Il rimpasto nel governo italiano e l'insediamento di Joe Biden negli Stati Uniti si dividono equamente le prime pagine dei quotidiani di oggi. Il Corriere della sera apre con: “La strada stretta di Conte. Il premier al Colle, dubbi sulla riuscita dell'operazione volenterosi”; il Messaggero con “Conte accelera sul suo partito”; il Fatto quotidiano sceglie: “Renzi: sfiduciamolo. Ma i suoi si ribellano”. La Repubblica opta invece per: “Il riscatto dell'America. Joe Biden ha giurato, è i1 46° presidente degli Usa”, mentre la Stampa apre con: “Bentornata America”, e il Manifesto con: “Un'altra storia”. Il Sole24Ore sceglie invece di aprire con la politica economica: “Ok al deficit, raggiunti i 165 miliardi. Cig, 26 settimane gratis per il terziario”.

Interviste
Il Corriere a pagina 6 pubblica un'intervista di Viviana Mazza allo storico afroamericano Ibram X. Kendi. “Ill presidente Biden, il Congresso e il popolo americano - si legge - dovrebbero far sì che tutti debbano rendere conto delle proprie azioni. Ci sarà sempre qualcuno che la prenderà male. L'anno scorso ho visto arrestare e condannare tante persone che manifestavano contro la violenza della polizia e il razzismo e non ho notato sforzi per evitarlo nel timore di dividere ulteriormente il Paese. Ma quando si tratta di giudicare Trump o i repubblicani al Congresso o di arrestare i suprematisti bianchi che prendono d'assalto il Campidoglio, allora si parla di unità. Se i repubblicani e gli stessi moderati si preoccupassero dell'unità del Paese porterebbero avanti politiche e pratiche che davvero promuovono l'uguaglianza e la giustizia davanti alla legge, perché sono queste le cose che creano unità”.

Sullo stesso quotidiano , ma a pagina 39, c'è poi un'intervista di Rita Querzè a Roberto Benaglia della Fim su Stellantis. “Cosa vi ha rassicurato? - si legge - La base di partenza, e cioè il rispetto degli impegni presi con il piano industriale firmato da Sergio Marchionne. E poi la decisione di reinvestire i 5 miliardi di economie preventivate da qui ai prossimi cinque anni anche per il rilancio dei marchi italiani. Cosa vi preoccupa? Diversi siti italiani sono scarichi di lavoro. E poi non ci sono solo le fabbriche: le sovrapposizioni possono riguardare anche le funzioni di staff, dall'amministrazione al personale. Tutto il settore è scosso alla radice da un cambiamento epocale. In Europa facciamo i conti con una situazione di sovracapacità produttiva”.

Sulla Repubblica, a pagina 37, Ezio Mauro intervista poi Fausto Bertinotti sul centenario della scissione di Livorno. “Perché era contrario al cambio dl nome del Pci? 'Perché perdevamo la comunità, una comunità straordinaria'. Continuare a chiamarsi comunisti valeva il prezzo di un'altra scissione? 'Io mi chiamo comunista, ma se lei mi chiede una parola per la sinistra di domani, dico socialismo'. A Livorno l'ex segretario del Psi Costantino Lazzari polemizza con Lenin che chiede il cambio del nome del partito, dicendo che è ora di gettare via la camicia sporca del socialismo. Lei con chi sta? 'Bene, la stupirò: ma su questo, io sto con il vecchio Lazzari'.”

Domani, a pagina sembra rispondere con un'intervista di Daniela Preziosi a Piero Fassino, l'ultimo segretario dei Ds, che dice: “Quando finisce una storia ti chiedi sempre cosa lascia. E io dico che il principale lascito è il valore assoluto della democrazia. È tanto più importante perché nei primi anni della sua vita il Pci, con Bordiga, contesta la democrazia come strumento borghese che impedisce la rivoluzione. Da Gramsci in poi, e grazie a Togliatti, la lettura cambia. Gradualmente la democrazia diventa prima lo spazio più favorevole al socialismo, poi il contesto dentro cui va pensata la trasformazione della società, e infine con Berlinguer assume un valore universale: non c'è trasformazione se non fondata sulla democrazia. Una evoluzione a cui Emanuele Macaluso, che ci ha lasciato in questi giorni, ha dato un contributo convinto e prezioso”.

