Portiamo nel congresso della Cgil una visione che “tenacemente definiamo complementare alla rappresentanza e alle tutele collettive. Sembra una vecchia litania, ma non lo è: la necessità di integrazione con pari dignità dei bracci diversi della nostra Confederazione”: così Maurizio Soldini, presidente della Consulta Caaf, nel corso del congresso della Cgil a Bari.  In un contesto così difficile per i lavoratori e il sindacato, ha aggiunto, “chiediamoci se i cosiddetti servizi, la cui etimologia definisce con chiarezza la loro collocazione nella scala valoriale del nostro sindacato, non debbano superare definitivamente questo appellativo ed entrare compiutamente nell'era della tutela”.

In questi anni si è pensato, dentro e fuori alla Cgil, che “grazie alla digitalizzazione del rapporto cittadino-Pubblica Amministrazione, il Caaf servisse meno. In realtà, a 4 anni dalla dichiarazione dei redditi precompilata, l’85% dei contribuenti fa ancora il 730 da noi, e così è per l'Isee dove il 97% dei dichiaranti passa per i Caaf”.

 

“L'importante lavoro svolto in quest'ultimo anno appena trascorso dalla Cgil, dal suo dipartimento nazionale di organizzazione, dopo un lungo lavoro ha prodotto un documento portato in moltissimi congressi territoriali regionali che hanno approvato un ordine del giorno che dà indicazione a questo congresso impegnare il prossimo comitato direttivo in una delibera attuativa sui punti salienti del documento stesso”.  Tra le novità su cui intervenire, ci sarà “la riduzione dei 14 Caf e delle 35 società fiscali per omogeneizzare e accorciare le catene decisionali, e il riassetto della loro struttura nazionale di coordinamento”, ha spiegato Soldini.

Infine qualche dato da una ricerca su un campione rappresentativo: “Il 26,7% degli iscritti non ricorda a quale categoria appartenga e il 13,7% non risponde: oltre il 40% perciò è certo solo di essere iscritto alla Cgil”.