“Ci resta solo questo: manifestare. Stanno sbriciolando i diritti che abbiamo conquistato negli anni e noi vogliamo riprenderci la nostra dignità di lavoratori di un settore importante come quello della grande distribuzione”. A parlare è Francesca Calcagnini, lavoratrice e delegata Filcams alla Carrefour di Pisa. La sua voce riassume bene il sentimento di migliaia di lavoratori del commercio in sciopero per chiedere una cosa semplice: rinnovare il contratto nazionale.

C'è però una ragione in più che la spinge in piazza insieme ai suoi colleghi. La Carrefour ha infatti cancellato il contratto integrativo aziendale (resterà in vigore fino a febbraio). “Siamo in balia di questa azienda come già accaduto passati anni fa – osserva –. A Pisa abbiamo attraversato tre procedure di mobilità, abbiamo visto uscire tanti colleghi, le condizioni sono sempre più pesanti. Chiediamo solo che ci venga restituita la dignità: quest'estate abbiamo lavorato 24 ore su 24, il punto vendita ora è aperto dalle 7.30 del mattino alle 24. Si lavora a ritmi sostenuti di giorno e di notte e nei giorni precedenti allo sciopero abbiamo notato un atteggiamento abbastanza 'aggressivo' dell'azienda che sta cercando di dividere i lavoratori con contratti esterni”.

Senza il contratto integrativo, per dirne una, questi lavoratori non sanno neppure come sarà regolamentata la pausa; non ci sarà più l'integrazione del periodo di malattia; la perdita economica riguarderà anche il premio fisso presente da anni in busta paga, oltre al gettone di presenza della domenica. “Non stiamo certo parlando di stipendi da ricchi – conclude Calcagnini –. Se a questo aggiungiamo il mancato del contratto nazionale, la perdita è veramente eccessiva. Siamo per la maggior parte donne part-time, i nostri pochi soldi diventano sempre di meno, è questa la cosa scandalosa”.

Tra i lavoratori protagonisti dello sciopero ci sono anche quelli dell'Ikea. Loro almeno il contratto integrativo – dopo una lunga battaglia – sono riusciti a conquistarlo. Ma non si fermano. Lo spiega Massimo Garzone, lavoratore del punto vendita di Napoli: “Sono stati giorni duri, alla fine ne siamo usciti bene grazie alle tante giornate di sciopero. La nostra 'guerra' però è su due fronti. Il fronte del contratto integrativo l'abbiamo risolto (l'8 gennaio ci sarà la conclusione ufficiale, ndr). Quello del contratto nazionale no, ed è sintomatico della superbia di Federdistribuzione che mette in gioco diritti goduti da decenni”.

“Giusto per fare qualche esempio – osserva Garzone –, vogliono cancellare la copertura per gli anni di mancato rinnovo, 2014 e 2015. Per il futuro si parla di sospendere l'incidenza della tredicesima e della quattordicesima sul Tfr, il che significa pensioni più povere. La distanza a oggi è incolmabile, siamo molto arrabbiati e anche stufi”. I negozi saranno chiusi, ma come la prendono i clienti? “Siamo stati sul campo per tanti giorni, la solidarietà da parte dei cittadini è massima, ci dicono 'siamo con voi'”.

Incrociano le braccia anche i dipendenti della Distribuzione cooperativa e qui il caso più emblematico è sicuramente quello di Coop Alleanza 3.0, ovvero i negozi Coop di tutta la linea adriatica. Il nuovo gruppo sarà operativo dal 1 gennaio. “Da un lato – spiega Antonio Miccoli della Ficams di Bari – c'è un aspetto positivo perché passeremo da 7mila a 22mila dipendenti (su circa 40mila della distribuzione cooperativa in Italia, ndr). Ma dall’altro siamo davvero molto preoccupati perché si parla di una differenza di diritti e stipendi tra lavoratori del Nord e quelli del Sud”. Se ne parlerà, oltre che in occasione di questo sicopero, a partire dall'inizio dell'anno prossimo. (in collaborazione con RadioArticolo1)