Il 14 ottobre del 1962 un aereo spia U-2 statunitense evidenzia la costruzione di una postazione missilistica a Cuba. Kennedy ordina la "quarantena" navale dell’isola: qualsiasi nave che tenti di forzare il blocco (effettivo a partire dalle 10 del 24 ottobre) verrà fermata anche con il ricorso armi.

L’America viene a conoscenza della crisi in atto solo il 22 ottobre, quando il presidente dirà in televisione: “Buonasera miei concittadini: questo governo, come promesso, ha mantenuto la più stretta sorveglianza del potenziamento militare sovietico sull'isola di Cuba. Nell'ultima settimana, prove inequivocabili hanno stabilito il fatto che una serie di siti missilistici offensivi è ora in preparazione su quell'isola imprigionata. Lo scopo di queste basi non può essere altro che fornire una capacità di attacco nucleare contro l'emisfero occidentale”.

“La politica di questa nazione - prosegue Kennedy - sarà quella di considerare ogni missile nucleare lanciato da Cuba contro qualunque nazione dell’emisfero occidentale come un attacco lanciato dall’Unione Sovietica contro gli Stati Uniti, che provocherà una rappresaglia con ogni mezzo nei confronti dell’Unione Sovietica”.

Il mondo è sull’orlo della guerra

Alle ore 12 del 25 ottobre un preoccupato Giovanni XXIII dirige ai popoli del mondo intero e ai loro governanti un appello per la pace immediatamente diffuso in ogni continente dalla stazione Radio Vaticana.
“Alla Chiesa - dirà - sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere (…) Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra”.

Forse anche grazie all’intercessione del pontefice, come dicono alcuni, forse no, la guerra non scoppia e il 26 ottobre Kruscev avanza l’offerta di ritiro dei missili dietro la promessa degli Stati Uniti di non invadere l’isola. Il 27 ottobre però la crisi raggiunge l’apice, quando un Lockheed U-2 statunitense viene abbattuto su Cuba e un altro che volava sulla Rsfs Russa viene quasi intercettato.  Allo stesso tempo i mercantili sovietici si avvicinano alla zona di quarantena. “Credevo fosse l’ultimo sabato che avrei mai visto”. Sarà il commento del ministro della Difesa americano, Robert Mc Namara. All’apice della crisi Kennedy decide di accettare le offerte sovietiche. Le navi russe tornano indietro.

Il 28 ottobre Kruscev annuncia di aver ordinato la rimozione dei missili sovietici da Cuba. La crisi può considerarsi finita. “Per la prima volta dalla crisi dei missili cubani - affermava il 6 ottobre scorso il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden - dobbiamo fronteggiare la minaccia di un’atomica, specie se le cose proseguiranno nella direzione in cui stiamo andando”.

“Non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare che proprio allora minacciava il mondo - ribadiva domenica scorsa durante l’Angelus Papa Francesco - Perché non imparare dalla storia? Anche in quel momento c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica”.