La scorsa notte è stato approvato un emendamento alla legge di bilancio che registra un aumento di 31 milioni sul Fondo integrativo statale destinato a coprire le borse di studio. “Un risultato importante e certamente una vittoria per i tantissimi studenti che ogni anno rischiano di non ricevere la borsa di studio pur avendone diritto a causa della mancanza di fondi – dichiara Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell'Unione degli universitari –. Purtroppo, però, questo aumento non è ancora sufficiente e strutturale a cancellare la vergognosa figura degli idonei non beneficiari, che l'anno scorso ammontavano a oltre 8.000 studenti, soprattutto nelle regioni del Sud Italia”.

Secondo l'Udu, la cifra necessaria è molto più alta: “Servono altri 120 milioni e non ci stancheremo di ripeterlo e di fare quanto possibile nel corso della discussione parlamentare per ampliare la platea dei beneficiari – continua Gulluni –. Il nostro sistema universitario, martoriato da tasse altissime e fuorilegge e annichilito dal sottofinanziamento del Fondo di finanziamento ordinario, ha bisogno di investimenti sul diritto allo studio per permettere a tutti di poter accedere all'università”. 

“Inoltre, l’aumento del Fis dovrà comportare, almeno su carta, un incremento degli investimenti delle singole Regioni – aggiunge il coordinatore Udu –. Regioni che però, al pari dello Stato, non stanziano risorse adeguate e spesso nemmeno sufficienti a raggiungere la soglia minima imposta dalla legge. Di conseguenza sempre più atenei, pur non avendone competenza, decidono di sopperire a questa mancanza investendo risorse proprie per il finanziamento delle borse di studio, nonostante molto spesso non riescano a garantire servizi di qualità relativi a didattica e strutture”. 

“Non possiamo accettare questo meccanismo – conclude Gulluni –, ognuno dei soggetti coinvolti deve far fronte alle proprie responsabilità. Per questo la nostra mobilitazione continua anche a livello territoriale, e in tutte le regioni stiamo facendo battaglie per ottenere finanziamenti adeguati. Bisogna invertire subito la rotta sul diritto allo studio!”.