Susanna Camusso, in occasione dei 70 anni dell'Inca, ha ricordato la sentenza della Consulta in tema di pensioni. "Nella riforma Monti-Fornero ci sono delle ingiustizie e sia noi che il patronato lo abbiamo detto già nel 2012, subito dopo l'approvazione di quella legge. Così come abbiamo denunciato immediatamente il dramma davvero iniquo degli esodati. È proprio l'idea di quella legge, che determina l'ingiustizia, rendendo tutti uguali ai fini pensionistici persone che sono diversissime fra loro. Insomma, in quella norma non c'è relazione tra il lavoro che si fa e la previdenza che si ottiene, e se non s'interviene su questo principio, il livello di ingiustizia tenderà a motiplicarsi. I lavori disagiati e mal retribuiti sono attualmente ancora più penalizzati se si va in pensione prima. Per noi, il tema della flessibilità è definire un meccanismo che permetta di scegliere dentro un percorso di riconoscimento della differenza dei lavori. Ad ogni modo, il fatto che si torni a parlare di previdenza, è già un fatto positivo".

"Quando parliamo di previdenza – ha continuato la leader Cgil –, parliamo anche di un sistema che ha in sè un modello di ricostruzione della solidarietà. C'è un mondo che non ce la fa più, penso agli edili, che chiede di andare in pensione prima dei 67 anni, ma poi c'è il mondo dei giovani precari e discontinui, che neanche sanno cosa rappresenti per loro la previdenza. Perciò dobbiamo ricostruire un elemento di solidarietà interno al sistema previdenziale. Con la Monti-Fornero il sistema pensionistico è diventato di tipo individuale, e si è perso il fondamento mutualistico che storicamente ha il modello previdenziale. Si può decidere un tetto agli aumenti di pensione, ma è giusto il tetto a 3.200 euro? E quelle risorse a chi vanno? In realtà, quelle risorse il governo le ha gettate nel calderone generale e al mondo dei privilegiati non ha chiesto niente. Il mondo dei pensionati non si può discriminare in questo modo, perchè anche sopra i 3.200 euro ci sono lavoratori che hanno avuto una normale carriera lavorativa e hanno versato i relativi contributi. Ma se metti un'asticella, perchè a quelli che stanno sotto i 3.200 euro restituisci solo una parte degli aumenti dovuti"?

"È una modalità che meriterebbe di essere discussa – ha aggiunto Camusso –, compreso il fatto di poter discutere per intero il modello previdenziale. Rideterminare il sistema, va bene, ma vorremmo capire come viene fatto: noi pensiamo che vada difeso il potere d'acquisto delle pensioni, ma va fatto sulla base dei bisogni delle persone, e non sulla base di quanto sgancia ogni volta la Ragioneria dello Stato. Così non si costruisce un sistema di certezza delle persone. Bisogna dirlo al presidente dell'Inps: va bene mettere tutto in trasparenza con le buste arancioni, non va bene per nessuno ricalcolare il sistema, perchè i principi sono delle cose importanti. Non va messo in discussione il ricalcolo solo per alcuni in alto. È iniquo, anche perchè un effetto ricalcolo avrebbe effetti peggiori in basso, piutttosto che in alto. Inoltre, avverto una contrapposizione tra pubblici e privati, una sorta di guerra tra poveri, perchè in quel caso il problema più grosso ce l'hanno artigiani e commercianti. Dunque, è meglio dire con nettezza che non c'è ricalcolo. Se si deve ricostruire un meccanismo di ricalcolo di solidarietà interno al sistema, va fatto per tutti".