“Accusarci di disinformazione è un esercizio folcloristico, banale e puerile: Cisl, Uil e Ugl non hanno avuto né il coraggio né la forza di fare una sola proposta per dare prospettive al call center di Almaviva a Palermo”. Così il segretario generale Slc Palermo, Maurizio Rosso. Il dirigente sindacale, alla vigilia del referendum di domani, 27 luglio, replica a una nota in cui Cisl, Uil e Ugl affermano che la Cgil abbia messo in atto un percorso di “disinformazione” e che il sindacato non abbia portato il suo contributo al tavolo istituzionale per “mancanza di contenuti”.

Domani, i 3.000 lavoratori del call center sono chiamati a esprimersi sull'ipotesi di accordo quadro, che prevede, fra le altre cose, il controllo individuale a distanza, oltre ai 14 mesi di taglio di Tfr e di quattro scatti di anzianità, con l'aggravante dell'incertezza sul futuro delle commesse, che può annullare l'accordo stesso. Un'intesa cui la sola Cgil ha detto no, “perché danneggia i lavoratori”.

“Noi siamo per dare una prospettiva di occupazione, consolidamento e sviluppo al centro di Palermo. Da questo accordo non si guadagna nulla. Perciò chiediamo ai lavoratori di alzare la testa e di votare no – dice Rosso –. L'intesa del marzo 2017, che andava nella direzione giusta, è stata smentita. Noi abbiamo disegnato un percorso per il futuro, e le nostre proposte, da tempo messe in campo, sono rimaste inascoltate da Almaviva, Regione, Cisl, Uil e Ugl. Gli altri non hanno avanzato un’alternativa, ma si sono semplicemente limitati a ratificare tutto ciò che l’azienda ha chiesto al tavolo, e che vuole spremere ai lavoratori”.

Oggi l'Slc ha ribadito nella nota di risposta alle altre organizzazioni sindacali le sue proposte: portare lavoro pregiato nel centro di Palermo (Innovation technology); investimenti con il contributo delle istituzioni sulla formazione permanente; un esodo incentivato serio per affrontare subito il problema degli esuberi; risoluzione dell’annoso problema degli ex Lsu; un contratto di secondo livello per riorganizzare il lavoro alla luce delle nuove tecnologie e far recuperare in termini economici ai lavoratori ciò che è stato tolto; un tavolo nazionale per affrontare la crisi del settore; un impegno delle istituzioni per lo sblocco della gara Consip (Spc3 e Spc4); un impegno per garantire il territorio attraverso una moral suasion sui grandi committenti; l’applicazione delle regole di settore contro le delocalizzazioni e le gare al massimo ribasso, a partire dalle verifiche del protocollo Calenda/Gentiloni; lo sviluppo e la visione dei call center come attività di servizi, con apertura verso nuove attività; l’applicazione delle tabelle del costo del lavoro definite dal ministero del Lavoro per le commesse pubbliche di Crm anche nel settore privato.

“Un’ulteriore dimostrazione di quanto dannoso sia il percorso intrapreso dagli altri sindacati è stata la richiesta assurda, da parte di Cisl, Uil e Ugl, di estromettere l'Slc dal tavolo delle trattative e l’indizione di un referendum per ratificare questo dannoso accordo senza neanche mai consultarci – prosegue Rosso –. Un percorso democratico vero presuppone la possibilità di un confronto leale. Invece Cisl, Uil e Ugl hanno ritenuto opportuno stabilire la data del referendum nel giorno delle nostre assemblee. Questo ci sembra un fatto molto grave, ovvero la morte della democrazia e dell’informazione corretta”. 

“Non piegarsi alla minaccia dei licenziamenti e della strategia del terrore – conclude il sindacalista –, come sta avvenendo in questi giorni, con una pressione forte sui lavoratori a tutti i livelli, vuol dire percorrere una strada che metta in primo piano il diritto a un lavoro stabile e guardi al futuro con certezze e al di fuori dalla precarietà”.