“Boeri non perde occasione per svelare il proprio misero pensiero rispetto ai nostri connazionali residenti all’estero. Continua a indicare le prestazioni erogate ai residenti all’estero come uno ‘spreco’, una sorta di costo ingiustificato, omettendo di dire o di considerare che si tratta semplicemente di diritti conquistati da nostri concittadini nei loro anni di lavoro”. A dirlo è il presidente Inca Cgil Morena Piccinini, ricordando che “non si tratta di un regalo elargito dall’Inps o dal governo, ma di diritti di nostri connazionali, siano essi residenti in Italia o all’estero.  Per queste prestazioni, oltretutto, i nostri pensionati anche all’estero sono sottoposti ogni anno alla ‘prova dei mezzi’: sono cioè obbligati a dimostrare di non avere altre fonti di reddito o di sostegno e di averne ancora bisogno e diritto”.

Ad averne diritto, rimarca Piccinini, sono “i pensionati con i redditi più bassi, i nostri connazionali maggiormente in difficoltà, coloro che hanno lavorato e vissuto spesso in condizioni e in Paesi difficili. Qualcuno può pensare che sarebbe giusto togliere le maggiorazioni sociali ai pensionati nostri connazionali che oggi vivono, ad esempio, in Argentina o in Venezuela? L’Italia non può pensare di ‘lavarsi le mani’ della loro condizione”. I nostri connazionali all’estero non possono essere “considerati ‘italiani di serie B’, dei quali ci si ricorda soltanto alla vigilia di appuntamenti elettorali o quando, per tentare di vendere prodotti ‘made in Italy’, ci si riempie la bocca con ‘l’altra Italia fuori dall’Italia’”.

Per Morena Piccinini, dunque, “la buona politica e anche la buona amministrazione pubblica dovrebbero oggi considerare, soprattutto alla luce dell’impressionante ripresa del fenomeno migratorio dall’Italia, che i propri compiti sono innanzitutto creare le condizioni perché tanti nostri concittadini non siano costretti a emigrare e, in caso di emigrazioni, tutelare i loro diritti e la loro condizione ovunque si trovino. Cercare invece di ‘fare cassa’, additandoli come uno spreco, è quanto di più ingiusto, sbagliato e culturalmente misero possa essere fatto”.