Curioso che il giorno scelto sia proprio un lunedì, da sempre il giorno in cui i teatri sono chiusi. Ma dopo mesi di incertezze e dubbi, la fatidica data del 15 giugno è arrivata. Cinema, teatri e spazi culturali sono pronti a riaccendere i riflettori, per piccoli eventi. Preferibili quelli all'aperto, con un massimo di mille spettatori, che diventano duecento nelle sale chiuse, come quelle cinematografiche. Purtroppo, però, la ripartenza non sarà uguale per tutti. Molti spazi hanno deciso di saltare la stagione estiva e riaprire direttamente a settembre, per via degli ingenti costi e dei dubbi sulla possibilità di sostenerli con gli ingressi a numero ridotto. Tra questi ci sono diverse sale cinematografiche, già penalizzate dall'affluenza normalmente più bassa durante l'estate.

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La scelta della chiusura, invece, è proprio obbligata per i piccoli teatri e spazi culturali, dove rispettare il distanziamento sociale significherebbe poter staccare un numero davvero esiguo di biglietti. In molti, dunque, pur volendo, resteranno a guardare lo spettacolo, senza potervi partecipare. Tra quelli che potranno permetterselo, invece, alzare il sipario sarà un primo gesto per provare a tirare il fiato, dopo mesi di vuoto. Riorganizzare l'offerta culturale non sarà semplice, dal momento che le stagioni teatrali si chiudono, normalmente, a maggio e che i set fermi non hanno permesso l'uscita di nuovi film, se non quelli in streaming, precedentemente prodotti.

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L'estate offrirà più occasioni, invece, ai festival, alle rassegne e alle arene cinematografiche. Il Napoli Teatro Festival, per esempio, ha già annunciato la tredicesima edizione dall'1 al 31 luglio, con un ricco cartellone, nel quale spiccano soprattutto i nomi dei big. Ma che faranno i colleghi altrettanto bravi e meno noti? Anche il Teatro Greco di Siracusa opta per un piano B, a base di monologhi, ma "così è un errore, una finta partenza" commenta Emanuela Bizi, della Slc. Per il sindacato, riaprire è importante per il lavoro, ma non se riguarda i soliti (pochi) noti. La proposta lanciata dalla Slc è, invece, che il Ministero finanzi le regioni, perché  queste a loro volta producano bandi aperti a tutte le imprese, le compagnie e le associazioni del territorio.

L'obiettivo è incentivare la produzione  di spettacoli diffusi, d’accordo con i comuni che mettono a disposizione le piazze. Questi bandi servirebbero a finanziare il lavoro, senza che tutto ciò avvenga in modo gratuito. "Il Ministero dovrebbe davvero promuovere una ripartenza dal basso - sostiene Bizi- creando anche dei bandi destinati ai drammaturghi,  per la scrittura di testi che possano essere portati in scena, nel rispetto delle norme e del distanziamento sociale, obbligatori anche per la sicurezza dei lavoratori. Non possiamo farli ammalare per ripartire".

La soluzione, secondo Bizi, è ripensare a come far ripartire davvero la macchina produttiva. "Abbiamo bisogno di provare a scatenare la creatività per trovare soluzioni, piuttosto che continuare a restare fermi, mentre le imprese incassano comunque i soldi del Fus. E nel frattempo, i lavoratori dello spettacolo, se la passano davvero male".  

Le regole per tornare in sala e in scena
Per gli spettacoli al chiuso si potranno staccare un massimo di duecento biglietti, che diventano mille all’aperto. Sia il pubblico che gli operatori dovranno indossare le mascherine, obbligatorie anche per gli artisti, fuori dal palco. Distanziamento sociale anche in scena, misurazione della temperatura a tutti, igienizzazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro, tra un evento e l’altro. Divieto di consumare cibo e bevande durante gli spettacoli, vendita dei biglietti preferibilmente online e con carta, se in biglietteria.