Total in Basilicata è partita con il piede sbagliato. Almeno è quanto pensa la Cgil, che per bocca del suo segretario generale regionale, Angelo Summa, sottolinea quanto nell'agire del gruppo manchino ancora “rispetto dell’ambiente e della sicurezza”, ma soprattutto “un accordo che definisca le regole da osservare nei cambi di appalto”. L'obiettivo del sindacato è ovviamente la “salvaguardia dell’occupazione e della sicurezza ambientale”, ma soprattutto un'intesa sulle regole e sulle prospettive, “che indichi con chiarezza le linee di investimento verso fonti di energia alternative”.

In sostanza la Cgil punta a cambiare paradigma rispetto a quanto avvenuto in questi anni: “Aprire un confronto alla pari tra Regione, Comuni dell’area e organizzazioni sindacali per immaginare sin da subito un programma di sviluppo che vada oltre l’attività estrattiva”. Non è immaginabile, secondo Summa, “continuare a sfruttare il nostro territorio senza che vi siano tangibili ricadute occupazionali e in termini di sviluppo per l’intera area e per tutta la Basilicata”. Lo scambio legato solo alle royalties non è infatti uno scambio alla pari. Bisognerebbe invece “assegnare centralità di sistema al grande capitolo dell’energia e dello sviluppo nella sostenibilità”. Per fare questo occorre però che tutti, sindaci, forze politiche, cittadini, “si sentano coinvolti e solidali per superare piccole convenienze territoriali”.

“Questa è, secondo noi, la sfida della Basilicata del futuro – afferma ancora Summa – e su questo apriremo una diffusa vertenza in tutta l’area, chiedendo la riattivazione di un tavolo con il governo nazionale e con le multinazionali del petrolio presenti in Basilicata, in modo da ridefinire anche il capitolo degli investimenti sullo sfruttamento del gas naturale”.

Proprio in queste settimane, in effetti, Snam, insieme ad altre aziende europee del settore energetico, ha firmato una dichiarazione volta a sostenere l’idrogeno e il suo ampio potenziale come tecnologia sostenibile per la decarbonizzazione e per la sicurezza energetica di lungo termine dell’Unione europea. “L’idrogeno è una forma di gas rinnovabile che – spiegano in una nota –, al pari del biometano già in circolo nella rete italiana, può essere immessa nelle esistenti infrastrutture del gas naturale”. La firma è avvenuta nel contesto della riunione informale dei ministri dell’Energia, convocata dalla presidenza austriaca dell'Unione europea a Linz. Le società firmatarie si sono impegnate a integrare gradualmente l’idrogeno nelle reti di trasporto del gas e a favorirne l’utilizzo come soluzione per lo stoccaggio di energia, nonché a supportare lo sviluppo dell’idrogeno prodotto da elettrolisi, in grado di consentire un utilizzo più efficiente delle energie rinnovabili intermittenti.

Secondo quanto dichiarato dai firmatari, “questa soluzione tecnologica è in grado di creare sinergie tra i settori dell’elettricità, del riscaldamento e della mobilità, consentendo all’Europa di ridurre la propria dipendenza dalle importazioni e di rafforzare la propria sicurezza di approvvigionamento, specie alla luce degli sforzi rivolti al contenimento del riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, come stabilito dagli accordi di Parigi”. Prospettive interessanti vengono riconosciute all’idrogeno anche con riferimento a un suo impiego nel settore dei trasporti e in sostituzione di fonti energetiche inquinanti in alcuni settori industriali particolarmente carbon intensive.

Tutto questo non può passare inosservato – conclude Summa –. Aver ricevuto in dote, in questo territorio, una grande quantità di risorse dal sottosuolo non esime il decisore e i privati dal guardare oltre, non consente immobilismi, ma obbliga, maggiormente, a sentirsi responsabili di cambiamenti e di comportamenti votati alla predisposizione di innovazioni, applicazioni e stili adattabili alle importanti novità che la tecnologia e la forza del cambiamento dell’uomo pongono all’attenzione di tutti”.