Martedì 10 novembre, a Bologna, presso la sala conferenze del MamBO di via Don Minzoni, 14, si tiene il Convegno “I sindacati nell’Italia in guerra”, organizzato dalla Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, insieme al Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, con il contributo della Cgil Emilia Romagna e della Fondazione Di Vittorio e il Patrocinio di Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna.

Scrive Anna Salfi, presidente della Fondazione ABA: “L’iniziativa intende divulgare presso le giovani generazioni i valori della pace, della democrazia, ma soprattutto il ruolo che gli amministratori e i sindaci in particolare, hanno svolto a favore delle popolazioni durante il primo conflitto mondiale. In particolare sarà ricordata la figura di Francesco Zanardi che, al pari di altri sindaci già neutralisti, una volta esploso il conflitto si dedicò ai bisogni e alle sofferenze delle popolazioni municipali anche inventando quella che poi sarà detta 'La fabbrica del pane', il MamBO di oggi, appunto”.

Nella mattinata, la prima parte del Convegno sarà presieduta da Fiorenza Tarozzi, docente di storia contemporanea e presidente del comitato scientifico della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, e sarà dedicata al tema: “Donne e uomini nei sindacati: ruoli e posizioni durante la Grande Guerra“, con interventi di Adolfo Pepe, direttore della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Elda Guerra, Elena Musiani e Tito Menzani dell’Università di Bologna ed Edmondo Montali, ricercatore della Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Nel pomeriggio spazio invece a una tavola rotonda sul tema: “Sindacato, pacifismo e pratiche municipali tra Grande Guerra e attualità“, introdotta da Patrizia Dogliani, docente di storia contemporanea presso l’Università di Bologna e coordinata dal giornalista Marco Stogiu. Parteciperanno, Oscar Gaspari, del Centro documentazione e studi dei comuni italiani Anci, Mauro Puglia, segretario generale Fp Cgil Emilia Romagna, Bruno Pizzica, segretario generale Spi Cgil Emilia Romagna, Simona Lembi, presidente del consiglio comunale di Bologna e Vincenzo Colla, segretario generale Cgil Emilia Romagna.

Il convegno alza lo sguardo oltre i confini nazionali

La Fondazione Argentina Bonetti Altobelli - afferma Anna Salfi nella sua introduzione al convegno - «propone una giornata di studio durante la quale la ricostruzione dei fatti e della memoria cerca di dare un contributo all’arricchimento della storia moderna. Quest’anno lo sguardo si alza oltre i confini nazionali italiani e, con il contributo di Adolfo Pepe, di Edmondo Montali e Tito Menzani potrà intravedere ciò che succedeva oltre i nostri confini: in Germania, in Inghilterra e anche all’interno del nostro stesso paese, della nostra stessa Cgil in quegli anni. Elda Guerra e Elena Musiani, che già si sono dedicate alla ricerca storica di genere ci porteranno il loro contributo per completare la visione ancora troppo misogina della storia e della ricerca anche sociale. 

Un ringraziamento a Patrizia Dogliani sia per la disponibilità che per il contributo che ci darà in termini di introduzione storica alla tavola rotonda del pomeriggio. Ci narrerà di quelli ormai definiti comunemente come “fronti interni”. Quei luoghi lontano dalle trincee materiali del Carso o del monte Sabotino, ma anche in maniera non certamente meno grave si sono misurati con cambiamenti in peius delle condizioni materiali e sanitarie, con nuove condizioni economiche e sociali, con il lavoro e l’assistenza necessaria nelle retrovie.
Questo per illuminarci in particolare di quali politiche amministrative locali e, in particolare in Emilia Romagna, l’Emilia “rossa” furono individuate e realizzate non senza contraccolpi nelle nostre città». 

I sindaci del pane e l'ingresso delle donne nella vita economica e sociale

«Non fu solo conflitto e scontro di trincea - prosegue Salfi -. La Grande Guerra si dimostrerà un evento che provocherà grandi cambiamenti sia economici  che sociali. Le donne conosceranno ruoli inediti e diversi. Dovranno caricarsi del sostegno economico della famiglia, come non mai assumeranno un rilevante e inedito ruolo pubblico, entreranno per la prima volta in maniera massiccia nei lavori maschili lasciati dagli uomini chiamati a combattere. Sono parole di Francesco Zanardi al Consiglio comunale di Bologna “… se sarà necessario, cercheremo con intelligenza e sacrificio di far sì che dal danno, dal dolore, meno gravi – possano esserne le conseguenze e possa il paese trarre più rapida e sicura ragione della sua ricomposizione nazionale, civile e umana”. Saranno chiamati “I Sindaci del Pane” perché riusciranno a fornire e garantire a tutti pane e generi alimentari di qualità attraverso una vera e propria attività di produzione e di commercio in mano pubblica. Ciò avvenne non senza difficoltà e contrasti. A Bologna, la stampa conservatrice e quella umoristica, rappresenteranno molto criticamente l’impresa di Zanardi che garantì con il suo stesso patrimonio l’istituzione della Fabbrica del pane dove oggi il MAMbo, Museo di Arte Moderna di Bologna, grazie ad una pregevole attività di recupero, accoglie mostre innovative e visitatori provenienti da tutto il mondo».

Salfi ricorda anche che «nell’iconografia dominante della guerra ... poco si dice di tutte quelle donne, molte emiliano-romagnole, che si sono battute strenuamente contro l’entrata in guerra. Si deve solo a studi più recenti e a studiose femministe il contributo più utile a ricomporre il ruolo, le posizioni e le attività delle donne espresse singolarmente o collettivamente contro il conflitto. Nella ricostruzione dei profili delle sindacaliste emiliano-romagnole 1880-1980 su cui da tempo la Fondazione e Argentina Bonetti Altobelli è impegnata emerge una figura in particolare, quella di Maria Goia, fondatrice e prima segretaria generale della Camere del lavoro di Cervia, quindi di Ravenna e di Faenza che fu tra le personalità più di rilievo contro l’intervento. Maria Goia, tra le frequentatrici della Scuola normale di Bologna che sfornò le prime maestre abilitate al titolo e all’insegnamento fu tra quelle che contrastarono le posizioni guerrafondaie non solo verbalmente. Organizzò numerosi comizi e boicottaggi, giungendo anche a organizzare l’ostruzionismo verso la partenza al fronte sdraiandosi con un gruppo di donne sui binari della ferrovia. Amica e compagna socialista di Argentina e di Giacomo Matteotti rimane una delle figure più amate e ricordate nella storia delle donne di Romagna».