Il lavoro, quello di medici e infermieri, e quello degli addetti alla catena alimentare è ciò che ci ha consentito di regge nonostante fossimo impreparati alla pandemia”. Dal lavoro occorre ripartire per riaccendere i motori del Paese e cambiare modello di sviluppo. Nulla infatti potrà più essere come prima. Questo il messaggio lanciato da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, concludendo il seminario di presentazione, trasmesso in diretta Facebook, del Piano del Lavoro della Confederazione della Sicilia.

Una quarantina di pagine, articolate per capitoli, il Documento parte dalla fotografia della situazione occupazionale, sociale ed economica dell’isola, che già prima dell’emergenza sanitaria scontava alta disoccupazione, soprattutto femminile e giovanile, altrettanto alta dispersione scolastica, e crisi economica. L’arrivo del Coronavirus ha certamente aggravato la situazione e il rischio di sprofondamento è alto.

Per questo Alfio Mannino, segretario generale della Cgil della Sicilia, ha aperto l’iniziativa con un vero e proprio appello: “Occorre superare ogni sterile contrapposizione per andare a un progetto per il rilancio della Sicilia che sia quanto più condiviso. Perché soprattutto in un momento difficile come quello attuale, ciò che serve è coesione politico-istituzionale, progettualità e confronto per definire percorsi certi che traghettino il territorio, rafforzandolo, oltre il Coronavirus”.

Il Piano del Lavoro è un progetto che punta alle riforme e alle riorganizzazioni necessarie per rilanciare il welfare, la sanità e la scuola e fare funzionare meglio il sistema pubblico della Regione; ha come capisaldi i diritti e la dignità dei lavoratori e dei pensionati per un innalzamento generale dei livelli di civiltà e di benessere. È un progetto che guarda alle giovani generazioni e alle donne, e che punta a dare alla Sicilia un futuro possibile. Per tale ragione l'unica migrazione che occorre bloccare – sostengono gli estensori Piano, è quella forzata dei giovani che scappano dalla loro terra. La crisi di oggi può e deve essere un incentivo forte a ripensare il nostro modello di sviluppo e ad agire per promuovere un benessere quanto più diffuso e i diritti di tutti.

Il lavoro al centro dicevamo, il lavoro che non c’è è la fotografia della situazione prima di Covid-19, il differenziale tra il tasso di occupazione della Sicilia e quello del resto del Paese continua a essere di 18 punti, quantificabile in 500 mila occupati in meno. Il tasso di occupazione femminile oscilla ormai da diversi anni tra il 28% e il 29%, un indicatore che pone la Sicilia ai margini dell'Europa. È necessario intervenire immediatamente perché con le previsioni demografiche dei prossimi anni, la variabile occupazione delle donne diventa di vitale importanza per accrescere l'occupazione complessiva nella Regione.

E veniamo alle proposte contenute nel Documento a partire dall’ammodernamento del modello industriale con “strumenti meno orientati a mantenere in vita ciò che non regge più alla prova della competitività e più focalizzati sulla capacità di attrarre e attivare nuove energie in settori competitivi e più coerenti con le vocazioni della Sicilia”. A questo proposito la Cgil regionale propone la creazione di un “Centro per l’innovazione tecnologica”, con il coinvolgimento di Università ed enti di ricerca, come luoghi in cui “imprenditori e persone interessate possono prendere visione di nuovi modelli etico- sostenibili, diffondendo nel contesto siciliano ricerca e innovazione”.

La Cgil propone anche la riorganizzazione di un ente intermedio tra Comune e Regione cui affidare le competenze su alcuni servizi, come i rifiuti, le risorse idriche, le infrastrutture rurali”. Per quanto riguarda la sanità, i cui nodi stanno venendo al pettine soprattutto in questa fase, la strada deve essere quella di “una governance unica assieme al settore socio- assistenziale, creando un sistema integrato che trovi il suo punto chiave nella medicina territoriale, per dare risposte efficaci in termini di prevenzione e cura”.  Per quanto riguarda, poi, le risorse, la Cgil Sicilia ritiene che occorra “rendere effettivo il 34% dei trasferimenti statali della spesa nazionale a favore del Mezzogiorno avviando azioni di verifica e di controllo”. Insomma, la Cgil prova a immaginare un nuovo modello di sviluppo per la Sicilia con al centro il lavoro, a partire da quello dei giovani e delle donne, i diritti, la sicurezza nel lavoro, la legalità e l’obiettivo della giustizia sociale.

“Questa è una crisi che il Sud rischia di pagare in modo pesante, ha affermato il segretario generale della Cgil Landini, e di fronte all’emergenza è importante ragionare sul progetto di Paese che vogliamo sapendo che la crescita dell’Italia può avvenire se mettiamo al centro lo stato sociale: sanità, istruzione, servizi”.

Secondo il leader di Corso di Italia occorre avere la consapevolezza che crisi sanitaria e crisi ambientale sono strettamente connesse e quindi è necessario ripensare il modello di sviluppo a partire dalla riconversione di alcune produzioni e dalla salvaguardia del territorio. Infine Landini ha ricordato che lo sforzo per il rilancio del Paese deve essere comune e collettivo e ciascuno deve assumersi la propria responsabilità avendo chiaro che la posta in gioco è il futuro dell’Italia.

Per tale ragione, concludendo il suo ragionamento il segretario della Cgil ha detto: “Non voglio fare polemiche su provvedimenti che non so se siano stati conclusi dal Governo (il riferimento è al Decreto Rilancio, ndr) ma se sento Confindustria chiedere se si possa cancellare l’Irap - con la quale si finanzia il Ssn - a tutti la richiesta di Confindustria di tagliare l’Irap a tutti sostituendo le risorse mancanti con i fondi europei credo sia un modo sbagliato per ragionare sull’uso dei fondi comunitari e sugli investimenti che dovranno essere fatti”.