I singoli individui, nelle loro azioni quotidiane anche minime, e il sistema economico complessivo: ciascuno, ovviamente quota parte, ha un suo ruolo da svolgere per evitare la catastrofe ambientale. Di questo si è discusso nel panel “L’ambiente siamo noi. Come salvare il pianeta cambiando sistema”, nel corso della festa di Liberetà, storico mensile dello Spi Cgil, che si è svolta nei giorni scorsi a Senigallia.

Alcune cose da fare sono anche semplici. Ottavia Belli, di Sfusitalia, spiega in questo video un progetto interessante: un sito che raccoglie e localizza i negozi che vendono, appunto, prodotti sfusi "al peso o al litro, quindi senza imballaggi", "perché ciò che è importante è la prevenzione, quindi prevenire il consumo di risorse e la produzione di rifiuti, affinché non vadano gestiti a valle in maniera dispendiosa a livello energetico ed economico", sottolinea.

Fabio Ciconte, dell'associazione Terra, rileva però che comunque "bisogna fare un ragionamento di sistema perché il cambiamento climatico in atto è un fenomeno che sta stravolgendo la nostra società e il nostro modo di vivere e che quindi va preso molto seriamente". Certamente bisogna anche "agire sul piano personale e mangiare in maniera sostenibile" – e quindi va bene mangiare ad esempio meno carne – ma bisogna soprattutto "ridurre la produzione di carne che sta drammaticamente inquinando il pianeta". 

Per Monica Di Sisto, della ong Fairwatch, per una seria lotta per l'ambiente abbiamo bisogno di due cose: "Investimenti adeguati e regole che riorientino la produzione 'retribuendo' i due fattori che in questo momento il profitto sta estraendo fino all'osso: la natura e il lavoro" e poi "bisogna cambiare il modo in cui produciamo le cose e dobbiamo anche noi spostare la domanda verso beni più verdi". Da questo punto di vista "abbiamo un appuntamento che non possiamo perdere: nel 2024 l'Italia sarà presidente del G7: il sindacato e le associazioni non faranno mancare la propria voce".

Un ruolo cruciale lo svolge anche l'informazione, come sottolinea Giuseppe Mennella, direttore di Liberetà: "L'informazione sull'ambiente deve poggiare su dati scientifici, certificati, sfuggendo alla trappola apocalittici/integrati. La parola chiave è questa: rigore".