Giornata di studio, confronto e proposte alla Festa regionale della Cgil Lombardia a Vimercate per le giovani e i giovani delegati, alla presenza del segretario generale, Susanna Camusso. Quattro gruppi di lavoro hanno elaborato idee, proposte e stimoli su ciò che il sindacato dovrebbe offrire per appassionare le nuove generazioni, anche in termini di servizi, per promuovere i valori della Cgil, la conoscenza dei temi sindacali e delle nuove realtà lavorative, cogliendo la sfida di riunire il mondo del lavoro.

Un altro tema al centro del confronto è stato come riportare il senso di solidarietà e coscienza collettiva nei luoghi di lavoro, trovando gli strumenti adatti per rispondere ai nuovi bisogni emergenti, che possano diventare forza di cambiamento. Ci si è poi chiesti com'è cambiata la comunicazione e come dovrebbe cambiarla il sindacato, con un forte riferimento ai valori fondativi della Cgil.

Altro argomento fondamentale, è stato in che modo i giovani possono integrarsi nella contrattazione sociale e territoriale, e la necessità, per renderlo possibile, d'integrare dipartimenti, servizi, categorie, territori, sedi e realtà differenti tra loro, con particolare attenzione ai bisogni emergenti nella contrattazione.

Susanna Camusso, concludendo l'incontro, ha esortato i giovani e la sua stessa organizzazione a continuare nella rottura degli schemi. "Come dobbiamo reagire agli stimoli?", si è chiesta. "Facendo un passo indietro e ascoltando ciò che chiedono i giovani. Quali domande ci pongono e quali risposte riusciamo ad offrire? Dobbiamo partire dal senso di angoscia, che segna una realtà causata da disoccupazione e incapacità di dare lavoro ai giovani. Non ce lo possiamo permettere, dobbiamo offrire prospettiva e speranza, specialmente a loro".

Altre due parole che caratterizzano questa fase, oltre all'angoscia, sono frammentazione e destrutturazione. La prima, significa divisione fra soggetti - donne, uomini, giovani, immigrati e non, tempi indeterminati e precari, anche con nuove classificazioni illusorie - e contrapposizione tra loro. "Dobbiamo cercare una visione complessiva ricercando un punto comune di identità, perché non si esercita solidarietà se non si ha una visione comune. La destrutturazione comporta non capire dove si è, anche perché ci si sente un individuo singolo non appartenente a una struttura collettiva", ha aggiunto la leader Cgil.

"Per il nostro sindacato è necessaria la riunificazione. La Cgil vuole e deve esserci. Il sindacato non è diverso dai soggetti che lo compongono, e noi, insieme, vogliamo essere artefici della rappresentanza e del cambiamento. Il proselitismo, dunque, non è solo misura della nostra forza organizzativa, ma costruzione della partecipazione con un ruolo attivo dei soggetti. Nel nostro comportamento dobbiamo includere. Forse nel tempo si è persa l'idea di far partecipare i soggetti alla costruzione delle nostre proposte, e questo ha reso la nostra contrattazione debole, finalizzata più a mantenere, che non a guardare ciò che è successo intorno a noi. Abbiamo davvero difeso o rappresentato tutti?" Questa, la domanda che si è posta Susanna Camusso.

"Quando dividi e vieni trascinato verso il basso nessuno si salva, lo vediamo a partire dalla questione del caporalato, che va affrontata non riproducendo un "noi" e un "loro". Se non ci fossero i migranti, i nostri lavoratori nelle campagne starebbero meglio? Assolutamente no, le condizioni sono peggiorate per tutti. È una realtà che conosciamo dai tempi di Giuseppe Di Vittorio. Il lavoro è il punto di riunificazione dei diritti universali, a prescindere dal contesto e a partire dalla contrattazione", ha proseguito il segretario generale Cgil.

"In tale quadro, l'idea del sindacato, che è peggiorata, non può rispondere alla logica della corporativizzazione, ma deve mettere a disposizione del più debole la forza di chi ne ha di più. Ridare cittadinanza al lavoro, dunque, e il Nuovo statuto dei lavoratori è un primo passo in questa direzione. Riconosciamo i muri che abbiamo costruito noi stessi, a partire dalla necessità di estendere la rappresentanza, un'esigenza della quale siamo coscienti e consapevoli – ha detto ancora Camusso –: la disoccupazione è un dramma per chiunque, ma lo è doppiamente se va a destrutturare il lavoro nelle sue fondamenta e nella sua qualità. E la temporaneità del lavoro non è qualità".

"Nel nostro Paese pesa il gap che riguarda investimenti, ricerca e sviluppo e che spinge a competere verso il basso. Grado d'istruzione e insediamento produttivo sono elementi correlati. Di Vittorio cedette il suo cappotto per un dizionario, e c'è da chiedersi se siamo ancora a quel punto. Siamo ancora ai poteri gestionali o a una scuola intesa come comunità inclusiva di soggetti?" si è chiesta infine la dirigente sindacale.

"Quale messaggio ci arriva dai giovani Cgil oggi – ha concluso Camusso, tirando le fila di un dibattito ricco e carico anche di speranze per il futuro del sindacato –. Non solo l'esigenza di un ricambio generazionale, dal momento che le risposte non stanno in capo solo a una fascia di età, e neppure solo a un cambiamento dei modelli organizzativi. La sfida sta nel fare contrattazione a partire dai giovani, riducendo marginalità e frammentazione. Ascoltiamoci reciprocamente, rivendichiamo tutti il cambiamento anche attraverso il conflitto. Reagiremo come stiamo facendo sul tema dell'immigrazione. Basta difenderci gli uni dagli altri, abbassiamo i muri e costruiamo una forza comune a partire dai giovani".