A Terni si rischia un’emergenza sociale. A lanciare l’allarme è la Fiom provinciale. “Le aziende metalmeccaniche stanno cominciando le ristrutturazioni, in certi casi mettendo in discussione la natura del contratto per meri risparmi sul costo del lavoro. Quelle artigiane, poi, sono ancora in ritardo per il pagamento dell’Fsba, il Fondo di solidarietà del settore, e del Fis, il Fondo di integrazione salariale”. Una situazione esplosiva, messa nero su bianco in un ordine del giorno approvato dal suo direttivo delle tute blu Cgil, preoccupate per l’instabilità politica che potrebbe portare alla fine del blocco dei licenziamenti e quindi a una vera carneficina dal mese di aprile.

A preoccupare il sindacato, in particolare, la gravità della situazione che stanno vivendo i lavoratori dell’Electroterni, un’azienda che applica il contratto nazionale dell’industria e nella quale il cambio di tipologia di cassa integrazione, da straordinaria a covid, ha causato “un cortocircuito burocratico che sta lasciando i lavoratori senza salario da oltre tre mesi, nonostante gli sforzi degli attori in campo”.

Nell’ordine del giorno la Fiom Terni torna anche sulla vendita di Ast: "l’accordo ponte scongiura interventi immediati, ma servirebbe un’azione del Governo che coinvolga la multinazionale per definire il perimetro di vendita, così da non trovarci nel momento dell’apertura della procedura con processi irreversibili già avviati, che mettano a rischio i lavoratori e il perimetro aziendale”. Particolare attenzione, poi, va rivolta, secondo la federazione, ai lavoratoti dell’indotto delle acciaierie "che hanno già pagato un prezzo altissimo con le ristrutturazioni passate, in termini di livelli occupazionali e salariali. La politica sui cambi di appalto e i coni d’ombra del sub-appalto non garantiscono diritti ai lavoratori e nemmeno reali risparmi all’azienda”.