Una targa in memoria di Paola Clemente e per tutte le vittime dello sfruttamento, per non dimenticare la storia della bracciante agricola tarantina morta nell'estate del 2015 nelle campagne di Andria mentre lavorava all’acinellatura dell’uva sotto un tendone. Su una parete, affianco al quadro di Giuseppe Di Vittorio, nella sede della Camera del lavoro di Andria, è stata affissa una targa scoperta martedì 11 ottobre alla presenza del marito della 49enne. L’auspicio è che la scomparsa della donna continui ad essere ricordata nel tempo e non sia stata vana. “Io non cerco vendetta, voglio solo che ci sia giustizia e verità sul caso di Paola”, dice Salvatore Arcuri, marito di Paola Clemente. “Mia moglie era una grande lavoratrice, ogni mattina si alzava alle due meno dieci ed io continuo a tenere il suo telefono acceso: ogni giorno alla stessa ora la sveglia continua a suonare. Vorrei che questa iniziativa e questa targa non siano solo dei ricordi ma che davvero possa esserci un cambiamento per tutti i lavoratori agricoli, tanti sono quelli che soffrono e molti sono gli sfruttati”.

“Oggi non solo non vogliamo dimenticare ciò che è accaduto alla signora Paola ma la nostra intenzione è quella di ricordare anche tutte le vittime del lavoro”, spiega il segretario generale della Flai Cgil Puglia e della Cgil Bat, Giuseppe Deleonardis. “L’iniziativa di Andria, inoltre, insieme a quella di Nardò ed a quella organizzata dal sindacato nel foggiano, rientra nella quarta edizione del “Premio Masslo” istituito dalla Flai Cgil per ricordare l’omicidio di un rifugiato e bracciante avvenuto nelle campagne di Villa Literno il 25 agosto 1989. Vogliamo così ricostruire cronologicamente una storia che continua, una storia di sfruttamento e di riduzione in schiavitù. Qui ad Andria è morta la signora Paola, veniva da Taranto e lavorava in condizioni bestiali sotto un tendone a quaranta gradi. Vogliamo oggi ricordare che il nostro impegno non solo continua ma si palesa, oltre che nella rievocazione, anche nel fare cultura e sensibilizzando l’opinione pubblica e lo Stato perché servono maggiori controlli. Stiamo tentando di portare a casa un provvedimento legislativo, ovvero una legge che condanni lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù ma che al tempo stesso valorizzi l'impresa sana”.

Secondo Deleonardis “dal 2015 non è cambiato nulla, le condizioni di lavoro peggiorano ed i caporali imperversano, manca una disciplina del mercato del lavoro e del collocamento. È bene puntualizzare, però, - precisa il segretario generale della Flai Puglia - che le nostre denunce partono da numeri e dati: nel 58% delle ispezioni fatte in Puglia dal Ministero del Lavoro l'anno scorso sono emerse situazioni di illegalità, di cui l'80 % per lavoro nero. Anche se nella provincia Bat la piaga del caporalato non è così diffusa come altrove non dobbiamo abbassare la guardia. La nostra battaglia non è contro le imprese e tutti i datori di lavoro in maniera indiscriminata ma solo contro chi decide di calpestare i diritti sacrosanti dei lavoratori”.