Rispetto diffuso delle norme e dei protocolli, mantenimento di forme di lavoro agile, significativi interventi sull’organizzazione del lavoro, forte spirito collaborativo tra aziende e sindacali ed alcune criticità: queste, in sintesi, le prime indicazioni che arrivano dalle aziende del settore dei materiali da costruzione, a venti giorni dalla ripartenza totale delle produzioni, secondo uno studio della Fillea Cgil, condotto su un campione di 160 aziende del legno-arredo, cemento, laterizi, lapidei.Dai dati, classificati anche per dimensione di impresa, emergono alcuni aspetti interessanti: una minoranza di aziende, soprattutto medie e medio piccole (il 21,8%, principalmente concentrate nel comparto del legno) non ha sentito l’esigenza di preparare la ripartenza con uno specifico accordo aziendale a tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nonostante ciò, c’è un rispetto diffuso dei protocolli aziendali e di settore e nel 93% delle aziende campionate sono stati  costituiti i comitati aziendali previsti dai protocolli sindacali confederali e di comparto. Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, il 68% delle aziende ha mantenuto forme diffuse di lavoro agile, anche se in numero minore rispetto al periodo di lockdown,  e soprattutto si evidenza un buon confronto aziende-sindacato sulle ricadute organizzative, che hanno portato nell’82,5% delle imprese modifiche complessive o parziali a orari e turni, ingressi e uscite, flessibilità.Per il segretario generale, Alessandro Genovesi, questi primi dati dimostrano che “in una fase così complicata, investire su più relazioni industriali, su maggiore contrattazione, produce un vantaggio al sistema - imprese e lavoratori in primis -, con l’esperienza dei comitati aziendali per il rilancio, che potrebbe rappresentare un modello per rafforzare partecipazione e confronto anche oltre l’emergenza sanitaria”.

Permangono ovviamente situazioni di difficoltà, come spiega la segretaria nazionale Tatiana Fazi, che ha curato il report, “su cui la nostra azione di denuncia e mobilitazione continuerà, in particolare in quel 7% di aziende che non hanno ancora costituito i comitati o li hanno costituiti violando l’accordo interconfederale, cioè senza coinvolgere i delegati. Non ci convince, poi, la scelta di alcune aziende di sostituire la misurazione della febbre con forme di autocertificazione dei lavoratori”, prosegue la dirigente Fillea, che sottolinea anche “i disagi connessi alla chiusura delle mense e, in diverse aziende, degli spogliatoi, che sono fondamentali proprio per assicurare maggiore tutela, non solo al lavoratore, ma anche alla sua famiglia. Così come dovrà continuare la nostra azione sindacale per riorganizzare meglio postazioni e linee laddove, vi sono tutte le condizioni per assicurare il distanziamento fisico”.