La vicenda di Mondragone è stata strumentalizzata. Nel focolaio di Covid-19, scoppiato all'interno delle palazzine ex Cirio, dove vivono molti migranti bulgari "è prevalsa la paura: non c'è stata la sensibilità necessaria per gestire la situazione". Inizia così il racconto di un ex parroco della città, che preferisce restare anonimo, ma espone una storia diversa da quella uscita sui giornali e mostrata in televisione.

A partire dalla ricostruzione degli eventi. "Una signora è andata a partorire in ospedale ed è risultata positiva al Coronavirus - spiega il prelato -. Si tratta di una donna di origine romena. Questa signora abita all'interno di un parco, che a Mondragone chiamiamo palazzine ex Cirio: a quel punto è iniziata una catena di errori". Quali sono state le incomprensioni? "Era necessario chiarire la situazione e intervenire dal punto di vista medico, ma attraverso un rapporto sereno con i cittadini migranti che vivono lì dentro. Invece tutto è girato intorno alla paura".

Una gestione non corretta dell'emergenza, dunque: "I migranti sono stati isolati e si sono sentiti prigionieri: a loro non è stato detto nulla. La procedura giusta era un'altra: chiamare un responsabile, spiegare il fenomeno dell'epidemia e illustrare i provvedimenti che sono previsti dalla legge. Queste persone, al contrario, si sono viste mancare la terra sotto i piedi, quindi hanno reagito per difendere la loro stessa sopravvivenza".

Non è stato opportuno poi estendere il dramma del Covid-19 alla situazione generale di Mondragone, dipinto negativamente dai media. "Così è stato colpito tutto il paese, molti hanno voluto suggerire che la nostra città sia un avamposto della criminalità. Non è vero. Mondragone ha 24 chilometri di spiaggia, una delle migliori d'Italia, ha l'agricoltura e il turismo, le acque sulfuree e i prodotti della terra. Viviamo in un territorio bello e positivo, la città non è affatto in stato di degrado. E non è un luogo razzista. Anche per questo chi ha gestito l'emergenza non ha avuto la sensibilità necessaria".

Resta in piedi il tema dei migranti e degli stagionali che abitano il territorio. "Alcuni vivono stabilmente nelle palazzine ex Cirio, altri fanno i braccianti stagionali. I migranti trovano difficile il discorso dell'integrazione, è compito nostro affrontare il problema con le nostre possibilità culturali. C'è tanto da fare. Solo un esempio: finora non ci sono sforzi per inserire i bambini nel mondo della scuola. Così queste persone vanno a lavorare la mattina presto con uno stipendio precario, paghe basse e orari prolungati, e vivono in appartamenti in otto o dieci alla volta. Il territorio - conclude - deve assumersi le sue responsabilità".