Perdita di “capitale umano” e di valore aggiunto, situazione asfittica di un mercato del lavoro sempre più precario, caduta dell’apparato produttivo: sono i temi di cui si è discusso nel corso della tavola rotonda “Da Laboratorio Sud a Vertenza Sud”, nel secondo giorno del congresso regionale della Cgil Sicilia. Economisti, sindacalisti, docenti universitarie e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati sull’attuale situazione economica e sociale della Sicilia e sui correttivi necessari per un’inversione di rotta.

I recentissimi dati Svimez confermano per il Mezzogiorno una crescita insufficiente a tornare almeno agli indicatori pre-crisi e a fare parlare di effettiva ripresa. I numeri confermano le analisi del Cerdfos, il centro studi del sindacato, che ha svolto un’indagine sull’economia e l’occupazione per ogni singola provincia siciliana. Secondo il Cerdfos, mettendo assieme disoccupati e non forze lavoro, si giunge a una quota del 40% della popolazione tra 15 e 64 anni che sono fuori dal circuito produttivo, o almeno da quello ufficiale, vista l’alta incidenza nell’isola del lavoro nero (oltre il 20%).

“Bisogna - ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro - è ripartire dal lavoro e dagli investimenti, e occorre farlo subito, perché il tempo non è neutro, può solo peggiorare la situazione”. Adam Asmundo, dell’Università di Palermo, ha sottolineato come “in questi anni sia andato distrutto il tessuto produttivo”. Lo studioso ha anche rilevato il problema della “distribuzione del reddito, che avviene oggi in maniera disuguale alimentando le disuguagliane sociali”. Fabio Mazzola, Prorettore di Unipa, ha affermato che “l’industria, che non può ovviamente essere il solo settore su cui puntare, si rilancia se si rilanciano gli investimenti pubblici” e ha rilevato come la perdita di capitale umano sia molto grave per il futuro della Sicilia, indicando nella “costruzione di una filiera della formazione del capitale umano” un obiettivo fondamentale.

Antonio Lo Nardo, dirigente di Bankitalia ha rilevato “l’impatto differente della crisi nei territori. “A Palermo e Catania è andata un po' meglio anche per l’andamento positivo dell’agricoltura, Peggio nelle altre province, ad esempio a Caltanissetta dove c’è stata una brusca caduta dell’industria”. Gaetano Chiaro, capo di gabinetto dell’assessorato all’economia, intervenuto in vece dell’assessore Gaetano Armao, ha riflettuto sulla carenza delle risorse per investimenti e delle criticità del bilancio regionale, oltre che della necessità di interventi di lungo periodo in grado di assicurare sviluppo duraturo.

“L’attuale ripresa dell’occupazione - ha detto il segretario nazionale Cgil, Nino Baseotto - si fonda su piedi d’argilla. Con un’occupazione più precaria il Paese ha maggiori difficoltà nel competere sul piano della qualità nell’economia globale”. Baseotto ha sottolineato che i dati Svimez “offrono una fotografia brutale della situazione, nel Paese e soprattutto nel Mezzogiorno, rispetto alla quale la manovra del governo è assolutamente insufficiente e sbagliata, perché punta tutto sulla spesa corrente e non mette niente sugli investimenti”.  A proposito del Mezzogiorno Baseotto ha parlato di “baratro, di amnesia collettiva della politica e delle istituzioni sul tema, con ricadute terribili sulle condizioni delle persone e sull’economia del Paese”.

Il segretario confederale ha poi rivendicato l'importanza della piattaforma per il Sud elaborata dalla Cgil, con il sostegno agli investimenti, una programmazione non burocratica dello sviluppo e la cura dell'ambiente: "Un tema drammatico - ha sottolineato Baseotto - soprattutto in questi giorni in una Sicilia che conta i morti e che va affrontato senza indugi. Sono questi gli argomenti su cui intendiamo incalzare le istituzioni”.