Giornate decisive per l'Atac, la municipalizzata di trasporto pubblico di Roma. Per l’azienda, gravata da un miliardo e 385 milioni di euro di debiti, l’amministrazione comunale ha scelto il 1° settembre scorso la strada del concordato preventivo, che dovrà ottenere il via libera del tribunale e delle centinaia di creditori. Ma è probabile che il piano di risanamento vada a incidere anche sugli 11.700 lavoratori: il timore dei sindacati è la disdetta del contratto integrativo (l’ultimo accordo è del 2015), che porterebbe automaticamente a una riduzione degli stipendi, cui potrebbe anche aggiungersi un aumento delle ore di lavoro.

Oggi (mercoledì 6 settembre) si tiene il primo incontro tra l'assessore ai Trasporti del Comune di Roma, Linda Meleo, e Cgil, Cisl e Uil: l’auspicio dei sindacati è che si faccia finalmente chiarezza sulle tappe del concordato preventivo e sulle prospettive della municipalizzata. Giovedì 7, invece, si svolge il Consiglio straordinario comunale sulla situazione di Atac; nella medesima giornata i lavoratori si troveranno in piazza del Campidoglio per un presidio.

“Noi vigileremo e ci opporremo in ogni modo a qualsiasi tipo di riduzione dei salari per i lavoratori o del numero degli stessi”. A dirlo è il segretario della Filt Cgil Roma e Lazio Eugenio Stanziale, commentando le parole dell’assessore alle Partecipate Massimo Colomban, che ha rilevato come “in Atac il numero dei dipendenti sia superiore di almeno il 10-15 per cento, se si tiene conto della produttività, rispetto ad aziende analoghe di altre città italiane”.

Per Stanziale l’assessore “Colomban dovrebbe confrontarsi con la sindaca Raggi che sui lavoratori di Atac ha detto tutt'altra cosa (in una recentissima intervista la sindaca ha assicurato che “non ci saranno tagli agli stipendi dei dipendenti”, ndr). Uno dei due non dice il vero: vorremmo capire chi”. Il segretario Filt rimarca che “non è la prima volta che l'assessore alle Partecipate dice che c'è un surplus di dipendenti nelle aziende romane, ma le sue parole oggi confermano le nostre preoccupazioni su possibili ricadute del concordato preventivo sui lavoratori di Atac”. Ma non è soltanto Colomban a far preoccupare i sindacati: il presidente della Commissione Trasporti del Campidoglio, Enrico Stefano, ha scritto su Facebook che “saranno necessari sacrifici da parte di tutti” per risanare l’azienda.

Tornando al concordato preventivo, il primo passo (dopo quello, già avvenuto, della comunicazione del cda di Atac all’azionista, cioè il Comune) sarà l’emanazione di una delibera di giunta che dovrà essere approvata anche dal Consiglio comunale. Varato il provvedimento, Atac presenterà istanza al Tribunale fallimentare, preparando entro un massimo di 120 giorni un dettagliato piano di ristrutturazione. A quel punto il piano verrà vagliato dai giudici e dai creditori (che vantano crediti per circa 500 milioni di euro). Se otterrà il via libera, Atac potrà congelare i propri debiti e spalmarne il pagamento nell'arco di cinque anni.

Cgil, Cisl e Uil hanno anche messo in atto le procedure per uno sciopero, la cui proclamazione dipenderà dall’incontro di oggi. “Noi ovviamente non vorremmo farlo, perché siamo responsabili e sappiamo che uno sciopero creerebbe disagio ai cittadini romani, tant'è che negli ultimi anni si contano sulle dita di una mano gli scioperi di Cgil, Cisl e Uil”, aggiunge Stanziale: “Ma ci stanno mettendo nelle condizioni di non poter fare altro: dobbiamo far sentire la voce dei lavoratori. Si vede all'orizzonte un trasporto pubblico a Roma in cui potrebbe essere anche aumentato il prezzo del biglietto. Siamo preoccupati anche per gli effetti sui cittadini, i costi di quest’operazione potrebbero pagarli anche loro”.

Il primo timore, continua il segretario Filt, è “che, per come è stata condotta quest’operazione, si rischia il fallimento. Il secondo è il prezzo alto che potrebbero pagare i dipendenti. Voci circolate all'interno dell'azienda e riprese dalla stampa parlano di un possibile taglio del salario accessorio, ovvero della contrattazione di secondo livello, tra i 200 e 400 euro a dipendente. Questo è improponibile”. E così conclude: “Perché dobbiamo andare avanti ora con la spada di Damocle del concordato sulla testa? Perché queste decisioni sono state prese nelle segrete stanze? Nello stesso Movimento 5 Stelle c'è chi pensa che si poteva fare una scelta diversa per salvare Atac”.