La strategicità del settore agroalimentare per l’economia e il lavoro in Puglia è nella forza dei numeri. Circa un quinto del prodotto interno lordo regionale deriva dal settore primario e dall’industria della trasformazione alimentare. Gli occupati sono oltre 200 mila tra operai agricoli e dipendenti delle industrie di trasformazione. Allo stesso modo un'importante quota di export è legata ai prodotti agroalimentari. Olio, vino, ortofrutta: è lunga la lista di specialità che concorrono anche a rafforzare il brand Puglia a tutto tondo, basti pensare a quale componente di attrattività rappresentano nella scelta turistica, ma anche come influiscono sulla riconoscibilità e bellezza del paesaggio.

Nonostante ciò, il settore vive forti criticità, è alle prese con calamità naturali, difficili rapporti con industria e grande distribuzione, una mai superata condizione di sfruttamento del lavoro e quindi di una competitività non spesa sul versante della qualità, ma del dumping a danno di salari e diritti. Questi i motivi che spingono la Cgil e la Flai pugliesi a chiedere "una forte presa di coscienza in tutti gli attori sociali e istituzionali".

Se n'è parlato questa stamattina (14 novembre) in una conferenza stampa a Bari alla quale hanno partecipato il segretario generale della Cgil regionale Pino Gesmundo e il segretario generale della Flai Puglia, Antonio Gagliardi. "Rafforzare il settore, spingere all’innovazione e alla qualità – hanno spiegato – significa sostenere l’economia complessiva della regione, aumentarne la ricchezza generale. Ma a fronte delle difficoltà che registriamo sul versante politico e degli innegabili ritardi culturali di parte del mondo delle imprese, vorremmo con quelle virtuose e con una politica più attenta e dialogante sostenere misure per valorizzare l’agroalimentare e predisporre risposte adeguate ai problemi che sta vivendo il settore. Ma ci chiediamo: esiste davvero una consapevolezza del grave momento che l’agricoltura pugliese sta vivendo?".

LE CRITICITA' DEL PIANO DI SVILUPPO RURALE
È questa la domanda che la Flai e la Cgil Puglia si pongono di fronte al disimpegno di migliorare la condizione dell’intero comparto agroalimentare. Il mondo agricolo regionale appare sempre più litigioso dinanzi al disastroso risultato che vede collocata la Puglia all’ultimo posto nella classifica nazionale per la spesa dei fondi comunitari. Il Psr regionale 2014-2020 è ormai nel vortice, trascinato verso il disimpegno automatico delle risorse del Fondo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Stando a quanto certificato da Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura), oltre 167 milioni di euro tornerebbero nelle casse dell’Unione europea per essere assegnate a regioni considerate più virtuose come la Calabria, che da tempo ha raggiunto gli obiettivi di spesa, perdendo peraltro la possibilità di un cofinanziamento europeo per una spesa di 246 milioni di euro (149 milioni di euro fondo Feasr e 97 milioni di cofinanziamento). Preoccupa soprattutto l’inerzia rispetto alla mancata spesa pubblica per un valore di circa 457 milioni di euro e di misure fondamentali per l’intera economia agricola pugliese a partire dal sostegno per la creazione di nuova imprenditoria giovanile.

IL VALORE ECONOMICO DEL SETTORE AGROALIMENTARE
L’agroalimentare pugliese concorre a realizzare il 20% del Pil regionale. Il valore economico alla produzione generato dal settore nel 2018 si attesta a 4,933 miliardi di euro (fonte Istat); il valore aggiunto, sempre nel 2018, si attesta a 2,841 miliardi di euro (fonte Istat).

L'OCCUPAZIONE
Su questi valori macro-economici si sostiene l’occupazione nel settore agricolo pugliese dove si evidenziano 180.966 operai agricoli (fonte Crea Puglia – dati Inps) censiti negli elenchi annuali dei lavoratori agricoli per il 2018. Dato che rimane sostanzialmente invariato negli ultimi 5 anni (+0,1%). Di questi, 40.846 sono lavoratori stranieri (comunitari ed extracomunitari), in crescita negli ultimi 5 anni con una variazione di +3,1%. Se si pensa che la provincia di Foggia risulta essere la più performante in termini di export con i prodotti dell’ortofrutta, pari al 16%, nel complessivo 23,9%, si comprende quanto sia importante in questo comparto la presenza della manodopera straniera, particolarmente preponderante in termini di valore assoluto, sebbene sia in diminuzione nell’ultimo quinquennio, con una variazione di -9,2%.

I lavoratori agricoli stranieri risultano in forte crescita in provincia di Brindisi (+25%), Lecce (+21,6%) e Bari (+15,8%). Naturalmente parliamo di manodopera straniera, appunto, censita, dietro alla quale non compare la sfera del nero e del sommerso che stime ottimistiche proprio della Flai Puglia attestano a non meno di 15 mila unità (35-40%). "Su questo particolare terreno – insiste il sindacato –, la politica regionale deve impegnare azioni e risorse interloquendo con le parti sociali per sostenere, anche economicamente, la piaga infinita del caporalato e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, concorrendo a realizzare buone pratiche nel perimetro delle azioni previste dalla legge n. 199/2016".

