“Il Piano nazionale amianto deve essere pienamente operativo, perché la fibra killer in Italia continua a mietere oltre 3mila vittime all'anno”. Questa in estrema sintesi la richiesta di Cgil, Cisl e Uil illustrata lo scorso 29 aprile, all'indomani della Giornata mondiale delle vittime del lavoro, nel corso di un'iniziativa tenutasi presso la sala della Regina della Camera dei deputati.

Accogliamo positivamente la disponibilità del Governo ad aprire un tavolo tecnico, il 5 maggio, così come ha annunciato quest'oggi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Speriamo non sia un'ulteriore operazione di metodo, ma che venga arricchita di contenuti”. A dichiararlo, il segretario confederale della Cgil Fabrizio Solari, a conclusione della conferenza. Il dirigente sindacale si è detto "onestamente preoccupato, perché, a fronte di una contrazione dei posti di lavoro, aumentano gli infortuni, soprattutto in edilizia. Le cause sono la precarietà, intesa come scarsa professionalità, e l'innalzamento dell'età pensionabile: i lavori non sono tutti uguali”.

Sul tema amianto, l'esponente Cgil torna a ribadire l'importanza del confronto tra istituzioni nazionali e locali, parti sociali e associazioni delle vittime, sottolineando poi tre temi, emersi nel corso del dibattito, che dovrebbero essere considerati e valorizzati nel piano nazionale amianto: “Rivendicare l'uscita anticipata dal lavoro per gli esposti all'amianto; ampliare la logica dei bonus per i privati che decidono di effettuare operazioni di bonifica, cosa che potrebbe avere un effetto anticiclico per il settore delle costruzioni; investire e favorire una filiera industriale adeguata ai processi di bonifica”.

Per Cgil, Cisl e Uil, “gli obiettivi e gli aggiornamenti del piano nazionale amianto devono favorire le attività di coordinamento della sorveglianza sanitaria di esposti ed ex esposti. È necessario – spiegano in un documento i confederali – prevedere adeguati finanziamenti alla ricerca per la cura delle neoplasie asbesto-correlate e il potenziamento dei centri di specializzazione della cura, il varo di registri dei tumori con una sezione specifica per quelli di natura professionale”.

Sul fronte della prevenzione, i sindacati chiedono alle regioni, con la collaborazione di Province e Comuni, “la realizzazione di un censimento e di un piano straordinario di lavoro per la rimozione dei materiali contenenti amianto”, e “un'attività coordinata e omogenea del sistema delle agenzie ambientali”. Infine, le tre sigle sollecitano “lo stanziamento di maggiori risorse per il fondo vittime dell'amianto, affinché ci possa essere un risarcimento dignitoso delle vittime”. Per i dirigenti sindacali, occorre poi “razionalizzare i diversi fondi e le politiche assistenziali”.

Inoltre, secondo Cgil, Cisl e Uil, è necessario agire anche a livello internazionale: “Dalla piena attuazione della risoluzione del Parlamento europeo di lotta all'amianto, alla revisione della direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni per l'adeguamento delle misure di prevenzione e di sorveglianza lungo tutta la vita, passando per la ricerca delle terapie efficaci delle neoplasie asbesto correlate". "Fondamentale – concludono i sindacati nel documento – che venga sancito in tutti i Paesi il divieto di impiegare amianto per qualsiasi utilizzo”.

Al dibattito hanno preso parte, fra gli altri, i segretari confederali Cisl e Uil, Giuseppe Farina e Silvana Roseto, i presidenti delle commissioni Ambiente, Lavoro e Salute della Camera, rispettivamente Ermete Realacci, Cesare Damiano e Mario Marazziti; Mario Scotti della Civ-Inail; Fabiola Leuzzi di Confindustria e il sottosegretario De Vincenti. Hanno partecipato le associazioni vittime dell’amianto; il Comitato fondo vittime dell’amianto; i rappresentanti di Iss e Ispra e le direzioni generali interessate dei ministeri dell’Ambiente e della Salute e i sindaci dei comuni più coinvolti, tra cui Concetta Palazzetti, primo cittadino di Casale Monferrato.