavoro e non ne faccia ritorno. Da troppo tempo denunciamo la vera e propria emergenza della sicurezza nei luoghi di lavoro.

A livello nazionale, solamente nel 2022, si sono registrati oltre mille morti sul lavoro, un dato che, rispetto al 2021, è in aumento del 21%; sconvolgente che ancora oggi il sistema non riesca ad affrontare il tema della sicurezza in maniera seria, in particolare nella nostra provincia, dove si continua a vedere la tematica della sicurezza come qualcosa di “astratto” e non come qualcosa che dovrebbe essere alla base di ogni singola attività lavorativa.

Sempre più spesso - si legge nella nota delle categorie Cgil Cisl e Uil che rappresentano il settore metalmeccanico - ci scontriamo con aziende che derubricano la sicurezza sul lavoro a semplice costo, procrastinando gli interventi di messa in sicurezza e la formazione, alimentando con il sangue i loro profitti. Le organizzazioni sindacali chiedono fin da subito alle Associazioni Datoriali e alle istituzioni una cabina di regia per fare della materia della sicurezza un fatto culturale e non una mero obbligo di legge.

Non possiamo più definire civile una società che accetta passivamente le “morti sul lavoro”. Di fronte a queste tragedie non si può provare solamente uno sdegno di “facciata” che dura il tempo di una notizia. Prima di legiferare sulla sicurezza consigliamo al ministro del Lavoro di ascoltare le parti sociali, per evitare che si depotenzi l’attività di controllo, già molto debole per vari motivi".