VERTENZA XYLELLA
Non vi è dubbio che il comparto olivicolo risulta in particolare sofferenza: nell’annata 2018-2019 risulta decisamente significativo il calo -9,3% rispetto all’annata precedente (fonte Istat), in particolar modo dovuto all’effetto Xylella e gelate. Tuttavia, stime ottimistiche fanno ben sperare in un prossimo recupero pari all’80% del dato in perdita. È opportuno ricordare che la Puglia produce il 50% della produzione nazionale. "Se da un lato – prosegue la Cgil – si attende con fiducia che la ricerca e la sperimentazione diano indicazioni definitive sulle varietà resistenti per procedere ai reimpianti (attendiamo i famosi 300 milioni promessi dal governo Conte 1, l’urgenza è senza dubbio quella di accelerare con gli espianti per limitare al massimo l’inarrestabile avanzata della batteriosi. Qui ha un ruolo fondamentale l’Arif, l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali a cui è stato affidato il compito di realizzare le attività di monitoraggio e contrasto della batteriosi, alla quale andrebbe chiesto di implementare l’attività specifica".

LE RISORSE IDRICHE
Sul tema del “super-intensivo”, ovvero la produzione olivicola con impianti particolarmente versatili in termini di densità e quantità produttiva, è correlato l’elemento della risorsa idrica. In particolare, nel Salento tale risorsa, indispensabile in quantità industriali per la conduzione di impianti “super-intensivi”, confligge con la natura stessa della risorsa che viene emunta dai pozzi le cui falde sono oramai “salinizzate”, fortemente dannose per le produzioni stesse. Di qui la necessità sottolineata dalla Cgil di ragionare in termini di acque affinate che apre il capitolo di quale tipo di impiantistica sarebbe necessaria sul territorio regionale e che coinvolgerebbe, per esempio, la gestione consorzi di bonifica fino all’Ente irrigazione di Puglia, Basilicata e Irpinia.

DIVERSIFICARE, INNOVARE
La Svimez, lo scorso 4 novembre, con la pubblicazione del rapporto 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno, ha attestato che il divario tra Centro-Nord e Sud del Paese continua a crescere certificando un Sud in recessione e dove la Puglia emerge ancora come isola felice. "Ci chiediamo: fino a quando? Gli obiettivi di 'Europa 2020' hanno ripartito un volume economico per la Puglia pari a 1 miliardo e 637 milioni di euro circa per stimolare l’innovazione, incoraggiare la ristrutturazione delle aziende agricole, favorire il ricambio generazionale, 'efficientare' l’uso dell’acqua e l’approvvigionamento da fonti energetiche rinnovabili, sostenere la diversificazione delle produzioni e creazione di nuove piccole imprese favorendo l’occupazione. "Un flusso economico – osserva il sindacato – che invece viene impegnato quasi esclusivamente per garantire mero aiuto a imprese e produzioni senza generare l’effetto moltiplicatore che i fondi strutturali, e in particolare il Psr, possono determinare anche e soprattutto in termini di aumento occupazionale. La somma in pericolo di disimpegno automatico corre anche il rischio, laddove impegnata – pur di risultare tale –, di confermare un utilizzo in assenza di reale e proficuo effetto".

LA PROPOSTA: STATI GENERALI DELL'AGRICOLTURA PUGLIESE
In conclusione, "l’agricoltura pugliese necessita oggettivamente di una maggiore considerazione favorendo la realizzazione, entro la fine dell’attuale legislatura, di una governance efficace da far vivere attraverso un tavolo per le politiche agricole regionali con l’obiettivo di calibrare al meglio gli interventi a sostegno di imprese che guardano alla valorizzazione delle produzioni, all’occupazione e alla sostenibilità ambientale, senza dimenticare il fondamentale apporto che possono realizzare gli  istituti di ricerca e le università, colpevolmente dimenticati". Per Cgil e Flai "è necessario guardare alla prossima programmazione 2021-2027 facendo tesoro degli errori commessi nell’attuale e nei precedenti Psr: occupazione, ricerca, green, semplificazione della burocrazia sono alcuni fondamentali aspetti dove non è più consentito sbagliare se si vuole riconoscere il giusto ruolo a un pezzo dell’economia regionale della quale non si può fare a meno. Per fare tutto questo, però, serve una forte capacità di programmazione politica e una forte coesione sociale. Per questo avanziamo alla Regione la proposta di lanciare gli Stati generali dell’agricoltura pugliese, per discutere insieme delle priorità e degli interventi necessari, portando a valore modelli vincenti e costruendo un sistema calato nella realtà in grado di valorizzare le eccellenze e coniugare la qualità delle produzioni a quella del lavoro. Cgil e Flai Puglia sono come sempre pronti a svolgere il proprio ruolo di rivendicazione e assieme di proposta programmatica".