“Tutti a Milano, il 19 dicembre, per lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori di Federdistribuzione, della distribuzione cooperativa e di Confesercenti”: è l'invito che il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha diffuso con una lettera. La Filcams Cgil, la Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno proclamato il nuovo stop dopo lo sciopero del 7 novembre, che aveva visto una grande partecipazione. All'indomani di quella protesta, i sindacati avevano dato alle aziende più di un mese di tempo per riaprire il tavolo del confronto sul rinnovo del contratto. Ma il tavolo non è stato convocato.

“Nel merito – spiega Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams, a Radioarticolo1 non ci sono segnali diversi e cambiamenti sostanziali sulle richieste che fino a oggi le controparti datoriali hanno prospettato. E sono quelle condizioni che hanno reso impraticabile il raggiungimento di un accordo. Questa situazione ovviamente ci ha portato a dover confermare la mobilitazione anche per il 19 dicembre”.

Il punto di rottura ruota attorno al binomio salario-diritti: “La richiesta per raggiungere un'intesa – spiega Gabrielli riguardo a cosa chiedono le imprese – poggia sulla condizione di poter mettere mano ad alcuni degli istituti contrattuali, già oggi presenti nei vari contratti nazionali di lavoro, e a fronte di questo alleggerimento arrivare a determinare eventualmente una risposta anche sotto il profilo del salario. È chiaro che è un binomio che non costituisce un presupposto possibile, per quanto ci riguarda, per la costruzione di un'intesa”.

La trattativa è resa più difficile dalla rottura del fronte datoriale. Spiega ancora Gabrielli: “E' una novità assoluta, almeno nei nostri settori. Alcune associazioni datoriali sono fuoriuscite dalle associazioni originarie per costituirsi in forma autonoma. Questo è avvenuto nel commercio, il contratto di cui stiamo parlando, e purtroppo anche in altri settori. In particolar modo nel settore del turismo. Ogni associazione prova a rivendicare una propria identità e così, ovviamente, rende più complessa la ricerca di una soluzione”. L'obiettivo dei sindacati resta “quello di portare ai lavoratori un risultato omogeneo, per evitare il dumping all'interno del settore. Noi abbiamo rinnovato, a marzo di quest'anno, un contratto importante e ampiamente diffuso nella sua applicazione, che è il contratto di Confcommercio ed è assolutamente naturale far riferimento a quel contratto anche ai tavoli di Federdistribuzione, distribuzione cooperativa e di Confesercenti”.

La novità è che a non rinnovare i contratti ci sono anche le aziende cooperative, un fatto “probabilmente poco immaginabile fino a poco tempo fa – ammette Gabrielli –, nel senso che con la cooperazione abbiamo sempre sviluppato nel corso di questi anni non soltanto una contrattazione nazionale ma anche, devo dire, una forte contrattazione integrativa”.

Con questa protesta i sindacati di categoria e le confederazioni promuovono una sorta di alleanza tra lavoratori e clienti della grande distribuzione. Lo sciopero arriva in prossimità delle feste natalizie. C'è la vertenza sul contratto, e c'è la vertenza sulle aperture nei giorni di festa. Gabrielli sottolinea che fare uno sciopero per il contratto “a ridosso di un periodo non facile come quello delle festività natalizie, almeno per questo settore”, rappresenta “uno sforzo importante per i lavoratori”.

“E' un settore che ha vissuto in questi otto anni problemi profondi, soprattutto dal punto di vista della tenuta delle aziende. Molte aziende hanno disdettato i contratti integrativi o abbiamo recuperato contratti integrativi disdettati con una contrattazione difensiva. I lavoratori affrontano tuttora il ricorso alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali”. Un quadro d'insieme aggravato dagli effetti ancora attuali delle liberalizzazioni di orari e aperture fatte dal governo Monti. “Il settore non ha vissuto per queste liberalizzazioni un miglioramento delle condizioni del lavoro e nemmeno un miglioramento sotto il fronte salariale”. E' un modello, spiega Gabrielli, “che va ripensato”, e quella che combatte il sindacato non è soltanto “una battaglia culturale”. Occorre “rimettere mano alla legge sulle liberalizzazioni” e trovare un'alternativa, un modello che non scarichi solo sui lavoratori il problema dell'efficienza e della concorrenza.

Commercio, turismo, servizi sono settori con una miriade di tipologie contrattuali ed esposti alla precarietà. Il direttivo della Cgil ha approvato la bozza della Carta dei diritti universali del lavoro, il nuovo Statuto dei lavoratori e – secondo Grabrielli – “tutte le ragioni del lavoro possono essere ricondotte al nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori”, nel quale “c'è anche un riferimento importantissimo al ruolo del contratto nazionale, al ruolo della contrattazione”.

“Credo che mettere al centro il lavoro e la dignità del lavoro, considerare il lavoro non soltanto rispetto al lavoro subordinato ma a tante forme che vedono coinvolte migliaia di lavoratrici e di lavoratori, spesso giovani, sia un obiettivo importante che incrocia la categoria e i settori rappresentati dalla Filcams”.