Aspettavo questo settembre, l’ottavo dal mio primo ingresso nel mondo della scuola, con maggiore perplessità e speranza. Le voci sul nuovo modo di reclutare docenti non facevano ben sperare, ma volevo pensare che, invece, potesse portare qualche vantaggio in più per i ragazzi e anche per noi, ma sbagliavo. Mi chiamo Francesca, ho 44 anni e insegno nelle scuole secondarie da ormai sette anni: insomma sono una "vecchia" delle graduatorie dei non abilitati. Ho lavorato per quattro anni sul sostegno e tre sulla materia, tanto da arrivare ad avere un punteggio sopra il 100 nelle varie classi di concorso delle Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze, ndr). Eppure, ad oggi, ancora non so se e quando riuscirò a prendere un incarico, nonostante il mio alto punteggio.

È stato deciso, infatti, che con tre anni di insegnamento sul sostegno ci si sarebbe potuti inserire in una graduatoria a parte, quella del sostegno appunto, ma io, da questa graduatoria sono fuori, perché nonostante di anni ne abbia quattro non sono dello stesso grado.

Dov’è l’ingiustizia? Il posto lo hanno preso colleghi non abilitati, proprio come me, ma con un punteggio molto inferiore al mio, che hanno avuto solo la fortuna, o forse la lungimiranza, di lavorare nello stesso ordine di scuola. A parità di titoli, solo il punteggio dovrebbe fare la differenza, proprio così come è sempre stato finora. Continuerò a stare con le dita incrociate, nella speranza che quelle che per qualcuno sono solo “piccole criticità” vengano superate e che, chissà dove, rimanga un posto anche per me.

Francesca

 

Cara Francesca, come tutti i precari “storici” avrai seguito la dura dialettica che si è sviluppata la  scorsa primavera su tutta la partita del reclutamento nella scuola. Quel confronto si è concluso con uno sciopero l'8 giugno e ci ha portato in piazza di nuovo il 2 settembre con le associazioni e i coordinamenti di lavoratrici e lavoratori precari. Possiamo dire che sul reclutamento c'è stata una generale inadeguatezza delle misure assunte da questo ministero, soprattutto per quel che riguarda la nostra principale richiesta: stabilizzare con una procedura snella i precari che lavorano da anni nella scuola e dare l'accesso all'abilitazione a tutti, con un sistema di abilitazioni a regime che guardi ai precari nell'immediato, sanando un'ingiustizia perpetrata per anni, ma che poi garantisca una formazione in ingresso a chiunque si avvicini alla professione docente. 

Per le supplenze purtroppo il grande errore è stato aspettare fino a luglio per l'aggiornamento delle graduatorie, quando già da marzo si sapeva benissimo che quello sarebbe stato un appuntamento cruciale. Questa scelta ha compresso gli spazi di confronto e prodotto graduatorie piene di errori, con conseguenze che ricadono sulla scuola tutta, in termini di contenziosi, rescissione di contratti già stipulati e di balletto di supplenti che si avvicendano sulle classi. Rispetto alle Gps sono tante le cose che avrebbero potuto essere fatte meglio, ma aver riconosciuto una professionalità a chi lavora da anni nel sostegno è invece un elemento positivo. Il criterio di riconoscere la priorità a chi ha maturato tre anni nello stesso grado di istruzione può essere migliorato, ma in fondo parte dal presupposto di valorizzare le competenze acquisite nel lavoro specifico, e sappiamo benissimo che insegnare alla primaria non è come farlo all'infanzia, e lo stesso si può dire per scuole medie e superiori. Altri sono invece gli elementi più criticabili delle scelte ministeriali, dall'aver prodotto graduatorie per le supplenze piene di errori e all’aver lasciato scoperte migliaia di posti liberi su cui si potevano assumere i precari.

Come sindacato siamo e saremo in campo per dare certezze e stabilità ai precari, anche per questo diamo appuntamento a tutte e tutti il prossimo 26 in piazza per la manifestazione Priorità alla scuola per la quale non a caso abbiamo scelto lo slogan “Senza scuola non ci sono diritti”.

Manuela Pascarella, Flc Cgil