Dopo vent’anni di tagli cominciamo finalmente ad investire nel Servizio Sanitario Nazionale?

Questo Ministro sta provando a mantenere i principi enunciati e gli impegni assunti al momento del suo insediamento ricordando a tutti noi il valore dell’articolo 32 della Costituzione. È la prima volta che in poco meno di un anno arrivano al Fondo Sanitario Nazionale circa 6 miliardi e mezzo. Da questo punto di vista mi pare che la strada intrapresa sia quella giusta.

Investimenti in strutture, investimenti in personale. Nel Decreto Rilancia Italia una parte considerevole delle risorse stanziate serviranno per assumere. Insomma le risorse vere da cui ripartire sono gli uomini e le donne?

Si, ora però occorre insistere con il ministero perché queste assunzioni diventino a tempo indeterminato e il personale rimanga in servizio anche dopo il 2020. Se Covid ha messo in evidenza qualcosa è proprio la carenza di personale specializzato negli ospedali, e la quasi totale mancanza di personale nei territori. Quindi bene gli investimenti sul personale ma non ancora sufficienti. Inoltre credo che il ministro debba spingere affinché il riconoscimento del personale sanitario avvenga anche attraverso una giusta remunerazione provvedendo al rinnovo del contratto. Insomma esser chiamati eroi può essere – a volte - gratificante, ma è il loro lavoro quotidiano che va valorizzato attraverso il riconoscimento della professionalità, del giusto salario e attraverso un’organizzazione del lavoro in grado di rispondere ai bisogni di cittadini e lavoratori.

La parola chiave del Decreto, la parola che dà il senso dello sguardo in prospettiva è territorio

È’ proprio così. Gli investimenti proporzionalmente maggiori riguardano il territorio, una parte legati al contrasto del Virus ed è necessario sia così.  Se vogliamo arginare una eventuale seconda ondata, l’unico modo è realizzare rapidamente un monitoraggio vero, una presa in carico che solo il servizio territorio può fare.  E poi una parte degli investimenti previsti sono destinati alla domiciliarità e all’assistenza dei più fragili. Importante l’istituzione dell’infermiere di comunità, figura che chiediamo da anni. Insomma per noi è davvero importante che il ministro Speranza abbia riconosciuto il deficit di questo settore ed abbia deciso di investirvi, così come importante la scelta di assumere personale e incrementare le borse di studio per le specializzazioni. Credo che se si continua con queste politiche forse torniamo al quell’idea di Servizio sanitario universale per tutti i cittadini che stava nella grande riforma del 1978.

Se esiste un limite, tra i tanti, che l’emergenza sanitaria ha messo in evidenza è la diversificazione regionale dei servizi sanitari. Non sarà che forse bisognerebbe riandare alla Legge del 78 e tornare a pensare il Servizio Sanitario Nazionale?

Ne sono convinta da tempo. Il Covid ha messo in evidenza che un sistema con servizio sanitario nazionale che deve essere garantito, con livelli essenziali che devono essere garantiti ma il tutto demandando alle regioni di fronte alla pandemia non regge. Investimenti e scelte regionali diversificate hanno dimostrato l’incapacità di affrontare in maniera sinergica l’emergenza. Alcune regioni hanno reagito meglio, altre erano più preparate, alcune avevano ancora una parte di servizio territoriale altre l’avevano completamente distrutto, in ogni caso complessivamente il sistema ha manifestato tutti i suoi limiti. Penso che questa sia l’occasione vera che hanno i cittadini e le cittadine italiane, le organizzazioni sindacali, la politica – avendo anche un ministro molto sensibile su questo tema – di dire torniamo alla 833, vediamo come ricostruire un sistema sanitario nazionale universale e unitario in grado di garantire gli stessi diritti a tutti. Cogliamola questa occasione, costruiamo una grande alleanza come facemmo 40 anni fa, per ricostruire la sanità pubblica e universale uguale su tutto il territorio nazionale.