“La lieve risalita dell’occupazione di agosto è certamente una boccata di ossigeno e indice di una leggera ripresa delle attività che speriamo possa consolidarsi nel tempo. Ma il dato sull’occupazione giovanile è davvero allarmante. Questi dati così preoccupanti non riguardano solo l’Italia, ma il nostro Paese rispetto ad altri dell’Unione Europea, risente delle gravi difficoltà storiche del mercato del lavoro”. Così i segretari confederali della Cgil Tania Scacchetti e Giuseppe Massafra commentano le rilevazioni diffuse quest’oggi dall’Istat. Ma qual è la fotografia diffusa dall'Istituto di Statistica questa mattina?

Ottantatremila uomini e donne in più al lavoro. Questi i numeri registrati dall’Istat nella rilevazione mensile dell’occupazione in Italia. Aumento dell’occupazione che si era già registrato a luglio. Coinvolge uomini e donne, dipendenti, autonomi e tutte le classi d’età; è inoltre particolarmente intenso tra i minori di 35 anni (+1,0%, pari a +50mila unità). Nel complesso, il tasso di occupazione sale al 58,1% (+0,2 punti percentuali).

La diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-0,9% pari a -23mila unità) riguarda le donne e gli ultra 25enni, mentre tra gli uomini e i giovani di 15-24 anni i disoccupati aumentano. Il tasso di disoccupazione scende al 9,7% (-0,1 punti), ma tra i giovani sale al 32,1% (+0,3 punti). Aumentano i disoccupati perché aumentano quelli che un lavoro lo cercano di nuovo ed infatti diminuiscono gli inattivi (-0,5% pari a -65mila unità). Sono gli uomini e tutte le classi d’età ad eccezione dei 50-64enni. Il tasso di inattività scende al 35,5% ( 0,1 punti).

Se queste sono le note positive, tante rimangono quelle negative. Sempre l’Istituto di statica certifica che nel trimestre giugno-agosto 2020, il livello di occupazione è inferiore dello 0,2% rispetto a quello precedente (marzo-maggio 2020), per un totale di -56mila unità. Insomma complessivamente nel mese di punta dell’estate comunque hanno lavorato meno uomini e di donne di quanti non fossero al lavoro nei mesi di lockdown.

Ed infatti, si legge nel rapporto dell’Istat, le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno 2020 hanno determinato una rilevante contrazione dell’occupazione rispetto al mese di agosto 2019 (-1,8% pari a -425mila unità), che coinvolge uomini e donne di qualsiasi età, dipendenti (-290mila) e autonomi (-135mila); unica eccezione sono gli over50, tra i quali gli occupati crescono di 153mila unità esclusivamente per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 1 punto percentuale.

Infine le ore lavorate. Nonostante ad agosto 2020, come nei mesi precedenti, le ore pro capite effettivamente lavorate, calcolate sul complesso degli occupati, risultino inferiori a quelle del 2019, il divario continua a ridursi: è solo di 0,6 ore inferiore a quello registrato ad agosto 2019 e si riduce a 0,4 ore per i dipendenti.

Questi i dati, ed allora tra le criticità strutturali indicate dai dirigenti sindacali vi sono: “la bassa produttività, la scarsa internazionalizzazione delle imprese e il nanismo del sistema produttivo italiano, la forte crescita di lavoro povero e a basso valore aggiunto, l’alta presenza di sottoccupazione e lavoro nero, e la povertà educativa”. Per Scacchetti e Massafra le ricette per la ripartenza “devono orientarsi verso investimenti che possano far crescere l'occupazione, contrastare la precarietà, innalzare i livelli di competenze, favorire l'inclusione sociale”. “Istruzione e formazione, sanità e welfare pubblico, transizione digitale, riconversione ecologica e coesione territoriale - continuano - sono gli ambiti su cui indirizzare le scelte del futuro, messe in campo già da ora”.

Infine, concludono i segretari confederali della Cgil “gli strumenti per accompagnare il cambiamento del nostro sistema produttivo, anche dopo la fine del blocco dei licenziamenti, dovranno essere il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, rivolte in particolare ai giovani e alle donne, la continuità nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, con investimenti anche sul rilancio e la ridefinizione dei contratti di solidarietà difensivi ed espansivi e sulla formazione delle competenze".