La scorsa settimana si è tenuto, a Roma, il corso di formazione “Lavoro di qualità vs criminalità organizzata e attività illegali”, promosso e organizzato da Cgil nazionale ed Etui (l'istituto sindacale europeo di ricerca e formazione). La volontà di mettere in evidenza i legami tra criminalità organizzata e mondo del lavoro è emersa già dalla scelta del luogo in cui si sono svolti i lavori. Il Grand hotel Gianicolo - struttura confiscata alla criminalità organizzata nel 2014 - è sottoposto ad amministrazione giudiziaria ed è un chiaro esempio di come il lavoro di qualità possa ribaltare situazioni in cui l'illegalità s’insedia e prolifera.

Il corso si è sviluppato su un programma intenso, coinvolgente e partecipato, in cui la testimonianza diretta dei soggetti coinvolti ha contribuito a far comprendere ai diversi partecipanti un fenomeno che troppo spesso viene ritenuto esclusivamente italiano. Venticinque sindacalisti provenienti da Slovenia, Francia, Romania, Svezia, Germania, Malta e Montenegro, hanno attivamente seguito il corso, rendendo vivaci e costruttive le discussioni successive a ogni intervento, ponendo le basi per un lavoro in rete nel futuro più prossimo.

Ha aperto i lavori Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil; quindi, il professor Nando Dalla Chiesa ha illustrato il fenomeno della criminalità organizzata, le sue caratteristiche, gli scenari internazionali e le diverse attività e forme sotto cui si celano attività illegali, concludendo con sollecitazioni rispetto alle possibili prospettive future di azione comune. Poi, si è passati alle testimonianze dirette dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Emanuele Verrocchi, della Fillea Abruzzo, ha spiegato come il sindacato possa sostituirsi al lavoratore nel denunciare abusi e attività illecite. La sua attuale esperienza riguarda i cantieri post-terremoto 2009 dell'Aquila e come il sindacato delle costruzioni Cgil si sia costituito parte civile nel denunciare l'assegnazione di appalti a imprese fraudolente.

Gurmukh Singh, presidente della comunità indiana di Roma e del Lazio, assieme a Giuseppe Cappucci, segretario Flai Roma e Lazio, hanno raccontato della situazione dei lavoratori indiani nell'agricoltura, delle intimidazioni subìte e delle loro lotte per salari e condizioni di vita migliori, culminate il 18 aprile 2016 nel primo sciopero generale di lavoratori migranti in Italia e, probabilmente, anche in Europa. Giuseppe Salpietro, della cooperativa Olimpo di Palermo, ha riportato la sua esperienza di lavoratore dipendente di un centro commerciale confiscato alla mafia, rivenduto e nuovamente confiscato, in cui i lavoratori, su suggerimento e sostegno della Cgil siciliana, hanno costituito una cooperativa che ha rilevato un ramo dell'impresa e ha ripreso l'attività commerciale, valorizzando la formazione continua del personale, la diffusione dei prodotti locali, di quelli provenienti dalla coltivazione delle terre confiscate alla mafia e la trasparenza dei processi produttivi.

Nella seconda giornata, Claire La Hovary, esperta legale dell'Oil di Ginevra, insieme a Philipp Schwertmann, formatore della fondazione Arbeit und Leben di Berlino e a Luciano Silvestri, responsabile Cgil delle politiche della legalità, hanno fornito il quadro degli strumenti legislativi europei e internazionali per contrastare la criminalità organizzata e il traffico di esseri umani, cui è seguito un lavoro di gruppo molto intenso e costruttivo. L'ultima sessione ha visto protagoniste le storie di vita vissuta, narrate direttamente da Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi e Paolo Borrometi, giornalista e scrittore. Entrambi siciliani, nel corso della loro attività lavorativa hanno indagato e colpito gli interessi della mafia, subendo attentati e minacce che li costringono a vivere sotto scorta. I loro contributi sono stati particolarmente apprezzati dai partecipanti, soprattutto per la diretta semplicità con cui sono stati resi disponibili.

“Non vogliamo essere considerati eroi. Vogliamo soltanto fare il nostro lavoro, correttamente, per questo abbiamo bisogno del sostegno di tutti i lavoratori e cittadini”, queste le parole di Giuseppe Antoci. Paolo Borrometi ha quindi sottolineato la necessità e l'importanza cruciale della “scorta civica”, la cortina difensiva che può e dev’essere attivata dalla cittadinanza, che passa dalla consapevolezza e dalla conoscenza di questi fenomeni e delle loro manifestazioni, per proteggere la libertà dell'individuo e la sua incolumità. L'azione europea e internazionale della Cgil, alla luce dei positivi risultati di questa prima esperienza, andrà avanti con attività di confronto, scambio e formazione con i sindacati dei diversi Paesi sulle tematiche della legalità e del contrasto alla criminalità organizzata attraverso la condivisione dei valori del lavoro di qualità.

Monica Ceremigna, Area politiche europee e internazionali Cgil