Sulla Stampa, invece, a pagina 5 si torna a parlare di Stati Uniti con un'intervista alo storico Charles Kupchan. “Una chiamata alle armi per l'unità, e uno sforzo per dire ai 74 milioni di elettori di Trump che è ora di cambiare. Quanti lo ascolteranno? Pochi. Quindi la sfida è passare dalla visione della riunificazione alla realtà. Perciò il focus sarà su pandemia, infrastrutture, sanità, addestramento dei lavoratori, istruzione, tecnologia, manifattura, competitività, stimoli Più spazi per l'Italia con l'uscita di Londra dall'Ue e la fine del mandato di Merkel in Germania economici. Biden capisce che Trump è un avvertimento, un sintomo delle divisioni più che la causa. Perciò il suo compito non è girare le spalle, ma chiedersi come e perché sia successo. Come risolviamo i problemi che hanno portato a Trump, e recuperiamo i milioni di insoddisfatti che lo hanno sostenuto? Se non darà una risposta, Trump diventerà la nuova normalità”.

Editoriali e commenti
Il fondo del Sole24Ore è dedicato al governo italiano ed è affidato a direttore Fabio Tamburini, che scrive: “Non ci sono le condizioni per vivacchiare in attesa di tempi migliori, per buttare in là la”, palla. Dall'Europa, e non solo, arrivano segnali chiari che il Recovery plan deve cambiare significativamente, che occorre trasformare una somma di progetti variamente assortiti in un piano vero per cambiare il Paese, con gli strumenti per applicarlo in modo adeguato e con le riforme indispensabili al gradimento europeo. Così come non è più possibile andare avanti con ristori a pioggia senza disegni organici in grado di superare le difficoltà d'interi settori. Di sicuro deve valere un principio: vietato vivacchiare”.

Sullo stesso tema, in prima pagina sul Corriere scrive Antonio Polito: “Alla fine i 'volenterosi' sembravano loro, i senatori democratici e pentastellati: pronti a tutto pur di non andare alle urne - scrive -. Di questo exitus della democrazia dei partiti, intendiamoci, Giuseppe Conte non è l'autore: è l'epigono. La stampa tedesca si è divertita in questi giorni a fare qualche comparazione: dal 1989 in Germania ei sono stati tre diversi Cancellieri, Kohl, Schroeder, Merkel, da noi dodici. Ecco che cosa è stata la Seconda Repubblica. L'avvocato Conte è arrivato a delitto già consumato, ha trovato il tesoro di Palazzo Chigi per strada e, con un colpo di fortuna alla Gastone Paperone, se n'è impadronito. Che doveva fare? Anzi, sta dimostrando una perizia e un'astuzia fuori dal comune nel conservarselo: una crisi all'anno, si è mangiato un Matteo a Ferragosto e uno alla Befana, i due pezzi da novanta della nuova politica”.

Sulla Repubblica l'editoriale del direttore Maurizio Molinari è invece dedicato a Joe Biden: “Il discorso di Biden non contiene solo la promessa di ricostruire gli Usa, ma soprattutto l'impegno a difendere la democrazia. Gli stessi diritti che Biden si è affrettato a riaffermare firmando, subito dopo l'insediamento, una raffica di ordini esecutivi per proteggere coloro che più Donald Trump ha aggredito: gli immigrati. E poi ci sono le 'alleanze da ricostruire' aggiunge Biden, proponendo alle democrazie un orizzonte comune per affrontare e sconfiggere 'i nemici di questo secolo e non del secolo scorso'. Ovvero, riunificare l'America e rafforzare i diritti significa rimettere in moto il cantiere della democrazia per consentire al mondo libero di affrontare le piaghe che più lo affliggono”.

Il fondo di Avvenire, invece, è dedicato alla Pandemia e lo scrive Walter Ricciardi: “In Italia ci si crogiola nell'illusione che il peggio sia passato e che possiamo avviarci rapidamente verso la vecchia normalità, soprattutto ora che abbiamo un vaccino. Invece bisogna dire con chiarezza che se fossimo nel corso della seconda guerra mondiale non saremmo nel 1945, quando già si poteva guardare alla Ricostruzione, ma nel 1941, in pieno conflitto, che potremo vincere solo se baseremo le decisioni sull'evidenza scientifica e su un'organizzazione consapevole, disciplinata ed efficiente. Oggi per noi la sfida è limitare la circolazione del virus, bloccare le nuove varianti, più contagiose, e fare una vaccinazione di massa, quanto prima e nel modo migliore. Non è un caso che la nuova amministrazione Usa finalmente abbia messo questo obiettivo al primo posto, proponendosi di vaccinare 100 milioni di americani nei primi 100 giorni. Noi non siamo sulla buona strada”.

