Dal 3 al 6 ottobre 2017 si è tenuta a Courcelles sur Yvette, in Francia, la conferenza annuale dell’Etui (l’istituto sindacale europeo per la ricerca e la formazione). Lo slogan di quest’anno è stato ‘formare insieme, formare meglio’, poiché si è voluto focalizzare il tema dell’azione formativa collettiva e coordinata a livello europeo, argomento quanto mai attuale, riportato come elemento fondamentale in tutte le sedi istituzionali, economiche, politiche e sociali. I settanta partecipanti, accolti dalle confederazioni sindacali francesi nel centro di formazione ‘Benoit Frachon’ della Cgt, hanno scambiato punti di vista ed esperienze svolte a livello nazionale, sviluppando e consolidando alleanze e collaborazioni.

Oltre alla bozza del programma pedagogico 2018-19, ancora in via di definizione, è stata anche presentata la nuova direttrice del settore educazione, Vera dos Santos, che ha preso il posto di Ulisses Garrido, in uscita per pensionamento. A Vera spetterà il compito di rilevare la sfida della rivoluzione 4.0 nel mondo del lavoro e nel movimento sindacale, alla luce della sempre più rafforzata collaborazione con la Ces.     

“Il valore del rapporto con l’Etui sta nell’investimento che la Cgil ha fatto con questo istituto. Abbiamo sempre pensato che se formazione dev’essere che sia europea. Perciò, abbiamo puntato molto su un progetto sindacale unitario, presentando sei progetti come Cgil, Cisl e Uil all’Etui, che ce li ha approvati tutti, sui temi più svariati, da industria e lavoro 4.0, a salute e sicurezza, eccetera. Per noi, è importante provare a immaginare una formazione comune. Oltretutto, alcuni temi permettono di costruire un rapporto europeo e per giunta unitario, che è senz’altro un valore aggiunto. Abbiamo notato un’attenzione molto spinta da parte di tutti i sindacati europei sull’innovazione e le nuove tecnologie. La digitalizzazione propone delle sfide molto forti alle capacità sindacali”, dice Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.

“L’assemblea è stata molto proficua, perché ci ha dato la possibilità di ascoltare i punti di vista dei diversi sindacati europei sui temi più svariati. Ad esempio, molto interessante è stata la presentazione di ricerche sulla qualità del lavoro e su quale formazione sindacale serve di fronte ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. Ci siamo interrogati su quale formazione sia più utile per una nuova adesione e militanza sindacale. È un tema sensibile a livello Ue e i punti di vista sono tanti. Altro aspetto, l’illustrazione del comitato pedagogico dell’Etui sul tentativo di valutare la qualità della formazione sindacale in Europa. È stata una sorta di monitoraggio e su questa materia strumenti si è aperto un grandissimo dibattito. È risultato altresì interessante il tentativo che ha fatto ciascun paese sull’interpretazione dei termini adoperati. L’ultimo giorno si è parlato di diseguaglianza sociale e ingiustizia, e si è tentata anche una valutazione sulle modalità della formazione a distanza. L’Etui ha fatto una bella rappresentazione, ritenendo che possa funzionare per gruppi numerosi, ma non enormi e che si ottengono risultati migliori se c’è un tutor, un attivatore, un cancelor, che aiuti e coordini durante il percorso”, rileva Simona Marchi, della Fondazione Di Vittorio.

“Il tema della valutazione ci riguarda da vicino, ragioniamo su quali debbano essere gli elementi di valutazione quantitativi e qualitativi, sapendo che la formazione o è una leva del cambiamento oppure in questa fase serve a poco”, specifica Pelucchi.

“I prossimi appuntamenti, in merito alla pianificazione degli eventi 2018-19 per grandi ambiti tematici, riguarderanno la riflessione strategica del futuro del sindacato in Europa, con al centro l’immigrazione, lo scenario delle relazioni industriali in Europa, la digitalizzazione sul mercato del lavoro e sulla produzione, la questione dei giovani all’interno del sindacato. Ci si interrogherà su quali siano le nuove forme di mobilitazione che possano interessare anche i giovani. Ma si parlerà anche di invecchiamento della popolazione attiva, di cambiamenti climatici. I temi sono tanti e il calendario è davvero molto articolato”, precisa Marchi.

“Sono numerosi i funzionari e i dirigenti sindacali che partecipano ai corsi dell’Etui. Nell’approvazione dei nostri sei progetti unitari c’è implicitamente il riconoscimento della nostra azione. Nel corso del tempo è stato apprezzato il nostro cambiamento di passo. E noi stiamo spingendo i territori e le categorie a mandare giovani delegati a fare esperienza europea”, osserva Pelucchi.

“Essere una formatrice europea è un grande impegno per me, non solo per il percorso che si costruisce, ma per le responsabilità che comporta, perché ci viene chiesto di portare una visione multiculturale all’interno della formazione. È ovvio che l’esperienza è reciproca, perchè lo stesso formatore deve saper portare l’esperienza nazionale nel contesto europeo. Il mio percorso è partito come una curiosità, in quanto io nasco come psicologa e psicoterapeuta e avevo un background metodologico e motivazionale che mi ha agevolato. Lavorando per il sindacato, è stato un punto di sfida misurarmi come formatrice. La mia esperienza è partita nel 2014, con un corso di formatori di primo livello. Poi sono passata al livello due, come euroformatore, esperienza che si conclusa a fine giugno. Il processo è stato gestito dall’Etui con un protocollo di convenzione con l’università di Lille. Il percorso, durato tre anni, si è concluso davanti a una giuria. Noi sette formatori abbiamo presentato il nostro prodotto, con strumenti di riflessione, e quindi di autovalutazione. Durante la presentazione, la giuria ci ha posto domande di vario tipo, sulla formazione futura, e alla fine il percorso mi ha interessato e arricchito. Ho notato punti di convergenza e di differenza con i formatori Cgil, anche perché si tratta di culture di provenienza sindacale assai diverse a contatto fra loro. Ognuno ha portato il proprio bagaglio, la propria esperienza e la propria cultura. Ed è stato interessante vivere anche i punti di criticità per arrivare a un punto di vista collettivo e all’unità di giudizio”, spiega Antonia Marraffa, formatrice europea.

“La globalizzazione dell’economia e della finanza si è realizzata, la globalizzazione dei diritti dei lavoratori molto meno. Percorsi di formazione europei possono aiutare alla creazione di un sindacato europeo per arrivare all’affermazione dei diritti del lavoro in chiave Ue. La presenza di culture sindacali differenti, partendo dalle condizioni di vita e di lavoro dei giovani e soprattutto dalla diffusione senza confini della precarietà e dello sfruttamento, spinge al bisogno di costruire un soggetto europeo. O ricomponiamo valori, esperienze e lotte sindacali a livello comunitario, oppure difendere azienda per azienda i diritti dei lavoratori non sarà certo agevole”, conclude Pelucchi.