La pandemia ha evidenziato la grande importanza dell’intera filiera della logistica per gli approvvigionamenti del Paese, confermando la strategicità del sistema portuale nell’economia nazionale. A partire da questo presupposto, nell’ambito delle tavole rotonde organizzate dalla Filt Cgil per i suoi quarant'anni, si è parlato di portualità con le associazioni datoriali del settore.

Ad introdurre i lavori il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo, che ha evidenziato come “l’emergenza sanitaria abbia causato anche un calo dei traffici. Per questo è necessario sostenere adeguatamente il settore e velocizzare l’esigibilità delle risorse previste nel dl rilancio. Queste vanno governate da una regia unica del ministero dei Trasporti, necessaria ad evitare trattamenti differenti tra porto e porto". Il nostro sistema portuale, ha spiegato Colombo, ha bisogno di essere più competitivo ed europeo attraverso la salvaguardia dell’attuale sistema regolatorio e con un nuovo impulso agli investimenti, utilizzando il programma di interventi strategici individuati dal "Piano Italia veloce". Questa la ricetta per recuperare il ritardo infrastrutturale e tecnologico.

Per quanto riguarda l’organizzazione del sistema del porti, secondo Colombo “va difeso l’assetto giuridico delle Autorità di sistema portuale con il proprio ruolo di natura pubblicistica non economica a tutela dell’interesse pubblico oltre che strategico, di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema”. Sul piano del lavoro “va rinsaldato - ha sottolineato  - il modello di organizzazione del lavoro che vede la propria centralità nelle imprese art.16, le concessionarie autorizzate art.18 e nell’art.17 quale unico soggetto che svolge un servizio di interesse generale e che può determinare una sana competitività".

Inoltre il rilancio del settore passa anche attraverso il rinnovo del contratto nazionale di categoria, ormai scaduto da circa due anni, che resta un importante strumento di disciplina e di tutela, nonché di governo nella competitività tra le stesse imprese. Come auspicio, ha fatto presente Colombo, “va definito ovunque il piano dell’organico porto, va riconosciuto il diritto all’inserimento tra i lavori usuranti della categoria dei lavoratori portuali, le cui mansioni causano logorio. Infine va recuperato il ritardo sul tema della sicurezza emanando il decreto attuativo di armonizzazione delle norme specifiche del settore con il Testo Unico: le specificità e peculiarità del settore continuano a manifestare tutti i limiti dei livelli di vigilanza, che soprattutto sulla prevenzione e sui rischi da interferenze va resa più stringente”.

Sul rinnovo del contratto è intervenuto il presidente di Assiterminal Luca Becce: “La crisi della pandemia per noi non mette il rinnovo del contratto al primo posto delle esigenze che abbiamo per tutelare la portualità e il lavoro portuale. Il contratto serve, funziona, introduce misure di equità e rende possibile l’attività dei terminalisti e dei lavoratori. Il nodo principale è rappresentato dal contesto in cui il contratto si inserisce. Vanno individuate una serie di istanze, proposte e richieste che sblocchino quello che ci pare un momento di collasso del sistema portuale”.

Secondo Roberto Rubboli di Ancip “in questa fase il compito di noi tutti è quello di pretendere l'applicazione dei decreti, l'emanazione delle direttive che siano congrue e conseguenti alla legge già approvata. E soprattutto la distribuzione delle risorse stanziate, che al momento sono solo sulla carta. Ci sono realtà imprenditoriali e realtà più piccole che rischiano di non arrivare alla fine dell'anno. L' obiettivo ora è investire le risorse e farlo bene”.

Sulla legge di riforma della portualità è intervenuto il presidente di Assoporti, Daniele Rossi: “Può essere una buona legge, vista nel suo insieme. È una riforma che ha una sua omogeneità, ragionevolezza e un filo logico. È basata soprattutto sul principio fondamentale del sistema. Non c'è più l'individualità del singolo porto, c'è un sistema di porti in un sistema Paese. Se l’Italia è un grande molo che vuole competere con i porti del Nord Europa come Rotterdam, dobbiamo cominciare a ragionare in una logica di sistema. Le decisioni della portualità si prendono al tavolo della conferenza dei presidenti delle Adsp con l'indirizzo politico del Mit”.

Da Mario Sommariva dell’Autorità di Sistema Portuale Mar Adriatico Orientale arriva il riconoscimento alla Filt, che “ha incarnato lo spirito della riforma dei porti. La Filt e il sindacato sono stati protagonisti nel costruire un sistema che ha un grande equilibrio. Non bisogna romperlo, perché che contiene l'esigenza della flessibilità e della massima competitività con l'esigenza del mantenimento della sicurezza, della tutela sociale e di un livello elevato di standard professionali. In questa direzione vanno le recenti scelte sull’organico del porto”.

Investimenti e infrastrutture sono al centro del discorso di Andrea Gentile di Assologistica: “Gli investimenti e le infrastrutture sono un mezzo per favorire lo sviluppo dell'economia italiana, per smuovere il traffico delle merci e portare ricchezza al nostro Paese. Per questo serve una cabina di regia,  alla quale devono partecipare anche le associazioni insieme ai presidenti delle Adsp, con lo scopo di sviluppare anche l’intermodalità. Gli investimenti sono importantissimi per dare un’accelerata alla modernizzazione dei porti italiani e di tutta la logistica".

Sul tema della salute e sicurezza è intervenuto infine Mauro Vianello di Angaf: "È un problema molto sentito ora. Noi come associazione dei guardie ai fuochi da trent'anni firmiamo il contratto nazionale con la Filt Cgil, questo consente di alzare molto il livello, altrimenti ci troveremo a dover competere con aziende che vanno al ribasso. La sicurezza dei porti verrebbe meno”.

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