Oggi, 18 aprile, la Cgil Palermo partecipa al sit-in che si terrà alle ore 18 in Piazza Pretoria per la mobilitazione nazionale contro la conversione in legge del cosiddetto "Decreto Cutro". Un sit-in che continua a raccogliere di ora in ora le adesioni da parte di decine di associazioni, per manifestare il dissenso contro “un ennesimo strumento per criminalizzare e clandestinizzare le persone migranti che renderà ancora più debole il nostro sistema di accoglienza, già alle corde”.

“Un decreto che non affronta in nessun modo la risoluzione della problematica delle persone che muoiono nel Mare Mediterraneo – dichiarano il segretario organizzativo Francesco Piastra e la responsabile ufficio migranti Bijou Nzirirane -. Togliendo la protezione speciale tolgono i diritti e la possibilità alle persone che sono irregolari di poter fare un percorso di inclusione. Non si può prima piangere sui morti e dopo preparare un decreto che è inaccettabile in quanto non risolve il problema dell’ingresso dei cittadini migranti in Europa”.

“Se il governo e la Comunità europea non affrontano l’emergenza sociale che è alle nostre porte – proseguono Piastra e Nzirirane - che arriva dal Nord Africa e dal Mediterraneo, teatri di guerra, carestie ed emergenze climatiche, se non si affrontano seriamente questi problemi, sarà inevitabile un esodo di migliaia di persone verso l’occidente. Bisogna prepararsi per accogliere e, prima ancora, bisogna attivare i canali umanitari per consentire un arrivo sicuro dei tanti che hanno diritto a una vita migliore. Altrimenti i governi occidentali saranno, e tutti lo saremo, responsabili dei tanti morti. E il Mediterraneo diventerà sempre più un cimitero”.

L’Appello

Questo il testo dell'appello per la Mobilitazione nazionale contro la conversione in legge del Decreto Cutro. #NONSIAMODACCORDO:

“Le organizzazioni e le reti firmatarie di questo appello esprimono grande preoccupazione e contrarietà ai contenuti del Ddl 591/2023, meglio conosciuto come “Decreto Cutro”, ora in discussione al Senato. Varato all’indomani del naufragio del 26 febbraio scorso come risposta del Governo alle stragi nel Mediterraneo, il decreto in realtà non affronta in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone. Al contrario, prevede condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che arrivano in Italia, con il sicuro effetto di aumentare situazioni di irregolarità ed esclusione anche di chi è già da tempo sul territorio nazionale. In particolare, contestiamo i provvedimenti che mirano a smantellare la protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero, che aveva in parte attutito i disastrosi effetti dell’abolizione della protezione umanitaria, a potenziare la rete dei Centri per il Rimpatrio, a ostacolare il diritto al ricorso dei richiedenti asilo che ottengono un diniego.

Com’è possibile sostenere che queste misure preverranno il traffico di esseri umani? Si tratta invece, con tutta evidenza, di interventi che renderanno sempre più difficile il soggiorno regolare e una positiva integrazione in Italia e che contribuiranno alla criminalizzazione delle persone migranti, a detrimento non solo loro, ma dell’intera collettività. Rifiutiamo la contrapposizione tra migranti regolari e irregolari che emerge dalla scelta di inserire in questo testo provvedimenti inerenti al Decreto Flussi, senza rafforzare il sistema di asilo: se da tempo chiediamo a gran voce l'allargamento dei canali legali di ingresso, sappiamo bene che non possono essere queste misure a rispondere al bisogno di protezione internazionale. E chi in questi venti anni ha provato ad assumere in regola dei lavoratori stranieri sa che le misure previste sono del tutto insufficienti, perché l’unica possibilità per favorire incontro tra domanda e offerta di lavoro regolare sta nello scardinare del tutto il meccanismo previsto dalla Bossi Fini.

È fondamentale invertire velocemente la rotta e promuovere politiche eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo. Partendo dall’opposizione a queste norme, in un percorso che chiede ingressi legali, corridoi umanitari, garanzia dell’accesso alla procedura di asilo e all’accoglienza, abbandono delle politiche di esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, come l’accordo con la Libia, salvaguardia delle vite in mare.

Chiediamo al Parlamento di bocciare questo provvedimento, e al Governo di modificare radicalmente gli interventi messi in atto e quelli recentemente annunciati, del tutto inadatti a gestire una crisi nel Mediterraneo destinata a peggiorare senza provvedimenti adeguati della comunità internazionale. Per questo saremo in piazza il prossimo 18 aprile, in contemporanea all’arrivo al Senato del Decreto Cutro. Per esprimere il nostro dissenso, ribadire le nostre proposte e chiedere un immediato cambiamento di rotta nelle scelte che riguardano l’immigrazione e il diritto d’asilo”.