Lavoro, welfare, sindacato
Si parla molto di Stellantis nei quotidiani di oggi. A pagina 39 il Corriere della sera titola “Stellantis, mossa del governo: lo Stato azionista non è un tabù”. Si legge: “Per il governo si tratterebbe di entrare in un'operazione che ormai ha già preso forma. Intanto ieri la luna di miele delle relazioni industriali in Stellantis è cominciata con il piede giusto. II ceo Carlos Tavares ha incontrato i sindacati. Le dichiarazioni di martedì scorso in conferenza stampa avevano spianato il terreno. AI sindacato italiano è piaciuta l'immagine di Stellantis dipinta come uno scudo a protezione dei marchi e dei posti di lavoro”.

Sulla Repubblica, a pagina 31, Diego Longhin scrive: “Tavares apre ai sindacati. 'Confrontiamoci sul piano'. “'E' l'avvio di un dialogo per creare un sistema di relazioni sindacali più forte e costante per questa nuova fase', sottolineano Francesca Re David, la numero uno della Fiom Cgil, e Michele De Palma, responsabile automotive Fiom. 'Negli stabilimenti c'è un misto di preoccupazione e di speranza. Vorremmo che si aprisse uno nuova fase con un pieno utilizzo delle capacità produttive', aggiungono i responsabili del sindacato dei metalmeccanici della Cgil. 'Il gruppo vuole infondere a tutti i lavoratori un segnale di speranza per affrontare la crisi mondiale non solo in difesa, ma all'attacco vincendo la competizione con i maggiori concorrenti'”.

Massimo Franchi, a pagina 8 del Manifesto, scrive: “Da parte sua Tavares, che ieri ha visitato la fabbrica di Melfi, ha subito rassicurato i suoi nuovi interlocutori con i messaggi già lanciati alla stampa il giorno precedente: L'Italia è centrale per Stellantis, ha esordito, confermando gli impegni presi nel piano di Fca e promettendo che le «sinergie non penalizzeranno gli stabilimenti italiani ed i lavoratori. L'obiettivo di Tavares è il rafforzamento dei marchi italiani, a partire da Alfa e Maserati”.

Un altro tema molto presente è quello della cig per covid. A pagina 5 del Sole24Ore, Giorgio Pogliotti e Carlo Tucci titolano: “Cig, 26 settimane gratis per il terziario. Proroga selettiva e differenziata per la cassa Covid”. “Riunione dopo riunione inizia a prendere forma il piano del governo per uscire, gradualmente, dalle misure emergenziali, da far confluire nel prossimo decreto Ristori – si legge -. Si va verso una disciplina "differenziata" e "selettiva" degli aiuti: per i settori non coperti dagli ammortizzatori ordinari, ancora in crisi e con una prospettiva più lenta di uscita dagli effetti della pandemia, si starebbe ragionando su ulteriori 26 settimane di cassa integrazione Covid-19, utilizzabili quest'anno forse nell'arco di un biennio. Fino a Natale (o un po' prima, dipende dalle risorse finali disponibili) l'ammortizzatore, destinato a sostituire Cig in deroga e assegno ordinario (Fis), sarebbe gratuito”.

Sullo stesso tema scrive Paolo Baroni a pagina 13 della Stampa: “Un'altra novità riguarda poi gli indennizzi. Gualtieri ha confermato l'intenzione di superare sia il meccanismo dei codici Ateco che quello legato ai colori delle Regioni come l'aggancio alle perdite dell'aprile 2020 rispetto al 2019 utilizzati sino ad oggi per poter fare più in fretta possibile. Cambiano gli indennizzi Col nuovo decreto si cercherà di aiutare anche chi sino ad oggi non ha ricevuto nulla o ha ricevuto poco, compresi i professionisti”. Se ne parla anche sul Messaggero, a pagina 12: “Nel pacchetto lavoro rientrerà anche un intervento sulla Naspi, l'indennità di disoccupazione. Accanto agli ammortizzatori sociali, la voce più rilevante è quella relativa al sostegno alle imprese costrette alla chiusura o comunque danneggiate dalle restrizioni e in generale dalle conseguenze del contagio. In questo ambito il ministro ha confermato la scelta di passare dalla logica dei codici Ateco, quindi degli aiuti alle categorie colpite in modo diretto dai provvedimenti (con il rischio di penalizzarne altre) a quella della perdita di fatturato”.

Oggi su Collettiva si parla di Smart working e di un nuovo sondaggio dell'Osservatorio Futura su paure e prospettive degli italiani.

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