Il lavoro, all’indomani della pandemia, non sarà più quello di prima. Anzi, non lo è già più. Ci sono settori produttivi in cui lo smart working non è solo una modalità dettata dell’emergenza, ma sta diventando il punto di partenza di una riorganizzazione complessiva delle attività. Ciò avviene già nell’ambito delle comunicazioni, delle tlc e della filiera editoriale dove, per l’essenza stessa di ciò che si produce, il cambiamento arriva nel momento stesso in cui ci si prepara ad aspettarlo.

“I grandi gruppi editoriali stanno già studiando una riorganizzazione del lavoro basata su un sistema misto – spiega Giulia Guida, segretaria nazionale Slc Cgil - che porta anche a scelte organizzative radicali. Ci sono aziende che stanno già pensando di abbandonare alcune delle loro sedi fisiche. I lavoratori andranno in ufficio a rotazione, prenotandosi il posto”. L’esperienza della pandemia ha sollevato l’esigenza di riorganizzare una nuova cultura dello “stare in ufficio”: lo smart workplace.

“Il sindacato - sottolinea Guida – questi cambiamenti deve governarli, facendo in modo che i lavoratori li attraversino con un bagaglio solido di diritti e di tutele. Anche a questo servono i contratti nazionali”. Quello dei grafici editoriali era scaduto dal 2015 e finalmente si è arrivati a firmare l’intesa per il rinnovo. “Una trattativa faticosa, che ci ha visti spesso molto distanti", commenta l'esponente sindacale: "Ci sono voluti molti anni e un grande sciopero, nell’ottobre del 2019”.

La pandemia ha segnato poi un’altra battuta d’arresto, “ma è stata anche l’occasione per mettere sul tavolo le grandi trasformazioni che interessano il settore”. Quello dei grafici editoriali è un universo estremamente frammentato, dove convivono un pezzo dell’industria e un pezzo dell’editoria. La filiera è altrettanto composita, così come le forme contrattuali impiegate. I lavoratori non sono sempre facili da intercettare.

“Oggi, però – prosegue Guida - i profondi cambiamenti tecnologici e la digitalizzazione hanno imposto una riorganizzazione del lavoro e trasformato radicalmente la produzione di contenuti editoriali. Siamo di fronte a cambiamenti epocali, che nell’ultimo anno hanno subito un’accelerazione”. La segretaria nazionale Slc pone l’accento anche sul tema delle nuove figure professionali del mercato digitale, per le quali era necessario un contratto più inclusivo: “L'unico riferimento era un contratto molto vecchio, con un quadro normativo risalente almeno al 2011”.

Per il prossimo futuro, si guarda alla data del 31 marzo. “Siamo preoccupati di come agiranno le aziende, se il blocco dei licenziamenti non verrà prorogato. I grandi gruppi editoriali potrebbero approfittarne per un ‘ricambio generazionale’ e di competenze professionali”. Per questa ragione la Slc Cgil guarda, nel quadro generale, alla riforma degli ammortizzatori sociali. E, in quello specifico, a percorsi di formazione e riqualificazione professionale.