La terra trema ancora. Questa è la volta dell’isola di Ischia che il 21 agosto, alle ore 20.57, è stata colpita da un terremoto di magnitudo 4. Un’intensità dalla quale non ci si aspetterebbe di vedere danni. Eppure gli ennesimi crolli, due donne morte, molti feriti, 2.600 gli sfollati e centinaia di persone in fila agli scali portuali per lasciare l’isola. E la macchina del soccorso che si è immediatamente attivata.

L’ennesima tragedia, dopo un anno di alluvioni, terremoti e incendi boschivi che hanno stremato il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco che da tempo rivendica condizioni di lavoro adeguate. La carenza di organico, i turni di lavoro massacranti e la necessità di disporre di nuovi mezzi e attrezzature: un quadro già delineato e denunciato in precedenza, ma senza riscontro alcuno dal governo. Un paese che vive sempre nell’emergenza e “non si decide a stanziare le giuste risorse per un corpo così necessario e ad attuare una seria politica di prevenzione e di messa a norma degli edifici delle aree a rischio”, come ha commentato la Cgil Nazionale.

E intanto i Vigili del Fuoco continuano a dare il massimo, a lavorare su turni infiniti per dare alla popolazione l’assistenza necessaria. Marco, Vigile del Fuoco di Roma, si trova ora all’isola di Ischia a garantire il suo contributo e racconta la situazione dell’isola campana dopo il terremoto dello scorso 21 agosto. “Dopo la scossa è stato subito messo in piedi il piano di emergenza e siamo partiti da Roma - fa sapere Marco -. Alcuni sono stati caricati da un elicottero dell’aeronautica e sono stati trasportati sull’isola immediatamente. Come sono arrivati si sono messi subito a scavare tra le macerie. Noi della sezione operativa siamo arrivati il mattino verso le 6 e abbiamo iniziato a fare il lavoro di verifica e recupero delle persone”.

Ma il lavoro non è ancora finito: “Stiamo lavorando h 24 e siamo stanchi. Veniamo già da un anno di servizio massacrante a causa del terremoto di Amatrice, delle alluvioni e degli incendi estivi. Stanno mettendo davvero a dura prova la nostra forza fisica e lo stress mentale”.

In questi due giorni una famiglia di sette persone è stata tirata fuori dalle macerie sana e salva e con loro altri dispersi. L’impegno pubblico ha fatto sì che il numero di morti non aumentasse e i dispersi fossero tutti tratti in salvo. Un lavoro non solo di emergenza ma anche di supporto alla popolazione. “In questo momento sono con una donna anziana - descrive Marco -. La sua casa è inagibile e, si sa, a una certa età si è particolarmente legati alle proprie cose. Non voleva abbandonare la sua casa per la paura di non poterci più rientrare. Poi si è sentita male e allora siamo riusciti a convincerla, l’abbiamo aiutata a prendere un po’ di vestiti, medicinali e qualche ricordo del passato”.

Intanto la Fp Cgil continua a fare le proprie rivendicazioni e chiede a gran voce di “adottare misure a favore del Corpo, sotto organico di 3.500 unità, con mezzi e attrezzature da ripristinare, sottopagati e senza assicurazione contro gli infortuni”.

Altrettanto importante, sottolinea il sindacato, è il contrasto all’abusivismo edilizio: “La messa in sicurezza del paese è prioritaria”. E mentre le risposte della politica si fanno attendere, la popolazione non aspetta oltre un minuto per ringraziare di cuore questi uomini in divisa pronti a mettere in pericolo la propria vita per salvare quella degli altri. “Ho trovato una grande accoglienza da parte dei cittadini - racconta Marco -. Ci abbracciano per strada, ci stringono la mano. Alcuni passano con le macchine, si fermano e scendono a salutarci, ringraziandoci per tutto. Questo ci fa molto piacere. È una gratificazioneche il cittadino ci dà mentre lo Stato si dimentica di noi”. Conclude il Vigile del Fuoco romano: “E’ da più di un anno che denunciamo, senza ricevere risposte, la stessa situazione: carenza di organico, turni di lavoro massacranti e mezzi inefficienti. È giunto il momento di fare qualcosa”.