Resta poco tempo e i margini sono strettissimi, ma i lavoratori della Treofan di Terni restano uniti e non mollano. Dopo l'incontro fiume di ieri, 17 febbraio, concluso con l'ennesima fumata nera, domani, venerdì 19 febbraio alle ore 10.00, le parti torneranno ad incontrarsi per quello che dovrebbe essere il passaggio decisivo sul futuro dei 142 dipendenti della fabbrica del polo chimico di Terni, dove si produce (anzi si produceva) film di polipropilene. 

Jindal, la multinazionale indiana che ha acquistato la fabbrica non più di due anni fa - per portarla rapidamente alla chiusura, come fatto anche con il sito di Battipaglia, liberandosi così di un concorrente in Europa – continua fondamentalmente con il suo atteggiamento di chiusura soprattutto su un punto, fondamentale per lavoratori e sindacati, la permanenza dei macchinari a Terni. 

Dopo l'incontro con Mise e ministero del Lavoro di ieri nella fabbrica, occupata dai lavoratori ormai da oltre una settimana, è scattata l'assemblea: “Siamo molto compatti e sicuri che riusciremo a vincere questa battaglia – spiega David Lulli, Rsu Filctem Cgil della Treofan – devono lasciare qui i macchinari, ma non soltanto per 12 mesi, il periodo della Cig, per guardarli, come hanno incredibilmente proposto. Noi quei macchinari dobbiamo poterli utilizzare per far ripartire, anche attraverso una riconversione, la nostra fabbrica. È da un mese – conclude Lulli - che trattiamo su questo per trovare un accordo, ma Jindal sembra fare un passo avanti e due indietro”. 

“Ancora una volta l'azienda ha dimostrato tutta la sua arroganza nel perseguire l'obiettivo di distruggere la Treofan, la sua storia e lo stabilimento di Terni – hanno scritto in una nota le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil - Non possiamo assistere inermi ad una dichiarazione che ha dell’assurdo, ovvero lasciare i macchinari in sede per tutto il periodo della Cigs, ma senza poterli utilizzare, in quanto visti come potenziali strumenti di concorrenza”. Per i sindacati, al contrario il periodo di cassa integrazione straordinaria deve “aiutare un processo di reindustrializzazione del sito”. 

Oltre al tema dei macchinari, resta l’altro nodo da sciogliere, ovvero quello dell'erogazione dell'incentivo ai lavoratori che intenderanno sottoscrivere un accordo di conciliazione con l'azienda, oggi fermo a 4 mensilità nette. Da qui si ripartirà nell'incontro di domani, con la speranza da parte dei lavoratori e dei loro sindacati che Jindal abbandoni l'atteggiamento tenuto sin qui e dopo aver chiuso due fabbriche nel giro di due anni sul territorio italiano almeno non ostacoli una possibile ripartenza per lo stabilimento di Terni e le centinaia di famiglie coinvolte.