La crisi persiste, anche se ci sono nuovi segnali di ripresa soprattutto in alcuni settori industriali. Il governo deve quindi attivarsi immediatamente per dare sostegni stabili verso la ripresa.  È questo in estrema sintesi il giudizio della Cgil sui dati diffusi dall’Istat che confermano una situazione della produzione industriale fortemente condizionata dalla pandemia, ma indicano qualche segnale di controtendenza.  Lo hanno spiegato oggi (10 settembre) in un comunicato stampa il segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli e il coordinatore della Consulta industriale, Fausto Durante. 

La Cgil torna quindi a sollecitare “il governo a dare corso agli impegni assunti in diverse occasioni per risolvere positivamente le situazioni di difficoltà” aggiungono i dirigenti Cgil con chiaro riferimento al trasporto aereo con Alitalia, al settore siderurgico “per le incerte prospettive dei principali siti produttivi italiani, da Taranto a Terni e Piombino”, nell'automotive, per gli effetti della annunciata fusione tra Fca e Psa sui siti produttivi italiani e sulla filiera della componentistica, nel settore tessile che, rimarcano i dirigenti sindacali, “resta tra i più colpiti”. Ed è ovvio che dalle risposte che verranno all'insieme dei temi cruciali per l'industria italiana dipenderanno la velocità e l'efficacia della ripresa. Per questo il governo “deve agire presto e bene”.

Oltre ai dati più negativi, spiegano ancora Miceli e Durante, si confermano segnali positivi che erano emersi già nelle rilevazioni prima dell’estate. Uno dei dati  
positivi rispetto alla precedente rilevazione, riguarda il calo su base annua che ora si attesta su un meno 16,8%, inferiore al meno 20,3% registrato a giugno. Appare altresì incoraggiante il fatto che rispetto al mese precedente, a luglio l'indice complessivo segni un aumento del 7,4% rispetto a giugno, che già aveva segnato un +42,1% rispetto al mese precedente, ancora segnato dai devastanti effetti del lockdown”. In questo contesto fanno quindi “ben sperare gli aumenti su base mensile di quasi tutti i comparti, dai beni strumentali a quelli intermedi e di consumo oltre al significativo aumento del 16,5% nella produzione di computer e del 12,7% nella produzione di mezzi di trasporto”. 

L'industria italiana dà un ulteriore segnale di miglioramento con i dati di luglio, sebbene rimanga sempre forte l'indicazione della gravità della crisi quando si guarda al periodo più ampio o al raffronto con lo scorso anno. Secondo l'Istat, infatti, la produzione è salita del 7,4% (indice destagionalizzato) rispetto a giugno. Si tratta di un dato superiore a quel che stimavano gli analisti. Nella media del trimestre maggio-luglio il livello della produzione cresce del 15% rispetto ai tre mesi precedenti. Resta, corretta per gli effetti di calendario, una diminuzione in termini tendenziali dell’8,0% che caratterizza tutti i comparti; il calo è più pronunciato per i beni intermedi (-11,3%), mentre risulta meno rilevante per gli altri aggregati, con diminuzioni del 6,8% per i beni strumentali e l’energia e del 6,2% per i beni di consumo. D'altra parte, ancora da Intesa ricordavano che "la tendenza annua rimarrà negativa probabilmente sino ai primi mesi del 2021. Stimiamo una contrazione di -12,6% nel 2020, seguita da un rimbalzo di +8,7% nel 2021".

Tra i settori che tengono c’è anche il settore agroalimentare e questo si potrebbe anche interpretare come “un segnale per Confindustria, che dovrebbe rimettere in discussione il suo inaccettabile veto sul recente rinnovo del contratto nazionale per l'industria alimentare”.