“Vertenza Bombardier: si è svolto al ministero dello Sviluppo economico il tavolo di confronto, a seguito della comunicazione del gruppo di apertura della procedura di cessione del ramo d'azienda ingegneria propedeutica alla produzione. Così come le istituzioni locali, anche il Mise ha concordato con la richiesta delle organizzazioni sindacali e delle Rsu circa la richiesta di ritiro della procedura. La delegazione aziendale presente (colpevolmente assenti l'ad Bombardier Italia Corradi e il rappresentante del gruppo Vazquez), pur confermando dal suo punto di vista la bontà dell'operazione, si è impegnata a trasferire tale richiesta all'azienda. Al tempo stesso, siamo stati informati che la procedura non si concluderà prima della fine del mese, anziché il 4 maggio". È quanto dichiarano Mariano Carboni, responsabile nazionale Fiom del settore ferroviario, e Andrea Mandraccia, segretario Fiom di Vado Ligure.

"Nel confermare tutta la nostra contrarietà a una scelta che rischia d'indebolire il sito in modo definitivo, sottolineiamo ancora una volta come il problema principale oggi sia l'assenza di un piano industriale per il consolidamento e il rilancio del sito. Infatti, non c'è alcuna traccia della volontà del sito di portare a Vado Ligure le locomotive Dc3 per il mercato estero europeo, condizione che porterà la fabbrica a essere senza carichi di lavoro a fine estate. Al tempo stesso, siamo sempre in attesa della formalizzazione del contratto per la produzione di 14 treni per Trenitalia per l'Alta velocità, cosa che porterebbe due anni di lavoro al sito", continuano i due dirigenti sindacali.

"Nessuna novità neppure sul fronte della collaborazione con Hitachi (strategica per Bombardier) per la produzione dei treni a potenza distribuita, destinati al trasporto regionale, situazione dove si è ancora fermi alla lettera d'intenti, a cui non si è più dato seguito. Perciò, abbiamo chiesto al Mise di mettere il gruppo di fronte al fatto che per Vado dev'essere fatta una scelta chiara. È da settembre scorso che stiamo aspettando un piano industriale degno di questo nome. Se Bombardier non garantisce più, così come noi crediamo, il sito produttivo, allora occorre lavorare a un piano B, verificando la disponibilità da parte di altri gruppi a rilevare lo stabilimento. Un impianto con altissime competenze e professionalità, nonché logisticamente ancora più strategico, una volta che sarà ultimata la piattaforma Apm. Insomma, occorre lavorare a una governance del settore produzione di materiale rotabile, che garantisca i siti produttivi presenti sul territorio nazionale. Riteniamo ci siano tutte le condizioni per farlo", aggiungono i due esponenti Fiom.

"Pertanto, il tavolo sarà riconvocato non oltre la fine della terza settimana di maggio. Nel frattempo, decideremo con i lavoratori le iniziative di mobilitazione da mettere in campo per contrastare queste miopi politiche 'finanziario industriali' e per tenere alta l'attenzione sulla vertenza, così come, più in generale, sulla questione della crisi industriale del nostro territorio”, concludono i due sindacalisti.