Gli investimenti pubblici a sostegno delle imprese devono puntare all'innovazione e alla rigenerazione del tessuto produttivo locale per rafforzare la competitività delle imprese e qualificare l'occupazione in Trentino, indifferentemente che si parli di industria, artigianato, agricoltura o terziario. Ne sono convinti Cgil Cisl Uil del Trentino per le quali le politiche industriali debbono continuare ad essere supportate da adeguate risorse provinciali. E comunque da soli i contributi alle aziende non bastano, servono prima di tutto investimenti di contesto. “La rigenerazione passa anche dalla qualificazione del nostro capitale umano. Dobbiamo rendere il Trentino sempre più attrattivo e per questa ragione investire nella formazione dei giovani e nell'alternanza scuola/lavoro, anche in ambito universitario, e nell'apprendimento permanente, è fondamentale”, dicono i tre segretari Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti.

Se il caso Marangoni, dunque, riapre il dibattito sull'opportunità che si investano soldi pubblici a sostegno delle aziende in crisi, i sindacati ribadiscono che esistono e vanno attuati interventi non meramente difensivi. “L'obiettivo delle politiche industriali pubbliche declinate in tutte le forme – sostengono – è quello della qualificazione del nostro sistema produttivo, attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, nell'innovazione organizzativa e dei prodotti. Per questo è inimmaginabile un disimpegno della politica a sostegno del tessuto economico e serve una più forte sinergia tra sistema della ricerca pubblico e tessuto economico locale”. La differenza, per le tre confederazioni, sta semmai nella scelta degli strumenti finanziari più adeguati alle singole situazioni e nel grado di selettività del sostegno pubblico, in particolare quelli fiscali.

Negli ultimi anni, anche a causa della crisi, gli impegni della Provincia a sostegno delle imprese si sono intensificati e strumenti, come per esempio i lease back e le procedure negoziali, hanno dimostrato la loro validità, dando ossigeno a imprese in affanno o sostenendo lo sviluppo di aziende sane. Nei casi in cui questo non è avvenuto, e ce ne sono stati, Piazza Dante non ha comunque gettato al vento i proprio investimenti perché, oltre ad aver tutelato il capitale umano, ha potuto utilizzare gli immobili industriali rimasti in possesso di Trentino Sviluppo per attrarre nuove attività produttive.

Il sostegno al tessuto economico si avvale anche della leva fiscale, grazie agli sgravi Irap e al nuovo strumento del credito d'imposta. Accanto alle politiche del lavoro fondate su sostegni al reddito e riqualificazione professionale dei disoccupati, le politiche industriali pubbliche restano quindi centrali per consentire la rigenerazione del nostro tessuto produttivo. “E' più facile gestire una crisi aziendale se si sa che si possono attrarre nuovi investimenti”, insistono i tre segretari, ricordando il caso Whirlpool. “Seppur attraverso un percorso doloroso che ha portato alla perdita di una significativa realtà industriale, in quella vicenda il coordinamento di politiche industriali e politiche del lavoro della Provincia ha permesso di insediare una nuova realtà produttiva e rioccupare buona parte della manodopera”. Dunque alla politica si chiede di indirizzare le risorse in modo selettivo, ma “sarebbe sbagliato - concludono Ianeselli, Pomini e Alotti – liquidare tutte le azioni messe in campo fino ad oggi come inutili o addirittura controproducenti”.