"Il percorso legislativo, che ha portato all’approvazione dell’ipotesi di modifica costituzionale, è stato caratterizzato da una discussione parlamentare a tratti compulsiva, con accelerazioni continue e un eccessivo condizionamento del governo, tratti che mal si conciliano con la sensibilità democratica richiesta da interventi sulla Carta fondamentale". Inizia così il  testo dell'ordine del giorno dal titolo "La Cgil esprime un giudizio critico sulla proposta di modifica costituzionale", approvato martedì 24 maggio dal Comitato direttivo della Confederazione, riunitosi a Roma.

"L'impropria polarizzazione - seguita l'ordine del giorno - che ha dominato il dibattito in Aula (e fuori) ha raggiunto il suo apice con la dichiarata volontà di fare del referendum confermativo un banco di prova per l'operato complessivo del governo. Una polarizzazione, questa, in totale contraddizione con lo spirito che dovrebbe caratterizzare ogni intervento di modifica della Costituzione, che è la base delle regole comuni che una collettività si da e come tale deve essere sottratta alla contingenza di un dibattito politico determinato nel tempo, per appartenere alla dimensione storica che le è propria".

Per il Comitato direttivo della Cgil "il risultato di tale eccessiva e inopportuna polarizzazione della modifica costituzionale ha provocato l'assenza di un dibattito che affrontasse il merito delle proposte in discussione, oscurato da una sterile contrapposizione tra innovatori e conservatori, fiduciosi e disfattisti, che nulla ha a che vedere con l'intento di aggiornare l'architettura istituzionale della Repubblica. Condividendo la necessità di aggiornare con disposizioni mirate la seconda parte della Costituzione per rafforzare le istituzioni pubbliche, fin dalla prima stesura del disegno di legge costituzionale, la Confederazione ha valutato le disposizioni in esso contenute, esprimendo criticità per l'impianto generale e chiedendo, quando necessario, le specifiche modifiche. Purtroppo, dobbiamo constatare che la maggior parte delle considerazioni espresse non hanno trovato adeguato riscontro nel testo finale".

"L'apprezzabile e auspicabile obiettivo - prosegue il testo Cgil - di superare il bicameralismo perfetto (e in questo senso, apprezzando la possibilità che sia la sola Camera dei Deputati a votare la fiducia al Governo), che anche la Cgil richiede da tempo, istituendo una seconda camera rappresentativa delle Regioni e delle Autonomie locali, e di correggere le criticità della riforma del 2001, si è tradotto in un'eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato. Il nuovo Senato, per composizione e funzioni, non potrà svolgere l'auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato, essenziale a conciliare le esigenze autonomistiche con quelle unitarie. Al Senato, infatti, non è attribuita adeguata facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione, a prescindere dalla modalità di elezione (diretta o indiretta), non garantisce l'adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie. In questo quadro, infine, in cui avremo un Senato le cui modalità di composizione sono rimandate a una legge ordinaria da approvare, con una funzione legislativa non corrispondente all'obiettivo di farne una camera rappresentativa delle istituzioni territoriali, e una irragionevole moltiplicazione dei procedimenti legislativi del Parlamento, al Governo è attribuita la facoltà di dettare l'agenda parlamentare, potendo porre in votazione a data certa i provvedimenti ritenuti essenziali senza vincoli quantitativi né di oggettività".