"Basta davvero: non sono più sopportabili gli sproloqui emessi per mezzo di comunicati stampa, da parte di organizzazioni sindacali che continuano a dichiarare scioperi per ragioni che hanno nulla a che fare con i diritti di chi lavora e con la qualità dei servizi ai cittadini: una querelle che mira solo a rompere il fronte sindacale, per puntare a qualche tessera in più e a garantire interessi di bottega, che nulla hanno a che fare con il lavoro". È quanto afferma Antonio Mattioli, responsabile politiche contrattuali Cgil Emilia Romagna.

"La vertenza Seta è aperta dal 2012, anno della costituzione di Seta spa, per armonizzare le condizioni contrattuali presenti nei tre bacini di riferimento (Modena, Reggio Emilia, Piacenza): un negoziato che si è trascinato per anni senza produrre risultati significativi per i lavoratori. Le responsabilità sono da ricercarsi nell'atteggiamento dell'azienda, spesso ostativo e contraddittorio, e da parte di chi ha preferito scegliere la strada del confitto permanente per non entrare mai nel merito del negoziato: gli interessi di pochi rischiano di prevalere sugli interessi collettivi", continua il dirigente sindacale.

"Abbiamo presentato una piattaforma unitaria nel 2016: è rimasta sulla carta. Abbiamo sottoscritto unitariamente con tutte le aziende di trasporto della regione, oltre che con le istituzioni locali e la Regione, il Patto regionale per il trasporto pubblico per tutelare il lavoro e il patrimonio regionale, anche alla luce dell'avvio delle gare per la gestione del trasporto pubblico. Con il Patto per il lavoro abbiamo ottenuto una legge regionale su legalità e appalti, che diventa lo strumento per contrastare lo sfruttamento del lavoro negli appalti e subappalti (ampiamente e ingiustificatamente utilizzati dalle aziende di trasporto) e l'illegalità (gli interessi della malavita organizzata, mafia, 'ndrangheta, sono noti inella regione)", aggiunge l'esponente Cgil.

"Alla luce di tutto ciò, la ripresa del negoziato con Seta, avvenuta unitariamente, doveva essere il tassello che, da una parte rispondeva ai diritti dei lavoratori e al miglioramento della qualità del servizio per i cittadini, dall'altra poteva permettere di affrontare le gare in una condizione sostenibile, in grado di essere competitiva con i soggetti che si stanno affacciando sul mercato regionale: in poche parole, vogliamo evitare che si perdano occupazione e diritti, rischio concreto già vissuto in regione come nel caso della gara di Parma. Invece no: qualcuno ha deciso che era meglio abbandonare il negoziato e dichiarare ogni tanto lo sciopero, per ragioni che con il lavoro e la piattaforma unitaria non hanno nulla a che fare", prosegue il sindacalista.

"Abbiamo preteso che il tavolo negoziale proseguisse e, faticosamente, i risultati si stanno concretizzando: il superamento delle doppie residenze, i miglioramenti contrattuali per i nuovi assunti, propedeutici al superamento del doppio regime presente in Seta, il miglioramento delle condizione di rotazione del personale, la riapertura delle selezioni del personale per venti nuove assunzioni, il riconoscimento del premio aziendale del 2017, con un incremento rispetto all'anno precedente, che verrà erogato in questi giorni, la stabilizzazione a tempo indeterminato dei lavoratori precari, sono i primi risultati del lavoro che stiamo facendo", rileva ancora il rappresentante della Cgil regionale.

"Al termine della vertenza, che sta proseguendo su tutti i punti della piattaforma unitaria, saranno i lavoratori a decidere se abbiamo fatto un buon lavoro o meno: non lo decidono certo sindacalisti che stanno alla finestra a guardare e di tanto in tanto proclamano uno sciopero, salvo poi dichiarare all'azienda con lettere formali, la disponibilità a riprendere il negoziato, per poi, contestualmente, annunciare un altro sciopero. È una pratica che non fa parte della nostra storia, se poi giocata strumentalmente sui lavoratori per screditare la Cgil, diventa anche insopportabile. Chi sta alla finestra a guardare dichiara che le 'cose' ottenute sin qui erano scontate: perché allora non lo si è fatto negli anni passati? Dei venditori di fumo ci siamo stancati, per usare un eufemismo: contano i fatti, Per quanto ci riguarda, Seta ha l'obbligo di garantire diritti e condizioni di lavoro sicure per chi lavora e un servizio di qualità per i cittadini: per queste ragioni, la trattativa va avanti. Il giorno in cui fosse Seta ad abbandonare il tavolo, agiremo di conseguenza insieme ai lavoratori", conclude Mattioli.