Settecento lavoratori appesi ad un filo e una "scadenza" che si avvicina sempre più, quella del 31 dicembre 2018, quando terminerà il periodo di cassa integrazione per la Jp Industries, l'azienda che ha proseguito il lungo e travagliato percorso della ex Antonio Merloni negli stabilimenti di Fabriano (An) e Nocera Umbra (Pg). E le speranze di veder proseguire (o meglio ripartire) una storia industriale lunga e importante passano per il tavolo ministeriale di martedì 20 novembre, quando al Mise il governo incontrerà i rappresentanti della Jp e le organizzazioni sindacali

La vertenza della ex-Merloni, azienda produttrice conto terzi di elettrodomestici di alta gamma, si trascina ormai da oltre 10 anni. Uscita dall’amministrazione straordinaria con l’acquisizione nel 2012 da parte dell'imprenditore Giovanni Porcarelli, l’azienda è stata subito bloccata dall’impugnativa delle banche che vantavano crediti verso i Merloni, e questo ha di fatto impedito la ripartenza della produzione. Anche l’accordo di programma che era stato sottoscritto dalle Regioni Umbria e Marche e che prevedeva importanti risorse finanziare per il Piano industriale e per ricerca e sviluppo non è di fatto mai partito.

Allora, la prima questione sul tavolo del ministero sarà proprio questa: c'è la volontà concreta di salvare una realtà industriale fondamentale per un territorio, quello dell'appennino umbro-marchigiano, che è già in estrema difficoltà? “Al governo ribadiremo l'urgenza di dare una prospettiva industriale, il che passa anche necessariamente per un prolungamento della cassa integrazione – afferma Simone Pampanelli, segretario della Fiom Cgil di Perugia – Qui si tratta di capire se c'è la volontà di mettere in campo un'iniziativa tesa a far ripartire davvero e finalmente l'azienda. Ma per far questo servono strumenti e azioni realmente efficaci”.

Diversamente, il rischio, secondo i sindacati, è che stavolta la lunga storia della ex-Merloni sia davvero al capolinea: “Deve essere chiaro che qui si rischia un'ecatombe occupazionale – afferma Pierpaolo Pullini, segretario della Fiom Cgil di Ancona – e quindi la questione degli ammortizzatori è assolutamente prioritaria. Però, sappiamo che nuovi ammortizzatori per essere concessi dovranno essere legati a un piano di rilancio e, allora, c'è bisogno di definire come questo piano di rilancio viene finanziato”.

Qui, secondo la Fiom, sta la vera partita che il governo dovrà giocare: svolgere un ruolo di “intermediazione” e “coordinamento” tra la proprietà aziendale e il sistema finanziario per garantire le risorse necessarie a far ripartire la produzione e a difendere il lavoro.